30 settembre 2008

Mauro Biani


Devo ringraziare gli amici del gruppo Skynet per avermi fatto conoscere Mauro Biani, un fantastico disegnatore dell'inserto satirico emme de l'Unità.
La satira di Biani mi pare lucida, disincantata.
Penso valga la pena di tenerlo d'occhio.

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23 settembre 2008

La nostra sicurezza

Questa senso diffuso di insicurezza mi sta davvero esasperando.
Viaggio spesso in aereo, prevalentemente in direzione Birmigham o Cagliari, e mi rendo conto che i controlli di sicurezza diventano ogni giorno più stretti, più intrusivi. Leggo sui media che vengono usati metodi di visione sempre più sofisticati, che possono vedere sotto i vestiti, oltre che dentro il nostro corpo.
Potrei anche dire che non mi interessa più di tanto, purchè non mi rompano troppo le scatole, purchè non mi tengano in coda per decine di minuti, non mi chiedano di svuotare le tasche, togliere la cintura, togliere le scarpe, estrarre il computer dalla borsa. Ogni volta è un delirio, ricordarsi di togliere orologio, occhiali, chiavi, monete, cellulare.
Dice: "Ma lo fanno per te, per garantire la tua sicurezza".
COSA?????
Non gliene frega un cavolo della mia sicurezza!
Se davvero avessero a cuore la mia sicurezza, non permetterebbero che venissero progettati, prodotti, venduti, immatricolati e messi in circolazione bolidi da 200kmh ed oltre, pesanti almeno una tonnellata (alcuni pesano tre tonnellate!), messi in mano ad imbecilli che li usano non per andare da qui a li, ma per affermare la propria personalità repressa.
Tanto per dare qualche cifra... (tratta dal sito Educazione Stradale)

MORTI E FERITI PER INCIDENTI STRADALI (1990-1995)

ANNO MORTI FERITI
Italia (*)
U . E.
Italia
U . E.
1990
7.078
53.030
221.024
1.742.861
1991
8.054
55.578
240.624
1.756.254
1992
7.991
52.423
240.931
1.733.488
1993
7.125
48.994
215.818
1.657.391
1994
7.036
47.014
238.932
1.682.836
1995
6.968
44.117
259.571
1.640.000

Sappiamo tutti, senza bisogno di approfondire, che la maggior causa di incidente stradale è la velocità. In Italia muoiono oltre 7000 persone l'anno, per non parlare di quelle che restano invalide. Nella sola UE ne muoiono oltre 50'000.
Bene, se davvero a qualcuno interessasse proteggere la nostra sicurezza, basterebbe fare una legge piccola piccola, che limiti il peso e la velocità delle nostre automobili. Basterebbe che si ricominciasse a circolare con macchinine lente e leggere come le vecchie Citroen Due Cavalli di una volta! Motore piccolo, 600cc, peso intorno ai 600kg! Velocità certo inferiore ai 120kmh.
Al diavolo i mostri rombanti da un milione di cavalli e da mille tonnellate di peso!
Risolveremmo molti, molti problemi! Intanto il numero di morti diminuirebbe rapidamente, grazie alla velocità limitata e alle minori masse in gioco. Quando si scontrano due veicoli da due tonnellate a 160kmh l'energia in gioco è spaventosa, non ci sono barre laterali, cinture ed airbag che ci possono proteggere! Certo, se guidiamo un Hummer da tre tonnellate e andiamo a sbattere contro una Panda abbiamo qualche probabilità di portare a casa la pelle. Ma deve allora passare il concetto che siamo in una jungla? Che chi può permettersi l'auto più grossa e pesante (perchè non un panzer, allora?) può permettersi di circolare indistrurbato, a 160 all'ora, a spese di chi guida macchine più ragionevoli? Ma se la questione è posta in questi termini, che la smettano di massacrarci l'anima con la sicurezza. Si dica chiaramente che la sicurezza non interessa a nessuno. Interessa molto di più vendere macchine sempre più pesanti, sempre più veloci. Interessa sempre di più un mercato pubblicitario che permetta di spingerci all'acquisto (in mille comode rate da 100eu al mese!) dell'ultima auto grintosa, performante, emozionante, che ci permette di dominare la strada e via delirando.
E allora che la smettano con lo psicodramma della sicurezza e del terrorismo.
Se devo rischiare la vita ogni volta che esco dal garage, cosa volete che mi freghi dell'ipotesi che un disgraziato si metta una bomba da qualche parte e faccia saltare il mio aereo?
Che poi, se davvero questi terroristi volessero fare guai, pensate davvero che saremmo ancora qui a parlarne?
Pensate un po' a cosa ci vuole a caricare su un qualsiasi traghetto un'auto imbottita di tritolo. Il mare del nord è pieno di traghetti che vanno avanti e indietro, che ci vuole?
Che ci vuole a salire a bordo di una nave da crociera con una valigia piena di C4?
Che ci vuole a mettere un ordigno sotto una autocisterna piena di benzina, e farla saltare in un tunnel o in città?
Che ci vuole a far saltare un treno, un'autobus, una metropolitana?
Se davvero volessero, questi fantomatici terroristi, come potremmo fermarli? Chi li ha fermati a Madrid? Chi li ha fermati a Londra?
Non so, ma a me questa cosa del terrorismo e della protezione della nostra sicurezza mi pare proprio una fesseria. Ma non una fesseria innocente.
Nessuno mi toglie dalla mente che i veri terroristi siano altri. I veri terroristi, a mio parere, sono quelli che ci spaventano ogni giorno. Quelli che approfittando della follia di pochi, ci terrorizzano ogni giorno con minacce sopravvalutate ad arte. Per limitare ogni giorno di più i nostri spazi di libertà. Per proteggere "la nostra sicurezza".
Non e' vero.

