Corsica 2005

Nel 2005, una vita fa, io e Andrea ce ne siamo andati in Corsica, da soli! Mamma era bloccata a casa da un problema medico. E noi abbiamo deciso di andare in Corsica, in Vespa! Avevo appena acquistato una splendida PX150 blu, e la desideravo da così tanto tempo!. Fornita di classico portapacchi posteriore, e di un meno frequente portapacchi anteriore, l’ho caricata come un mulo, tanto che è risultata totalmente inguidabile. Ho dovuto alleggerire il carico, e comunque ci ho messo qualche chilometro a “farci la mano”. L’idea era di raggiungere alcuni amici nostri al Kevano Camping, a Pianottoli-Caldarello,  nel sud della Corsica. Quindi la povera Vespa doveva trasportare noi due, la tenda, i sacchi a pelo e tutto il resto. Per quanto io abbia ridotto all’osso il bagaglio era comunque stracarica. 

La mitica Vespa stracarica

Verificato che riuscivo a guidarla, siamo partiti alla volta di Savona, per andare a prendere il traghetto.  Il viaggetto è risultato lungo assai, considerando che sono 220Km da percorrere a non più di 90km/h in piano, figuriamoci durante la scalata del Turchino. Comunque il tempo c’era, l’importante era arrivare entro sera. 

Il vero problema era che Andrea tendeva ad addormentarsi, e chi ha fatto qualche viaggio in moto con il passeggero che si addormenta sa di cosa parlo. Ho fatto mille mila chilometri con il braccio sinistro che teneva Andrea, facendo di tutto per tenerlo sveglio.

Comunque è andata. Siamo arrivati al porto e ho parcheggiato dove ho visto il gruppo delle moto in attesa. Qui c’è stata la prima sorpresa. Le moto già in attesa erano quasi tutte splendide moto di grossa cilindrata, alcune da turismo, altre da enduro. La nostra era l’unica Vespa del gruppo, e subito un bel numero di motociclisti si sono avvicinati ed hanno iniziato a girare intorno al vespone, ammirati, facendoci un sacco di domande e di complimenti.

In attesa di partire, la Vespa fra le grosse cilindrate

Non pensavo certo che la Vespa avrebbe goduto di tanta ammirazione. Ma, diciamocelo, era DAVVERO BELLA!

Insomma, alla fine ci siamo imbarcati. Rispettando la regola del viaggio “essenziale”, niente cabina e niente poltrona, solo passaggio ponte. Così viaggiano i veri viaggiatori!

E infatti abbiamo dormito in un corridoio, sacchi a pelo per terra. Non è il massimo della comodità, ovviamente, ma eravamo pronti a tutto.

Pronti per la notte, in un angolino nascosto del traghetto.

La traversata è stata tranquilla, e la mattina dopo ci siamo svegliati in Corsica, pronti per il nostro primo Croissant!

A questo punto ci siamo macinati 170 km, da Bastia a Pianottoli! Praticamente abbiamo attraversato tutta la Corsica, da Nord a Sud. 

170 km, da nord a sud, in Vespa

Al nostro arrivo siamo stati accolti dai nostri fantastici amici, Silvia e Roberto, e dallo splendido Leo:

Silvia, Leo e Roberto

La Corsica è splendida, pensate alla Sardegna, ma più verde. La spiaggia a pochi passi dal campeggio era davvero bella, acqua pulita, un paradiso. Ci siamo rilassati tantissimo, Andrea è diventato il babysitter ufficiale di Leo, e si è fatto anche vari amici.

Non c’era tanta strada da fare, si poteva tranquillamente andare a piedi, ma per portare borse e cose varie usavamo sempre il mulo, ossia la mitica Vespa, che non diceva mai di no:

Tutti a bordo

Certo, sulla sicurezza si potrebbe discutere, ma tant’è.

Per le provviste, e per l’aperitivo di rito, andavamo a Pianottoli, in paese. Ci sono le botteghe, e soprattutto c’era il bar “Da Mathieu”:

Aperitivo da Mathieu

Una cosa l’abbiamo capita subito: i corsi non hanno troppa simpatia per i francesi. Il loro dialetto, sentito alla radio, sembrava italiano, le stesse sonorità. E quando ho provato a parlare in francese la signora del bar mia ha subito rimproverato: “Parla pure italiano, ti capiamo benissimo! Il francese non ci piace”. Eh già, eravamo capitati nel cuore dell’indipendentismo corso! Gente molto cordiale, almeno con noi Italiani. Con i francesi non saprei.

Per farla breve, una vacanza fantastica. Grazie, davvero, a Silvia e Roberto, e al piccolo Leo.

Le gallerie di foto:

Silvia, Roberto e Leo

Corsica 2005 – Silvia e Roberto

Corsica 2005 – La mitica Vespa

 

 

 

 

 

Cronache dagli States

Nel lontano 2005 (più o meno) ho fatto un viaggio di lavoro negli States, fra Florida e Oklahoma.

In quell’occasione ho scritto un mio diario di viaggio senza pretese, che oggi ho trovato su un vecchio disco.

