1 maggio 2009

Indignazione

Qualche giorno fa ascoltavo, guidando, il giornalista Giuseppe Cruciani su Radio24. Nel suo programma serale Cruciani risponde alle domande dei lettori che riguardano in genere i fatti del giorno.
Quel giorno il nostro premier, parlando a l'Aquila, aveva raccontato per l'ennesima volta la storiella di suo padre che stilava l'elenco delle persone che amano fare del male al prossimo. Nell'elenco erano inseriti i delinquenti, i pm e i dentisti. Ma, diceva il premier, questi ultimi ormai hanno a loro disposizione l'anestesia.
Un ascoltatore, evidentemente infastidito da questa ennesima boutade del premier, era pronto a manifestare la sua indignazione contando sull'approvazione del giornalista al microfono.
Ma Cruciani reagì con il fastidio che spesso riserva a quegli ascoltatori che secondo lui si occupanno di banalità. Disse con tono seccato: "Ma lei vuole che io mi indigni? No, mi dispiace, non mi indigno. Ormai Berlusconi lo conosciamo, è fatto così. Sappiamo che non vede di buon occhio la magistratura."
Già, perchè indignarsi se Berlusconi mette i pm sullo stesso piano dei delinquenti? Perchè indignarsi se li mette frettolosamente nel gruppo di coloro che "amano fare del male al prossimo"? In fondo i pm, facendo parte della magistratura, non rappresentano altro che uno dei tre poteri su cui si basa la nostra democrazia. Ce ne dovremmo occupare?
Perchè indignarsi quando dice che "Per fare quel lavoro devi essere mentalmente disturbato, devi avere delle turbe psichiche"? Che male c'è se un capo di governo non crede nella divisione dei poteri e ritiene che uno dei tre poteri sia gestito da psicolabili? Al massimo cercherà di limitare la libertà d'azione di questo potere. Che ci fa?
E infatti, perchè indignarsi quando il suo governo vara una norma che toglie ai magistrati inquirenti il controllo della polizia giudiziaria e quindi la possibilità di indagare? In questo modo il magistrato potrà indagare solo sulle notizie di reato che arrivano dalla polizia, e quindi sotto il controllo dell'esecutivo. A questo punto la magistratura (nella sua parte inquirente) non sarà più indipendente, ma sottoposta al controllo del governo, che potà determinare in quali direzioni indagare, quali indagini bloccare e quali lasciar proseguire.
Perchè indignarsi quando dichiara che il parlamento non serve a niente, e che occorrerebbe far votare solo i capigruppo? In questo modo, dopo aver azzoppato il potere giudiziario, potrebbe liberarsi anche del potere legislativo, asservendolo al potere esecutivo da lui presieduto. Che, se non può essere definita una dittatura tout court, può certo costituirne l'anticamera.
E ancora, perchè indignarsi se il premier, in quanto imperatore del suo partito, decide di candidare al parlamento europeo delle belle ragazze, famose solo per aver battuto qualche tavola di studio televisivo? Dice "ma sono laureate e poliglotte". Sarà, posto che sia. Ma i candidati non dovrebbero essere scelti in base alla loro esperienza politica? Non dovrebbero arrivare dalla gavetta, dall'aver già dimostrato di saper gestire, almeno a livello comunale, le mille problematiche dell'attività politica?
D'altra parte non ci siamo neanche indignati granchè quando abbiamo saputo che Berlusconi aveva uno stalliere poi rivelatosi un campo mafioso, condannato con due ergastoli.
Meno che meno ci siamo indignati quando Berlusconi ha definito "un eroe" lo stalliere mafioso in questione. Pensavamo, sbagliando, che il termine "eroe" fosse da riservare a qualche magistrato magari ucciso per bloccare il suo lavoro di indagine, e per dare l'esempio agli altri inquirenti. Ma già, sappiamo che l'uomo è fatto così, che non ama la magistratura. In fondo che male c'è?
Non ci siamo neanche indignati quando il duo braccio destro, il colto dell'Utri, è stato condannato per mafia. Probabilmente un eroe anche lui.