22 settembre 2008

La localizzazione invasiva ed il libero arbitrio

Sabato guidavo la mia nuova Panda NP (Natural Power) a metano (che figata
ragazzi!) ed ascoltavo alla radio la trasmissione 2024 su radio24.
E, subito, ho sentito un brivido in fondo alla schiena.
http://www.radio24.ilsole24ore.com/radio24_audio/settimanali/2024.mp3
Parlavano di un sistema di localizzazione misto GPS e GSM, un affarino
piccolo piccolo, da mettere in tasca o fissare alla cintura. E lui, zitto
zitto, si localizza tramite GPS, come un qualsiasi navigatore. E trasmette
la sua posizione via rete GSM.
E beh? Perchè una cosa tutto sommato banale dovrebbe dare i brividi?
Beh, le applicazioni su cui insisteva il commerciale della UBI EST
intervistato erano le seguenti:
Dare il localizzatore al bambino o al ragazzo che va a scuola, e potere
quindi sapere dov'è in qualsiasi momento. Attivare un allarme se la sua
posizione esce dal perimetro scolastico al di fuori dall'orario previsto.
Attivare un allarme se, andando a scuola o tornando a casa, il bimbo o il
ragazzo abbandona la strada prevista. Dare il localizzatore al ragazzo in
auto, e verificare dove va, e a che velocità si muove. Attivare un allarme
se il ragazzo si allontana troppo da casa o se supera la velocità impostata
come limite.
Tutto normale? Va bene così?
A me vengono i brividi. Una volta la scelta fra il bene ed il male era una
vera scelta. Se vogliamo, il libero arbitrio era veramente libero.
Decidevo io, ogni giorno, se bigiare o meno. Decidevo io se passare a
salutare o no un'amica, deviando dalla strada casa-scuola e ritorno.
Decidevo io se andare a 90 o a 120 all'ora. Esercitavo le mie capacità di
decisione, di scelta fra il bene e il male.
Ma come può sviluppare questa capacità di scelta un bambino, un ragazzo che
viene controllato passo passo, da quando nasce a quando diventa adulto. Ed
anche oltre.
Una volta rispettare un semaforo, un limite di velocità, un divieto di
accesso, era una mia scelta. Decidevo se rispettare la legge o accettare il
rischio di una sanzione. Ed il rischio di un comportamento pericoloso.
Se mi andava bene non c'era il vigile a farmi la multa.
Adesso se brucio un semaforo, se entro in una zona vietata, la multa è
garantita dal freddo occhio della telecamera che non perde un colpo.
Si dirà che la nostra sicurezza val bene questa perdita di autonomia
decisionale. E che la sicurezza dei nostri bambini val bene la perdita del
libero arbitrio.
Ma, sotto un controllo continuo, come faranno a sviluppare la capacità di
scegliere fra bene e male?
http://www.ubiest.com/lang_id_1/page_id_/ctg_cat_id_170-198/prodotto.htm

Salvo

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4 settembre 2008

Quale identità?

