4 agosto 2007

Pannella e il PD

Non cambieremo.
Il comitato dei tecnici del nascente Partito Democratico ha deciso di lasciar fuori dalla corsa per la segreteria Pannella e Di Pietro.
Anche altri, per motivi formali. Ma i primi due sono stati lasciati fuori per motivi sostanziali: non avevano sciolto il loro partito e non avevano partecipato alla fase di elaborazione del nuovo partito.
Confesso che in prima istanza avevo scritto in un forum: "In effetti la pretesa di mantenere aperto il "proprio partito" e correre per diventare segretrario di un altro partito, insomma, non c'è molta logica. Mi spiace, perchè Tonino è uno di quelli buoni, secondo me."
A parte l'italiano orrendo, ora, a mente fredda, mi pare che escluderli sia stato un grande errore politico.
Un partito che nasce nuovo, democratico e aperto a tutte le correnti, non dovrebbe escludere le partecipazioni alle elezioni primarie. Ci penserebbero poi gli elettori ad escludere gli indesiderati, democraticamente. Ammettiamo che Berlusconi, in un (improbabile?) delirio di onnipotenza, decida di candidarsi alle elezioni primarie del PD. Quanti voti prenderebbe dal popolo della sinistra?
Perchè Pannella deve essere escluso a prescindere, con una decisione verticistica? Dov'è la democrazia? Sappiamo tutti che se si fosse presentato alle primarie, avrebbe preso pochissimi voti. Ci avrebbe pensato il popolo della sinistra a ridimensionare le sue aspirazioni. Però avrebbe avuto diritto di parola. Questo era il suo scopo e questo forse non piace a qualcuno.
Adesso Pannella può fregiarsi della veste di martire dei verticismi neodemocratici. Ha raggiunto uno dei suoi scopi, quello di dimostrare che il nuovo partito nasce, ancora una volta, su base verticistica.
Ricordo che qualcuno si adombrava quando i giornalisti e gli avversari politici usavano l'espressione fusione fredda di due partiti. Si voleva dire che il nuovo partito sarebbe stato un organismo diverso, nato dal basso, e non la banale fusione dei gruppi dirigenti dei due partiti originari. La questione Pannella Di Pietro, però, sta li a dimostrare che se qualcuno non appartiene al vertice di uno dei due partiti, non può neanche candidarsi.
Si dice "perchè non ha sciolto il suo partito?, perchè non ha partecipato alle fasi costituenti?".
A me verrebbe di rispondere "E chi l'ha detto che uno deve sciogliere il suo partito prima di candidarsi? Capisco benissimo che sarebbe un segnale di coerenza. Ma sarebbe stato molto meglio lasciar valutare agli elettori delle primarie questa mancanza coerenza, no?
E poi il fatto che non abbia partecipato alle elaborazioni iniziali, che senso ha? Sarebbe come dire che d'ora in poi potranno avvicinarsi agli organismi del PD solo coloro che hanno partecipato alle fasi iniziali? Niente aria fresca? Niente persone nuove? E fino a quando, per sempre?
Insomma, secondo me questa decisione fa acqua da qualsiasi lato la si voglia guardare.
Io mi sforzo ad avere la massima fiducia in questo nascente partito. Ma questo non vuol dire non vederne gli errori.
D'altra parte è a mia memoria la prima volta che succede che un partito non nasca dal basso, per spontanea aggregazione di persone con la stessa visione. Ma, diciamocelo, per iniziativa dei rispettivi gruppi dirigenti. Nel tentativo di risolvere a sinistra una crisi di credibilità che ormai sta divorando la politica da entrambe le parti.
Staremo a vedere.

Nel frattempo è arrivata l'ora di andare in vacanza. E le occasioni per un commento sono davvero poche. Non credo che nelle prossime 2 settimane avremo molte occasioni per scrivere qualcosa di sensato. Io resterò in ogni caso a portata di telefono e di email, per chi vorrà comunicare.

Buone vacanze a tutti


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