Lo ripropongo qui, per chi avrà voglia di leggerlo. In origine era, non ricordo perché, diviso in tre parti. 

PRIMA PARTE: Il Viaggio.
Terribile!
Niente da notare per la tratta Bologna – Londra.
Poi 4 ore di attesa x la coincidenza, erano previste. Ho girellato
l’aeroporto, un’occhiata ai negozi (ma quanto vale una sterlina?
difficile stabilire i prezzi delle cose…). dormito sulla poltrona.
Alla fine, imbarco per Tampa, FL, linea British Airways
L’aereo, un 777, piuttosto grande, senza essere enorme come un 747.
Per raggiungere la fila 35 attraverso la prima classe. Oh my god! Le
poltrone sono affiancate, ma inverse, una guarda avanti, l’altra
dietro con un piccolo separé fra le due. Lasciando alle persone la
possibilità di dormire sdraiate. Eh, i soldi…..
Quando arrivo alla fila 35 capisco che Roberto, il mio collega, ha il
posto finestrino. Io il posto centrale, e accanto a me, lato
corridoio, una simpatica grossa e anziana signora inglese. Stiamo
piuttosto stretti, accidenti.
Nello schienale del sedile di fronte c’e’ inserito uno schermo LCD.
Nel bracciolo un telecomando.
Ognuno sceglie il film o il programma TV o Radio preferito. Tutti i
film sono del 2004, appena usciti.
Ognuno si immerge nella visione del film preferito, isolato nel suo
piccolo mondo. Non si chiacchiera molto, ovviamente.
La mia vicina è gentilissima, ma intenta a guardare il suo film.
Il viaggio passa così, fra un pasto, un film, una sola passeggiata
fra un film e l’altro, per sgranchire le gambe. C’è una hostess molto
carina e di una simpatia unica. Gentilissima, sempre sorridente, con
una risata cristallina. Avrà una 40ina d’anni, forse di più. Ma e’
un bijou.
Insomma, arriviamo a Tampa, FL, alle 1750 ora locale. Mezzanotte in Italia.
Le misure di sicurezza sono accurate, ma in fondo niente di drammatico.
I poliziotti gentili, mi prendono elettronicamente l’impronta degli
indici delle due mani e la foto del viso. Tutto in un database
mondiale. Tutti coloro che entrano negli USA schedati in un database.
Come al solito, in aereo, compilato il modulo in cui giuro che non
sono stato nazista nel ’45, che non sono terrorista, che non e’ mia
intenzione delinquere, che non ho processi alle spalle ecc ecc ecc.
Mi piacerebbe sapere se mai nessuno, alla domanda “sei un terrorista?”
ha barrato la casella “SI”.
Mah!

Appena uscito dall’aeroporto sono stato investito dall’aria di mare,
tiepida, umida, come nelle nostre sere d’estate.
Io avevo ancora maglione e cappotto, morivo di caldo.

Abbiamo guidato per altri 120km, prima di arrivare a Punta Gorda,
vicino a Port Charlotte.

Ovunque i segni degli ultimi uragani. Alberi spezzati, sradicati, case
rovinate. Non una tragedia, ma i segni si vedono.
E molte case in riparazione.

Io vivo in un appartamento, molto grande, che divido con Paolo, un
collega. L’uomo che dovrò affiancare e poi sostituire.
Questo si e’ rotto l’anima di girare il mondo. Ha una moglie
americana, due bambine, vive qui da un anno.
Ha deciso di smettere e di iscriversi all’università. Storia. Vuole insegnare.
Il che a 35 anni non e’ male.
Qui pare che l’eta’ non conti.
Ho visto lavorare signore di buoni 70 anni. Senza problemi.
Forse anche perchè qui per molti la pensione e’ un miraggio. Lavorare sempre.
L’appartamento e’ grande, bello, comodo. Si vede il mare, a 200m. Vien
voglia di fare il bagno.
Non c’e’ in giro nessuno. Anche se mi dicono che e’ alta stagione.
D’estate c’e’ troppo caldo. Adesso invece il clima e’ ideale.
L’appartamento ha quasi tutte le finestre rotte dall’uragano, riparate
alla meglio da assi di legno e cellophane.
Ci sono i lavori di riparazione in corso.

Qui sono abituati alle lunghe distanze, da percorrere sempre a bassa
velocità. I cartelli di speed limit si succedono incessanti. 25, 35,
45…E guai a non rispettarli. La polizia, mi dicono, e’ sempre pronta
a fermarti, e son dolori.

La Florida non e’ densamente abitata. Paesini separati da lunghi
tratti disabitati, paludi e foreste. Molti alberi spezzati e
abbattuti.
Poi, ogni tanto, una città piena zeppa di centri commerciali.
La gente gira con macchine di ogni tipo. Vecchi ruderi di 20 anni e
più. Macchine compatte, come le nostre medie, e macchinoni
impressionanti.
Molti gipponi.
Guidano tutti molto tranquillamente, senza fretta.

Ho fatto la spesa al supermercato. Uomini e donne in pantaloncini e
ciabatte o scarpe da ginnastica con i calzettoni.
Poche belle donne. Moltissime sovrappeso. Alcune deformi, gigantesche.
Anche uomini, ma le donne fanno più impressione.
Qui l’obesità e’ un vero problema serio.