Sto attraversando, ma da parecchio tempo, una certa crisi, forte o leggera non saprei. Ritengo mio dovere civico dedicare parte del mio tempo alla collettività. Ritengo che dovrebbero farlo tutti, in una forma o nell'altra, ognuno secondo le proprie inclinazioni. Associazionismo, politica, volontariato.
Nel nostro caso noi ci proponiamo ai nostri concittadini chiedendo loro la fiducia. Ma in base a quali elementi dovrebbero concedercela?Cosa abbiamo fatto, io, gli altri, per meritare la loro fiducia?
Qualcuno nel nostro gruppo è conosciuto per una valida, incisiva attività nelle associazioni e nel volontariato. Penso a Marina, a Marta. Penso a LuisaF, molto attenta ai temi dell'educazione che ha seguito da assessore nella passata amministrazione.
Altri, come Giorgio, Ignazio, hanno già ricoperto ruoli di responsabilità, da sindaco, da vice.
Altri, come Dario e LuisaG sono da sempre in vista come esponenti politici delle rispettive formazioni di provenienza.
Nel mio caso, invece, e le stesse considerazioni possono essere valide per altri, niente parla di me, se non qualche parola scritta sui vari siti internet.
Non ci sono fatti. E, soprattutto, non ci sono proposte. Dietro di me, a dare spessore e credibilità (o no) alle mie parole, solo il mio schema politico di riferimento. Solo il PD, oggi. Ieri i DS. Per altro non sono mai stato iscritto ai DS, e onestamente mi chiedo cosa significa oggi iscriversi al PD. Dietro di me solo la credibilità (o no) di una formazione politica che fatica ad esprimere una vera proposta. Cosa proponiamo agli elettori, se non una esile continuità rispetto alle esperienze politiche di provenienza? Alla fine, qual è lo schema teorico, politico di riferimento? Prima ancora di dire cosa pensiamo rispetto a temi specifici, l'alitalia, la magistratura, l'eutanasia, il lavoro, la disoccupazione, la spazzatura, dovremmo dire qual è l'idea fondante. Perchè altrimenti diventano solo problemi tecnici.
Cosa proponiamo agli elettori, oltre ad una "casa" per ospitare il loro smarrito senso di appartenenza? I nostri elettori, alcuni, si sentono "di sinistra". E cercano un approdo per il loro essere di sinistra. Altri si sentono cattolici, ed anche loro cercano casa. Cosa offriamo loro? Perchè dovrebbero votarci? Forse sono io che non leggo abbastanza, non mi informo. E' pur vero che non vado alle feste di partito, non ascolto i discorsi, non leggo gli editoriali. Ma cerco di informarmi attraverso altri canali, internet, la radio (radicale). Cerco di ascoltare tutte le voci, di destra e di sinistra. E mi accorgo che tutti fanno riferimento al passato. O alle situazioni contingenti, ai problemi attuali. Problemi che richiedono soluzioni tecniche, richiedono gente che sappia cosa fare e come farlo. Mancano le riflessioni sui massimi sistemi, che sono poi il motivo per cui un elettore dovrebbe preferire noi alla lega o a FI. Ossia i principi, l'ideologia di riferimento. Per anni si è lottato contro questa parola, ideologia, quasi fosse una bestemmia. Ma senza una ideologia, senza una serie di principi a cui riferirsi, cosa distingue una formazione politica dall'altra? E se i principi sono banalmente la solidarietà, la giustizia, tutti ormai se ne riempiono la bocca. La destra di oggi dice addirittura di ispirarsi alle parole d'ordine della sinistra. Brunetta si professa di sinistra, lo stesso fa Sacconi.
Tutti pretendono di ispirarsi a criteri di solidarietà, di giustizia, di efficienza.
Ci vuole un quadro ideale (ideologico?) di riferimento, che consenta di differenziare in maniera riconoscibile le politiche, che consenta di poter dire agli elettori "questa è la politica DI SINISTRA che vorremmo fare, questa è la politica DI DESTRA che NON vorremmo fare".
Purtroppo mi pare che questa differenziazione netta si stia perdendo. E che sia difficile, a giudicare dalle azioni di governo, capire se chi le esercità si ispira all'una o all'altra concezione della politica.
In realtà abbiamo finito per schierarci più che altro in base alle simpatie o alle antipatie.
Soprattutto in base ad un elemento principale, in base alla persona dell'attuale presidente del Consiglio. Ci dividiamo in berlusconiani ed antiberlusconiani. Neanche in prodiani e antiprodiani o veltroniani e antiveltroniani. L'unico punto di riferimento, in positivo o in negativo, sembra essere il cavaliere.
Da noi quelli che non lo stimano. Dall'altra parte quelli che invece lo adorano.
Ma davvero è questa la politica?
Davvero possiamo chiedere alla gente di interessarsi a questo? Al gioco della torre, a chi deve restare e chi dobbiamo invece buttare giù?
Mi pare, ancora una volta, che il problema sia l'identità politica.
Chi siamo?

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