2 luglio 2008

Maroni e gli Zingari.

L'altra sera ho seguito con attenzione Maroni alla televisione, non ricordo su quale canale.
Dall'altra parte, in collegamento esterno, il sindaco di Venezia Cacciari.
Maroni è uno che mi piace, uno posato, tranquillo, ragionevole. Ed infatti, a sentirlo parlare, mi veniva quasi da piangere dalla commozione. Diceva Maroni: "non è certo nostra intenzione discriminare gli zingari, e meno che mai i loro bambini. Noi vogliamo solo proteggerli. E per proteggerli dobbiamo identificarli, dobbiamo conoscerli. Non possiamo permettere che vengano sfruttati, mandati ad elemosinare e rubare da genitori indegni. Non possiamo permettere che non vadano a scuola, che non possano vivere il loro stato di bambini. Questa vergogna deve finire!"
Davani alla televisione, e con le lacrime agli occhi, assentivo con foga. E lo stesso faceva Cacciari, dalla sua Venezia.
Quando è stato il suo turno, Cacciari ha preso la parola, ed ha raccontato dei suoi sforzi per integrare i nomadi italiani e non, creando per loro delle strutture e lanciando dei piani di integrazione, che sono stati regolarmente ignorati e non finanziati dai governi centrali, compreso il passato governo Prodi. Cacciari, d'accordo con Maroni, ha detto che i bimbi dei nomadi vanno protetti, e per questo occorre offrir loro le strutture e fare dei piani di integrazione. E si è detto convinto che Maroni si farà interprete di questa necessità, facendo in modo che i fondi per i progetti di integrazione vengano finalmente trovati.
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L'imbarazzo di Maroni, prima e dopo la pubblicità, è stato palpabile, solido, roccioso. Prima di tutto ha cambiato discorso, parlando di sicurezza, di sfruttamento minorile, della necessità di sottoporre i nomadi alle stesse regole di legalità che sono valide per il resto della popolazione.
Poi è tornato a Cacciari, dicendo che però ogni comunità locale deve saper provvedere alle proprie esigente e ai propri progetti, e che il federalismo sarà la chiave per mettere le realtà locali in condizione autofinanziare le iniziative e bla bla bla bla bla.....

E qui, direbbe di Pietro, casca l'asino!

Maroni secondo me (e posso sbagliare) ci racconta un sacco di balle!
La sua proposta è quella di identificare i rom, grandi e bambini. E questo potrebbe anche avere un senso, un censimento. Conoscere per deliberare! Ma dice anche che vuole "togliere ai genitori i bambini rom che vengono mandati a rubare o a mendicare". Ma siamo matti? E dove li manda? E quali sono le strutture che possono farsi carico di questi bambini?
Ma, soprattutto, si rende conto che in questo modo dovrebbe praticamente togliere la quasi totalità dei bambini rom ai loro genitori? E' questo il modo che ha in mente per risolvere il problema dei Rom in Italia?
Il vero problema dei nomadi e dei rom (non e' sempre la stessa cosa) è che sono popoli di altri tempi, con una cultura ed un modo di vivere che oggi non hanno più possibilità di sopravvivere senza profondi cambiamenti. Il mondo sta cambiando per tutti, e purtroppo deve cambiare anche per i rom, che vivono immersi nel nostro mondo, anche se cercano di non farsi troppo coinvolgere.
M questo cambiamento non può essere fatto a colpi di ordine pubblico, di espulsioni, di rapimento dei figli alle loro famiglie. Dove sono i piani di intervento? Dove sono i piani di integrazione? Cosa ne sarà dei bambini tolti alle famiglie?
Non si capisce che il comportamento dei genitori nomadi è coerente con le loro tradizioni, con il loro codice etico, ed è su quello che bisogna lavorare con tempo e pazienza?
In assenza di risposte sensate a queste domande, le parole di Maroni non sono semplicemente parole al vento per dare all'Italia che ha votato Berlusconi una inebriante sensazione di attivismo. Sono anche, e soprattutto, un passo verso e proprio verso politiche di altri tempi, politiche di deportazione e di pesante discriminazione razziale.
Se davvero si mettessero in atto i progetti di Maroni, la maggioranza dei bambini rom dovrebbe essere sottratta (con la forza!) alle famiglie.
E che ne resta di una comunità, quando viene privata dei propri bambini? Non è una forma di genocidio? Non voglio usare una parola grossa, ma togliere i bambini ad una comunità non equivale ad uccidere quella comunità? Non equivale a condannarla all'estinzione?
Tempi bui.

2 Commenti:

Alle 14 settembre 2009 12.03 , Anonymous Anonimo ha detto...

sono rimasto quasi commosso da questo raccontare i fatti con una visione palesemente comunista che sembra quasi sia un rom stesso ad aver esternato il disappunto per le parole del ministro Maroni.Colgo l'occasione per dire che non è certo con il buonismo passivo che si risolvono i problemi e che le parti in gioco sono due e non si può costringere nessuno all'integrazione.Nessuno cerca di inneggiare metodi nazzisti ma solo di tutelare l'intera comunità monitorando un'etnia che vivendo nel sottobosco e spesso al di là del confine della legalità alleva i suoi figli seguendo le tradizionali attività che portano poi gli altri..i non sinti a vederli con diffidenza.Spero di aver gettato le basi per un discorso più ampio senza polemizzare. Franchi A.

 
Alle 14 settembre 2009 20.10 , Blogger Salvatore Randazzo ha detto...

Nessuna voglia di polemica, Franchi. E grazie per l'intervento. Questo mio blog non è abituato agli interventi dei "lettori", e si sta disabituando anche ai miei stessi scritti. Ma mi stupisce un po' che tu definisca la mia una visione "palesemente comunista". Non posso negare un passato "decisamente" comunista, ed un presente un qualche modo assimilabile alla sinistra (if any). Ma in questo caso ho la presunzione di dire che si trattava semplicemente di definire due punti. Primo: ha un senso umano togliere i figli ad una intera etnia? Si può applicare la legge ai singoli. Quando l'applicazione di una legge così delicata (togliere i figli a genitori definiti incapaci di educarli) riguarda un intero gruppo sociale, secondo me occorre individuare altri mezzi, primo un paziente lavoro di integrazione.
Secondo, ammesso di applicare la legge senza preoccuparsi degli aspetti umanitari, esiste un piano per la gestione effettiva di tutti questi bambini? Dove verrebbero messi? Da quali strutture verrebbero educati?
E infine aggiungerei una domanda: cosa fare con i bambini che nascerebbero man mano? Ispezioni nei campi per togliere alle mamme i bambini appena nati? Non so, Franchi, tutto questo mi fa rabbrividire. Da uomo, non da comunista. Grazie per la partecipazione.

 

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