I supermercati sono uguali ovunque, ormai. Cambiano, ma poco, le merci
esposte. Ma la struttura sembra universale.

Qualcuno tiene aperto anche di notte, 24/24.

Sono venuto qui per affiancare un programmatore che non può, da solo,
avviare due impianti insieme. Così, in teoria, io avrei dovuto
avviare l’impianto di Tulsa (Oklahoma) gemello dell’impianto di
Arcadia (Florida), sotto la guida di Paolo.

La verità e’ che Paolo se ne vuole andare, e non e’ neanche sicuro
che finisca l’impianto di Arcadia.
Figuriamoci se potrà assistermi ad avviare l’impianto gemello di Tulsa.

Che pasticcio.

Poi, altro problema, dovrò probabilmente occuparmi di altri impianti
dello stesso cliente, sempre in USA, sempre per Walmart.

Penso che diventerò americano.
Non so se essere molto contento di questo.
Certo, da un lato la cosa è interessante per il lavoro e l’esperienza.
Dall’altro, accidenti….. ho una moglie e due figli….

Beh, vedremo.

SECONDA PARTE: Florida

In cantiere mi tocca andare in giro con un elmetto bianco ed un paio di
occhialoni di sicurezza.
Bisogna usarli sempre. Anche i programmatori.

Gira per il cantiere Judy, una biondona che sembra una lottatrice di
wrestling. Non viene nessuna voglia di contraddirla.
Lei e’ la responsabile della sicurezza. Qualsiasi violazione alle norma può
essere punita da 1000$ all’espulsione dal cantiere.
CI sono altre norme rigide che riguardano il mangiare ed il bere.
Niente cibo, in cantiere. Solo in sala mensa.
E niente bevande di nessun tipo. Solo acqua.
E gli alcolici non sono permessi neanche in sala mensa.
Nel cantiere i limiti di velocità sono rigorosi. E guai a superarli.
Ma, insomma, dopo un poco ci si abitua.
Tutti salutano tutti. Quando incroci qualcuno quasi sempre scatta un saluto
che suona come “Hi don”, che invece pare significhi qualcosa come “How are
you doing?”.
Qualcosa come “come va?”.
La gente è per lo più molto gentile. Il cantiere brulica di operai,
elettricisti, meccanici, saldatori, carpentieri. C’e’ una attività
continua. Magari non frenetica. Ma costante.
Giro per la nostra parte di impianto, cercando di capire il più possibile.
Infine arriva il momento di lasciare la Florida, con molto dispiacere.
Mi ero abituato subito al clima caldo, estivo. Anche se, forse per colpa
dei condizionatori, mi sono preso un raffreddore con i fiocchi.
Lasciamo la Florida per l’Oklahoma.
Già nei giorni precedenti la partenza tenevo d’occhio le previsioni del
tempo. Le notizie non erano granché belle, se confrontate con il clima che
stavo per lasciare.
La temperatura in Ok, infatti, scende molto spesso sotto lo zero, anche di
giorno.
E la pioggia è una compagna fedele.
Partiamo dalla Florida a mezzogiorno.
Primo volo per Memphis, la patria di Elvis e di tutti i suoi adoratori.
Arriviamo in un paio d’ore, ma si riparte subito, appena il tempo per un
hot dog. Un furto. $7.5 per un pezzo di pane con un wurstel in mezzo. E una
bottiglietta di coca.
15000lire. Un panino e una coca.
Bah. Roba da aeroporto.
Si riparte per Tulsa su un jet regionale, una specie di pulmino dell’aria
da 40 posti.
Un paio di file davanti a me una ragazza, avrà avuto meno di 20 anni,
bionda e forse carina, era così grassa da non entrare quasi nella poltrona.
L’hostess, con molto tatto, ha spostato un altro passeggero, per lasciarla
sola.
Salvando così la vita dell’altro passeggero.
Minor fortuna ho avuto io. L’hostess non ha avuto pietà di me, e sono
rimasto schiacciato fra il mio compagno di volo, un omone di grandezza
impressionante, ed il finestrino.
Il volo e’ durato un’oretta, credo.
Meno male.
Cominciavo a soffrire di claustrofobia, chiuso fra l’omone ed il finestrino.
Durante il volo guardo fuori.
Campagna. Campagna, Campagna, Campagna. Campagna.
E campagna.
Affettata in fazzoletti quadrati da un reticolo di strade, così almeno
sembra dall’altro. Un reticolo di strade bianche e polverose.
Niente città. Qualche casa, qualche capannone. Ma pochi.
Arriviamo a Tulsa e finalmente si vede qualche segno di vita.
Una città con strade e palazzi e capannoni e macchine e autostrade.
Sommersa da una pioggia battente.
Noleggiamo un’auto, e mi tocca guidare.
Primo approccio, dopo almeno 30 anni, con una macchina automatica, senza
cambio.
La ragazza della Herz mi dice che e’ una macchina “piccola”. Ed in effetti,
rispetto alle loro macchine, e’ piccola. E’ una piccola Chevrolet, grande
quanto una nostra Golf, più o meno.
Ho un po’ di difficoltà ancora adesso, dopo due giorni, con il cambio
automatico.
Ogni tanto ai semafori metto in folle.
Ogni tanto mi viene da cambiare dalla prima alla seconda.
Ma passa subito.
Andiamo subito in cantiere.
E’ gemello di quello della Florida. Proprio gemello, dentro e’ tale e quale.
Solo che e’ più indietro, in ritardo di un mese, più o meno.
Poi andiamo a cercare un giaciglio.
La città più vicina e’ Bartlesville.
Beh, parlare di città e’ azzardato. E’ un paesone sparso intorno alla
statale 45. Sparso, nel senso che sembra non coagulare mai definitivamente
in un centro.
Case, capannoni, negozi, ristoranti, poi il nulla, poi di nuovo case e
capannoni…. e questo e’ il paesone.
Non l’ho ancora attraversato tutto. Lo farò appena avrò del tempo libero.
La gente parla un po’ meglio che in florida. Ma ho sempre molte difficoltà
a capirli. Parlano veloci, mangiando le parole.
Anche qui molta gente sovrappeso.
Ma non e’ che, qui o in Florida, siano TUTTI sovrappeso.
No. Ci sono persone normali o magre. Ma impressiona vedere quanti sono
sovrappeso. E, a volte, quanto siano sovrappeso. Nel senso che si vedono
persone proprio esagerate.
E non sembri una esagerazione.
Proprio oggi su un quotidiano ho letto che un qualche organismo governativo
che si occupa di alimentazione ha intenzione di lanciare una pesante
campagna contro il sovrappeso che ha delle pesanti conseguenze sociali.
Non vorrei ricordare male, non l’ho sottomano.
Ma pare , secondo le statistiche, che almeno il 60% della popolazione sia
sovrappeso.