In altri tempi avremmo potuto indignarci. Tempi in cui come adesso la mafia esisteva e prosperava, d'accordo con la classe politica. Ma almeno nessuno si sarebbe azzardato a parlare di eroismo. Tempi in cui erano chiari, almeno teoricamente, i ruoli di ciascuno.Chi era dalla parte dello stato
Ma adesso abbiamo imparato ad accettare tutto, la nostra pelle si è fatta dura. Guardiamo alle intemperanze di Berlusconi quasi con benevolenza.
Riserviamo a questo personaggio (stavo per scrivere "questo signore", ma le dita si sono bloccate sulla tastiera, rifiutandosi di proseguire) quella divertita tolleranza che si riserva ai geni, quando manifestano l'inevitabile sregolatezza.
Ai grandi pittori, ai grandi calciatori, ai sublimi cantanti, siamo pronti a perdonare qualche intemperanza. In fondo non possiamo pretendere un comportamento normale da una persona eccezionale.
E allora forse siamo pronti ad accettare Berlusconi così com'è, con le sue battute pesanti, con il suo comportamento caciarone nelle riunioni internazionali, con i suoi atteggiamenti maschilisti nei confronti delle signore dei governi stranieri. Lo accettiamo così com'è in cambio del suo genio, applicato alla nostra politica. E' così?
Ma allora c'è da chiedersi in cosa consista questo genio, quale il nostro vantaggio di cittadini. Cosa mettiamo sull'altro piatto della bilancia, per compensare lo svilimento delle istituzioni e la vergogna di essere governati da un personaggio da operetta, pericolosamente contiguo alla criminalità organizzata?
Ci dicono, con faccia annoiata, che siamo molesti, noiosi, e che dovremmo smetterla con questo antiberlusconismo preconcetto.
Me ne accorgo, e non solo quando parlo con persone di destra. Me ne accorgo anche quando parlo con alcuni amici di sinistra. Quando il discorso si sposta su Berlusconi, vedo subito un'aria annoiata, e qualcuno dice in modo esplicito: "Ma siete ancora li? Ancora a parlare di Berlusconi? Non lo volete capire che il popolo lo ama, così com'è? Se siete davvero democratici, come affermate di essere, dovreste rispettare il volere della maggioranza. E la maggioranza ha chiaramente espresso il proprio apprezzamento per Berlusconi ed il desiderio che si smetta di parlare di processi e di tutte queste menate".
Anche da sinistra, spesso sento dire: "Non sarà l'antiberlusconismo a farci vincere, a farci recuperare posizioni. Al contrario, dobbiamo smettere di parlare di Berlusconi. La gente è stufa di sentire parlare contro di lui, vuole proposte e non polemiche".
Queste due argomentazioni, molto ma molto diffuse, descrivono molto chiaramente il clima che si è diffuso nel nostro paese.
Per essere più precisi, queste argomentazioni raccontano il successo, la vittoria di Berlusconi. E' riuscito a banalizzare i comportamenti criminali, tanto che la gente ormai li considera poco più che marachelle da guardare con indulgenza. La mafia? Che sarà mai! Il falso in bilancio? E chi non lo fa, all'occorrenza! Le veline? Beh, a chi non piacciono le belle ragazze?
Berlusconi ha commesso un crimine che sfugge all'attenzione dei più. Ha spostato, impercettibilmente, poco per volta, la percezione del limite fra ciò che è eticamente accettabile e ciò che non lo è. Ha spostato verso il basso la soglia del comune pudore politico e sociale. Non ha solo sdoganato i fascisti. Ha sdoganato, reso quasi accettabile, tutta una serie di comportamenti socialmente censurabili? Le tasse? Beh, quando sono troppe, uno si deve pur difendere! E così via, banalizzando tutto, rendendo tutto accettabile. Berlusconi non farà mai il colpo di stato. Non prenderà mai il potere in modo brusco, violento. L'ha già fatto. Applicando il metodo del paguro, sta occupando la conchiglia vuota della democrazia. Ma, a differenza del paguro, lui non cerca una conchiglia vuota. Ci ha pensato lui, a svuotarla poco per volta.
E infatti noi abbiamo smesso di indignarci, qualunque cosa succeda.

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