8 agosto 2008

Le morti sul lavoro

In questi giorni si è scatenata una querelle sulle morti sul lavoro.
Il sottosegretario leghista alle infrastrutture Roberto Castelli ha dichiarato che i dati sono manipolati. Roberto Castelli faceva riferimento ad un report del CENSIS.
Mi sono occupato di questo argomento qualche tempo fa.
Mi riservo di essere più preciso quanto prima, ma temo che Castelli abbia parzialmente ragione.
Delle morti sul lavoro (1.170 nel 2007), una buona percentuale (il 52% pari a 609) è costituita da lavoratori deceduti in seguito ad incidenti stradali. Gli incidenti stradali possono essere durante il lavoro (autisti) o durante il trasferimento casa-lavoro e viceversa.
Si tratta di decessi che vengono equiparati, sotto il profilo normativo, alle morti sul lavoro. Ma è chiaro che, se guardiamo a queste morti dal punto di vista mediatico, occorre distinguere.
C'è una bella differenza fra chi muore in fabbrica, in seguito ad un incidente sul lavoro, e chi muore in auto mentre va al lavoro o torna a casa.
D'altra parte anche gli incidenti automobilistici non sono tutti uguali.
C'è una bella differenza fra chi muore andando al lavoro o tornando a casa, e chi invece muore durante il lavoro (es: fattorino).
Infine ci sono gli incidenti nei cantieri edili (235 nel 2007), che sono una buona percentuale (il 41%) della parte rimanente.
Ci sono incidenti la cui reponsabilità può essere in qualche modo ascritta al datore di lavoro, per il mancato rispetto delle norme di sicurezza.
Altri incedenti, quelli stradali, come potrebbero essere ricondotti alla responsabilità del datore di lavoro? Che colpa ne ha un datore di lavoro se qualcuno brucia un semaforo rosso e scatena un disastro?
Penso che Castelli proponesse di depurare, a livello mediatico, il totale degli incidenti da quelli stradali. E, in seconda battuta, da quelli edili.
Perchè spesso, quando si parla di incidenti sul lavoro, si pensa all'industria. Vengono in mente le fonderie come la Tyssen, le presse, le mani dentro gli ingranaggi. Vengono in mente stabilimenti industriali dove le norme di sicurezza non vengono rispettate. Dove gli estintori sono scarichi.
Ma occorre essere coscienti del fatto che questi incidenti sono la minoranza.
La gran parte sono incidenti stradali.
E poi incidenti nei cantieri edili. Questa è una piaga del nostro paese. Sembra che non sia possibile metterci una pezza. Le industrie, chi più chi meno, cercano di adeguarsi, di migliorare gli standard di sicurezza.
Ma i cantieri edili sembrano terra di nessuno. Terra di lavoro nero, di misure di sicurezza inesistenti. Dove, fra l'altro, molte morti rischiano di passare inosservate. Chi si occupa di un immigrato clandestino che cade da una impalcatura? Basta caricarlo in macchina e scaricarlo sul bordo di una strada. Sarà morto investito da una macchina. O, come si dice, vittima di un pestaggio fra immigrati. Chi può dire quante morti vengono nascoste così?
Ecco, mi pare strano difendere Castelli, ma credo che le sue affermazioni volessero dire quel che ho cercato di spiegare in queste righe.

Riferimenti:

EpiCentro: Inail: l’andamento degli infortuni nel 2007
INAIL: SuperAbile
Punto Sicuro: La metà degli incidenti stradali sono spesso infortuni sul lavoro.
Censis: Rapporto sugli infortuni sul lavoro e sugli omicidi.

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1 Commenti:

Alle 3 settembre 2008 17.29 , Blogger Salvatore Randazzo ha detto...

Viene da aggiungere, e probabilmente lo farò anche nel post principale, che molti incidenti stradali sono riconducibili a reali incidenti sul lavoro. Penso a tutti i camionisti, i fattorini, coloro che guidano mezzi operativi.

 

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