Q: How many adults are overweight?

A: More than half of U.S. adults are overweight (BMI 25, which includes
those who are obese).<http://weightlossexplained.com/#5>5
All adults (20+ years old): 97.1 million (54.9 percent)
Women (20+ years old): 46.9 million (50.7 percent)
Men (20+ years old): 50.2 million (59.4 percent)

Raccomandano almeno un’ora al giorno di esercizio fisico. Perbacco.

Sensazioni sparse dall’altro mondo.

Ovviamente si tratta di sensazioni relative alla piccola fetta di mondo che
vedo. Forse poche miglia più in la è tutto diverso non so.
Racconto solo quel che vedo.
Guidare. Le strade sono male illuminate e delineate. Pochi catarifrangenti,
poche strisce per terra, vernice vecchia. Guidare di notte e capire dove
mettere le ruote è un’impresa. Anche quando si entra nei grandi parcheggi
dei centri commerciali. Crepare che si capisca da che parte uscire. Niente
cartelli. Niente strisce per terra. Spesso e volentieri finisco per
sbagliare. Anche le statali e le autostrade e gli svincoli sono segnalati
male e poco.
Da noi, sulle autostrade, i cartelli iniziano chilometri prima. Alcune
segnalazioni iniziano dall’altra parte della città, tipo quelle per
l’aeroporto. E ti accompagnano via via lungo tutte le autostrade e le
tangenziali.
Qui l’unica cosa che sai sempre è la strada su cui ti trovi. Gli svincoli
sono segnalati pochissimo, soprattutto le direzioni legate agli svincoli.
In alcuni casi, addirittura, il cartello con le direzioni era già oltre il
punto di decisione. Cosa che se non hai 14/10 di vista, riesci a leggere il
cartello solo dopo che hai già dovuto scegliere se uscire o andare dritto.
Suppongono che uno sappia già dove andare.
Anche le autostrade sono poco delimitate e illuminate. Catarifrangenti e
guard rail usati con il contagocce.
Si guida sulle corsie senza differenze. Qualche cartello, ogni tanto,
ricorda ai veicoli lenti di stare a destra. Ma tanto si sorpassa a destra o
a sinistra, senza differenze.
E si guida tutti con calma, a velocità limitata. Non ho visto auto fare lo
slalom come nei film.
La gente sembra tranquilla, nessuno si incavola, nessuno suona.
Forse perchè quando si incavolano tirano fuori le armi….. e sfogano le
frustrazioni represse, chissà.

Le armi le vendono al supermercato.
Per acquistare un’arma devi solo esibire un documento che ti identifichi.
Ma l’arma non viene registrata.
Devi essere maggiorenne. Ma una volta comperata l’arma, puoi venderla a chi
ti pare, anche ad un bambino di 5 anni, senza violare la legge.
A quel che so, la pistola la puoi portare senza formalità. Mentre per le
armi da guerra serve un qualche permesso. Forse.
In compenso non puoi avere una bottiglia di liquore libera in auto.

La gente è per lo più cordiale, affabile.
Stamattina cercavo un ufficio postale. Mi avevano detto “Vicino al WalMart”
ma non lo trovavo.
Ho chiesto ad una anziana signora che stava per uscire da casa. Mi ha dato
tutte le indicazioni.
Ho trovato l’ufficio postale. Ma mentre parcheggiavo ho visto la signora
che mi aveva seguito, per essere sicura che avessi capito. Poi,
tranquillizzata, ha fatto ciao ciao con la manina e se ne e’ andata. Deliziosa.

Qui lavorano tutti. Dagli studenti, per guadagnarsi qualche soldo, alle
persone anziane di ogni età.
Penso che non esistano limiti di età.
Il che, come tutte le cose, ha la sua parte buona e quella cattiva.
La parte buona e’ che nessuno qui ti nega un lavoro perchè sei troppo
vecchio. In Italia dopo i 40 anni hai chiuso.
Qui puoi avere 60, 70 anni. Se hai voglia di lavorare e sai fare quel che
serve a loro, accomodati.
Non e’ bello, in Italia, sentirsi vecchi e fuori dal mercato del lavoro a
40 anni.
L’altra faccia della medaglia e’ che qui pochi hanno una pensione decente.
In pratica per vivere devi lavorare tutta la vita.
Soprattutto se per tutta la vita hai fatto quei lavori il cui guadagno
basta appena per vivere, altro che mettere i soldi da parte.

Le città sono spalmate sul territorio. Paesi e città sembrano non avere
un centro. Un’anima.
Sono orizzontali. Costruzioni ad un piano, per lo più. Massimo due piani.
In città, proprio in città, pochi i palazzi sopra i due, tre piani.
E grandi spazi aperti.
Le definirei città diluite. Omeopatiche.
Tulsa, che ha 500’000 abitanti, e’ una città sconfinata. Ad attraversarla
in autostrada senza traffico ci vuole mezz’ora. Come Milano. Solo che
Milano avrà 2’000’000 abitanti, più o meno.

Le case sono quasi tutte villette. A schiera o singole. Con molto spazio
intorno.
Per lo più non recintate. Ho visto pochissime case con recinto. Più che
altro ho visto complessi residenziali recintati. Ma senza cancelli, senza
controlli.

Le ville invece sono appoggiate sul prato, senza alcun recinto.

La vulgata degli italiani in america dice che non serve il recinto. Se fai
tanto per renderli nervosi, ti sparano. Se pensano che tu voglia entrare in
casa loro con cattive intenzioni, tirano fuori la pistola o il fucile e ti
fanno secco. Ricordo una sentenza di qualche anno fa. Assolse un uomo che
aveva sparato ad un altro che cercava un’informazione.
Il giudice ha deciso che, anche le intenzioni del morto erano oneste,
l’uomo che ha sparato poteva anche pensare di essere in pericolo. BUM.

Di solito ci sono i negozi sulle strade principali. E le abitazioni nelle
viuzze secondarie.
Sulle strade principali non si parcheggia. Si gira in una strada secondaria
e si entra in un parcheggio. Sono ovunque, abbondanti, intorno a case,
negozi, uffici.

Le chiese, ce ne sono OVUNQUE; e di ogni tipo. Evangelici, pentecostali,
battisti, ecc ecc ecc. Le chiese hanno grandi cartelli che definirei
pubblicitari. TI ricordano che Dio è la fonte di ogni ricchezza e
consolazione ecc ecc. Domenica mattina mi sono fatto un giro, e i
parcheggi davanti alle chiese erano tutti pieni.

Molte auto hanno la bandiera americana. Un adesivo, o la bandiera fissata
all’antenna della radio. O l’adesivo a forma di nastrino con scritto “Io
sostengo le nostre truppe”. Riferito all’IRAQ, penso. Molti lavoratori,
dove lavoro io, hanno l’adesivo della bandiera sul casco protettivo.

Pochi negozi come li intendiamo noi. Per lo più ci sono grandi negozi e
centri commerciali.

Qui tutto e’ “catena”, o franchising, come dicono da noi quelli che sanno.
Ogni ramo del commercio ha la sua catena commerciale. Anche le farmacie.

Ah, le farmacie. Sono anche loro dei supermercati. CI trovi di tutto, dal
cibo alla cartoleria. Anche medicine. Ma le medicine le trovi ovunque.
I medicinali “da banco” si comperano al supermercato. Solo per i medicinali
“pericolosi” serve la ricetta e si va nella farmacia tradizionale, in un
angolo del supermercato.
MA moltissimi medicinali sono a vendita libera, nelle corsie.
Il che da un lato può essere preoccupante, perchè può spingere la gente
ad ogni tipo di abuso.
Ma d’altra parte da noi i farmaci da banco costano molto di più, perchè
il ricarico dei farmacisti e della distribuzione e’ esagerato.

Difficile trovare “ristoranti” o “trattorie”.
Anche i ristoranti sono in catena. In tutta l’america, la catena di
ristoranti italiani si chiama “olive garden”. E così via, per ogni tipo di
ristorante.
Forse nelle grandi città e’ diverso.
Ma qui non esiste che “hey, ho trovato un ristorantino dove fanno un
risotto che e’ un capolavoro”.

TERZA PARTE: Gli obesi

La cosa strana, che in qualche modo riguarda l’america, è il fatto che sto
lavorando in uno stabilimento CLONE di quello in Florida.
E’ davvero strano essere in Oklahoma, a 4 ore di volo dalla Florida, in
tutt’altro ambiente, ma muoversi in uno stabilimento esattamente uguale
all’altro.
Stessi uffici, stessi percorsi, tutto uguale.
Solo che quello in Florida e’ completo e “abitato”, mentre qui per ora gli
uffici sono ancora vuoti e disabitati.
Anche questo fa impressione. Sembra di tornare indietro nel tempo.
Di solito si passa da un ufficio vuoto ad uno via via riempito di mobili e
poi di persone.
Invece io ho vissuto la sensazione inversa: ieri gli uffici erano pieni di
mobili e persone con il loro bagaglio di sogni e speranze. Oggi mo trovo
negli “stessi” uffici, ma vuoti e silenziosi.
Anche nello stabilimento la situazione è analoga. Solo che qui sono
complete alcune sezioni che in Florida sono ancora in fase di montaggio,
altre che in Florida erano pronte, qui sono ancora in preparazione.
Passando da li a qui si ha quindi quindi la sensazione di fare dei salti
nel tempo, avanti o indietro.

L’altra strana cosa è quella di avere, ovunque, gli stessi ambienti. Qui
come in Florida, si entra in uno stabilimento ed è lo stesso. Ma altri,
identici, verranno costruiti nei prossimi mesi.
Stessa cosa per molti negozi e ristoranti. Non e’ solo lo stesso ambiente,
lo stesso marchio, la stessa merce. E’ proprio lo stesso negozio, sembra
semplicemente fotocopiato e appoggiato sul territorio, una fotocopia qui,
una li.
I ristoranti messicani Taco sembrano usciti da una catena di montaggio,
trasportati sul camion, appoggiati sul prato.
Ma così è per gli altri.

Sto lavorando con Amber, una simpatica ragazza di 28 anni. Di quelle
notevolmente sovrappeso. Simpatica, spiritosa, allegra.
Sta studiando l’italiano, per cui riempiamo i tanti momenti vuoti
chiacchierando e azzardando lezioni di italiano.
Quello, almeno, lo conosco bene. Forse non “molto bene”. Ma quanto basta
per insegnarlo ad una straniera.

Lei in compenso non mi insegna molto, perchè parla come una
mitragliatrice, e ogni volta le devo chiedere di rallentare, se vuole che
la capisca.
Ma non si tratta solo di velocità. E’ proprio il modo di pronunciare, di
arrotolare le parole.
Oggi parlava di qualcosa che sembrava uno Sherlocar, non riuscivo proprio a
capire.
Alla fine si trattava dello Shuttle Car, ossia della navetta che trasporta
i pallet da un posto all’altro del frigorifero.
Solo che Shuttle, pronunciato da lei, diventa “scelo” o qualcosa del
genere, con le vocali appena accennate.
Difficile.
Cerco di ascoltare la radio, di guardare la televisione. Ma faccio una gran
fatica.

Qui in usa molte tv mandano i sottotitoli. Li chiamano “Caption”. Sempre.
Cioè, li attivi quando vuoi. E si attivano da soli quando azzeri il volume.
Ma sono sempre disponibili. TG, film, show.
E sottotitolano tutto, parola per parola. Anche i rumori, le risate. Le
porte che si aprono. Tutto.
I film sono titolati perfettamente. Le caption sono in sincrono con il
sonoro. Lo fanno con calma.
Mentre i TG e gli show li fanno in tempo reale, e c’e’ un ritardo di
qualche secondo. Quindi non servono molto per capire meglio il parlato,
perchè c’e’ troppo ritardo.
Non so se le caption siano dedicate ai sordi o agli stranieri. Qui e’
normale essere stranieri. Molta gente viene dal Sudamerica, lo spagnolo e’
la seconda lingua. Quasi tutti i prodotti hanno etichette bilingue,
inglese/spagnolo.
E, in ogni caso, girano qui immigrati di mai tanti paesi che le caption in
inglese sono un gran bell’aiuto. Soprattutto se si considera la orribile
pronuncia di molti di loro.

Qualcuno lo capisco subito quando parla. 90% e oltre. Con altri invece,
tipo la dolce e grossa Amber, non c’e’ progresso dopo quasi due settimane.
A volte, ancora adesso, le tocca prendere il blocco degli appunti e
scrivere li.
Perchè anche se parla piano, non capisco proprio le parole. E a volte sono
parole normalissimi.
L’altro giorno invece è arrivato uno sui 60anni. Originario di…. boh,
Massachusetts o simili.
Ad ascoltarlo sembrava di leggere un libro. Chiaro, limpido, scandito. Un
piacere.
Non sono tutti uguali.
Anche da noi, del resto. C’e’ gente che mangia le parole, le succhia, le
mastica, le arrotola. Tutto meno che pronunciarle correttamente.
E non parlo di dialetto. Parlo proprio di dizione.

Qui i dialetti pare che non esistano. Mi pare strano, ma me l’hanno detto
in molti.
Cambia l’inflessione, il modo di parlare.
Al sud sono lenti.
Al nord parlano a mitragliatrice, tagliando le parole.
Molti usano slang, espressioni gergali.
Ma non dialetti.
Avrò capito bene?

Cerco di guardare spesso la TV; anche se non mi piace.
Hanno dieci miliardi di canali, quasi tutti via cavo. Ci sono poche antenne.
La scelta e’ davvero tanta. Come il satellite da noi.
La pubblicità e’ devastante. A volte passo 5, 6 canali, prima di trovarne
uno senza pubblicità.
Ci sono i canali con i predicatori.
Ho una repulsione innata per i predicatori in genere, ma prometto che una
sera provo a fermarmi.
C’e un canale strano che fa una specie di asta fai da te. Un tizio, da
solo, mostra una serie di articoli.
Mentre li mostra, di lato, crescono le quotazioni.
Si sposta da solo la telecamera, che ha data e ora e altri segni come le
telecamerine che ci portiamo in giro per fare i filmini di famiglia.
Non c’e’ neanche uno straccio di colonna sonora.
Vende povere cose, non roba costosa. Ventilatori, cd player, roba di casa.
Non ho capito se vende il blocco o gli oggetti singoli.

C’e’ uno splendido poliziesco, spero che lo portino in Italia (se non e’
già arrivato): Si chiama Monk.E’ tenero e delizioso. Poca violenza. Molto
humor.
Mi piace. Sullo stile colombo, ma più surreale. Molto giocato sulle
paranoie di Monk, il protagonista.

Poi la tv assomiglia alla nostra. Reality show, identici ai nostri. Molti
film violentissimi, dove il protagonista e’ sempre l’americano che salva il
mondo o quanto meno la figlia, la moglie, gli amici. Ce ne sono a raffica.
C’e’ un poliziesco che racconta di una squadra che indaga su delitti di
violenza sessuale. Incredibile il compiacimento nell’insistere sulle
descrizioni delle situazioni peggiori. Pessimo, anche se girato bene.
Weather Channel trasmette sempre previsioni locali e nazionali e servizi sui
disastri causati dalla natura.

La pubblicità è quasi tutta di cibo, fast food, medicine e auto. Ma
soprattutto cibo. Non mi stupisco più per i loro problemi di peso.

Ogni etichetta racconta i “fatti” nutrizionali di cibi e bevande. Anche
l’acqua. Calorie 0. Grassi 0. Carboidrati 0. Possono definirla fat-free,
volendo. Forse lo fanno.

Ah, un’altra cosa delle pubblicità: i disinfettanti da mani. C’e’ questa
paranoia che dove tocchi tocchi, poi ti devi disinfettare le mani perchè
chissà quali orribili minacce ti aspettano su una maniglia di porta, sul
carrello del supermercato, sui pulsanti dell’ascensore..

A questo proposito ricordo che avevo una paranoia simile quando era piccolo
mio figlio. Disinfettavo tutto. Dal biberon ai giocattoli.
Finché un giorno, non trovandolo, l’ho cercato per casa. L’ho trovato in
bagno. Beato, stava usando lo scopino del water come un gelato.
Ho buttato via il disinfettante.
Ero addirittura privo di sedermi sul divano con le gambe accavallate.
Perchè la prima cosa che faceva era di razzolare fino a me, e tirare una
godutissima leccata alle suole delle scarpe.
Un giorno, ma era già più grande, l’ho trovato in una posizione abituale,
sdraiato per terra a pensare ai casi suoi, lo sguardo perso in chissà
quale sogno.
E, beato, magiucchiava la…… ruota del passeggino!

Altro che disinfettare le mani ad ogni contatto “estraneo”!

Non ho molti rapporti con i locali.
Ho conosciuto una signora indiana. Abita a Tulsa. Nonna di 40 anni. Ha un
nipotino che cresce lei, perchè la figlia, che e’ la mamma del bambino, e’
fuori di testa. Bipolare, a volte sta bene, altre volte va via di testa. La
signora lavora in WalMart, il supermercatone aperto 24/24. A lei danno solo
turni di notte.
Così si deve pagare la babysitter o il nido notturno per il bimbo. Prende
7 dollari l’ora. Senza assistenza medica, senza pensione.
L’ho vista due sere a pizza, sempre di sabato. Lavora 12 ore a notte(21-9)
per 4 notti, e 3 di sosta nel weekend. Spera di ottenere almeno un sussidio
per la figlia bipolare.

Per il resto zero. Difficile fare amicizia, visto che lavoro anche io dalle
8 alle 20. E poi doccia, cena, nanna.

Conosciamo le ragazze dei bar ristoranti. Sono di una gentilezza squisita.
Forse solo professionale, ma credibile. Secondo me c’è del loro.
Spesso si siedono a fare due chiacchiere con noi. Certo, chiedono sempre se
vogliamo un’altra birra.
Hanno, ovviamente, la percentuale.
E’ di regola almeno il 15% di mancia. Maleducazione dare di meno.
Se paghi con la carta di credito, ti portano la ricevuta da completare.
C’e’ il netto. Aggiungi la mancia e fai la somma. Così paghi la mancia con
la carta di credito.

Ho avuto inizialmente problemi di relazione con i miei colleghi italiani.
Tutti nordici, e questo forse pesa.
Mi sentivo un intruso, ignorato e in alcuni casi trattato con freddezza e
malcelata aggressività.
Gli americani sono molto socievoli, per il poco che li frequento. Gli
italiani per lo meno freddi. Alcuni proprio ostili.
Poi, poco per volta, la cosa sta cambiando.
A dire il vero ce n’è uno, Pasquale, (pugliese, guarda caso) che invece e’
caldo, casinista, chiacchierone, affettuoso.
Fa da collante. E’ arrivato insieme a me, nuovo anche lui. Ma evidentemente
più adatto alle relazioni sociali.

Se ne sono anche andati i due più freddi, uno proprio burbero e ostile.
Entrambi softwaristi. Brutta gente, i softwaristi..
E via loro, l’ambiente sembra migliorato.
A volte usciamo tutti a cena. Siamo una decina. Poi ci andiamo a bere una
birra.

C’e’ un ragazzo giovane, intorno ai 20 anni, dolcino, timido. Parla poco
inglese. Muore dietro ad una camerierina della sua età ma e’ timido.
Allora gli faccio da apripista. Parlo io con la cameriera, con la mia
(nuova) faccia di tolla. E poi cerco di deviare l’attenzione su di lui.
Ma non ce la fa.

Le ragazze sono disponibilissime a chiacchierare. E sono poco più che
adolescenti. Non credo siano insensibili all’attrazione del giovane timido
italiano. Chissà.

Dicevo da qualche parte che le case non hanno recinti.
E’ vero.
In compenso sono recintati tutti i campi. O, per lo meno, tutti quelli
usati a pascolo. Cioè quasi tutti. Non ho visto molti campi coltivati qui.
Quasi tutti recintati e con le mucche libere che scorrazzano. Da noi e’
impensabile avere tanta terra a pascolo per le mucche.
Ogni tanto un pozzettino di petrolio. Non enormi. La solita pompetta che va
su e giù.

Pare che qui, proprio dove sono io adesso, sia iniziata l’epopea del
petrolio. Possibile? Ma non era in Texas? Ad ogni modo qui a Bartlesville
c’e’ un monumento nazionale che e’ il primo pozzo. Sono tutto emozionato.

Ho cercato in internet. Qui a Bartlesville e’ iniziata l’epopea della
Phillips Petroleum Company, fondata da un certo Frank Phillips che pare sia
stato il primo a cercare, e trovare, il petrolio in Oklahoma, proprio qui.
Niente di così epico. Salvo il fatto che, ovviamente, i terreni erano
degli indiani..

Le macchine non sono più mostruose come una volta. Intendo dire che non si
vedono più i transatlantici di un tempo. Adesso sono macchine
medio-grandi, dalla dimensione Golf alla Mondeo o poco più, Nessuno
modello riconoscibile di quelli che abbiamo noi. E poi un sacco di pickup e
SUV. Quelle grandi macchine che in Italia usa la gente che vuol dimostrare
quanto ricca e potente sia.
Qui però li usano tutti, perchè le strade di campagna lo richiedono. E
qui la campagna esiste davvero.

Ho controllato i prezzi. Un pickup Toyota, 4000cc, 4wd, costa $20’000. Come
dire 15’000eu. Da noi ci prendi una Punto. Provare per credere.

Una cosa che proprio non mi piace, e’ il fatto che qui paghi le telefonate
anche quando le ricevi. Non so se e’ valido per i fissi. Quasi certamente
lo e’ per i cellulari.
Passi il concetto che si debba pagare tutto, ma anche le telefonate in arrivo?

Continuo ad essere sconvolto dalle persone grasse.
Al supermercato ci sono delle sedioline a rotelle, elettriche.
Le persone anziane, handicappate, ma spesso troppo grasse, le usano per
fare la spesa.
Le confezioni in qualche modo spiegano il perchè. Sono spesso confezioni
giganti. Il latte è in fustini da almeno 2litri con il manico , di quelli
che noi usiamo per la candeggina.
Lo stesso per i succhi di frutta o per l’acqua. Naturale o filtrata.
Difficile trovare acqua frizzante come da noi. La trovi in un angolo, e i
commessi non capiscono di cosa parli quando chiedi “acqua con gas e basta”.
Per lo più cercano di spacciarti l’acqua tonica.

A tutt’oggi l’america non mi eccita più di tanto. Vero è che non posso
pretende molto da un paesotto del middle west. Ma tutto sommato questo e’
un campione di vera america. E sarà sciovinismo, ma preferisco l’Europa, con
tutte le sue contraddizioni.
Certo qui non c’e’ una burocrazia soffocante. C’e’ da imparare.
Ma ho la netta sensazione, e so di scoprire l’acqua calda, che non abbiano
proprio l’idea di cosa possa essere la protezione degli strati più deboli
della popolazione.
Qui se sei bello robusto ce la fai, ed hai buone possibilità.
Ma per chi non ce la fa non c’e’ pietà. E’ facilissimo andare a fondo.