Maggio Digitale

Il circolo ACLI di Cassano d’Adda ha organizzato una serie di quattro incontri di alfabetizzazione informatica che si sono tenuti ogni sabato, dalle 10:00 alle 12:00, al salone del centro diurno (via Dante 4). Per motivi familiari la persona che avrebbe dovuto tenere questi incontri non ha potuto occuparsene, e i responsabili del circolo hanno chiesto a me di fare supplenza, cosa che ho fatto molto volentieri, data la mia passione per l’insegnamento e per l’informatica. 

Locandina del Maggio Digitale
Locandina del Maggio Digitale

L’iniziativa ha visto la partecipazione di una dozzina di persone che mi hanno dato grande soddisfazione, seguendo con attenzione queste mie “lezioni” e bombardandomi di domande, segno che esiste una fascia di persone che per mille motivi non hanno seguito le evoluzioni della tecnologia, ma che si trovano a disagio adesso che anche la pubblica amministrazione si sta spostando sul digitale, richiedendo a tutti quel minimo di manualità con gli strumenti informatici. 

VIDEO DEGLI INCONTRI

Tutti gli incontri sono stati filmati, e i relativi video sono stati pubblicati su Youtube. Tutti i video sono stati  raccolti in una “playlist“, che è una specie di contenitore. Accedendo alla playlist (click qui per accedere) si avrà automaticamente accesso ai video che sono stati caricati.
Volendo si può accedere alla playlist inquadrando con lo smartphone il QR-code qui sotto

PRESENTAZIONI POWERPOINT

Le presentazioni sono disponibili nella cartella condivisa “Maggio Digitale” disponibile facendo click qui.  Volendo si può accedere alla cartella delle presentazioni inquadrando il QR-code qui sotto.

Gli incontri si sono svolti in forma di chiacchierata, usando come base quattro presentazioni realizzate mediante il programma Impress della famiglia Libre Office. Questa per lo meno era l’idea di partenza, perché sostanzialmente penso che sarebbe sempre meglio, quando possibile, usare programmi Open Source. Infatti ho iniziato il lavoro con Impress, ma poi, per pigrizia e scarsità di tempo, sono scivolato sul più familiare Power Point, della famiglia Office di Microsoft. Differenze? Poche. I programmi Microsoft sono più completi, offrono maggiori opzioni. Ma sono a pagamento e soprattutto non sono Open Source, il che significa in sostanza che il codice è blindato, non può essere copiato e utilizzato per imparare. Le presentazioni sono state salvate in formato “pptx“, che è della famiglia Microsoft ma è compatibile anche con Impress. 

Infine ho anche salvato le presentazioni in formato “Presentazioni Google“, per chi volesse cimentarsi con questa possibilità. Infatti Google offre ai suoi utenti una famiglia completa di strumenti simili a quelli di Microsoft: 

  • Documenti Google: compatibili con Microsoft Word
  • Fogli Google: compatibili con Microsoft Excel 
  • Presentazioni Google: compatibili con Microsoft Powerpoint

La caratteristica di questi programmi è che sono rigorosamente “online” e “web based”, ossia si possono usare solamente quando si è collegati a internet (online) e il programma funziona con architettura client-server, senza bisogno di installare alcunché. Il che può essere un vantaggio, quando la connessione è garantita. Diventa uno svantaggio nel momento in cui la connessione non è disponibile. I documenti prodotto possono essere salvati (esportati) in locale nei formati standard. 

 

 

 

Corsica 2005

Nel 2005, una vita fa, io e Andrea ce ne siamo andati in Corsica, da soli! Mamma era bloccata a casa da un problema medico. E noi abbiamo deciso di andare in Corsica, in Vespa! Avevo appena acquistato una splendida PX150 blu, e la desideravo da così tanto tempo!. Fornita di classico portapacchi posteriore, e di un meno frequente portapacchi anteriore, l’ho caricata come un mulo, tanto che è risultata totalmente inguidabile. Ho dovuto alleggerire il carico, e comunque ci ho messo qualche chilometro a “farci la mano”. L’idea era di raggiungere alcuni amici nostri al Kevano Camping, a Pianottoli-Caldarello,  nel sud della Corsica. Quindi la povera Vespa doveva trasportare noi due, la tenda, i sacchi a pelo e tutto il resto. Per quanto io abbia ridotto all’osso il bagaglio era comunque stracarica. 

La mitica Vespa stracarica

Verificato che riuscivo a guidarla, siamo partiti alla volta di Savona, per andare a prendere il traghetto.  Il viaggetto è risultato lungo assai, considerando che sono 220Km da percorrere a non più di 90km/h in piano, figuriamoci durante la scalata del Turchino. Comunque il tempo c’era, l’importante era arrivare entro sera. 

Il vero problema era che Andrea tendeva ad addormentarsi, e chi ha fatto qualche viaggio in moto con il passeggero che si addormenta sa di cosa parlo. Ho fatto mille mila chilometri con il braccio sinistro che teneva Andrea, facendo di tutto per tenerlo sveglio.

Comunque è andata. Siamo arrivati al porto e ho parcheggiato dove ho visto il gruppo delle moto in attesa. Qui c’è stata la prima sorpresa. Le moto già in attesa erano quasi tutte splendide moto di grossa cilindrata, alcune da turismo, altre da enduro. La nostra era l’unica Vespa del gruppo, e subito un bel numero di motociclisti si sono avvicinati ed hanno iniziato a girare intorno al vespone, ammirati, facendoci un sacco di domande e di complimenti.

In attesa di partire, la Vespa fra le grosse cilindrate

Non pensavo certo che la Vespa avrebbe goduto di tanta ammirazione. Ma, diciamocelo, era DAVVERO BELLA!

Insomma, alla fine ci siamo imbarcati. Rispettando la regola del viaggio “essenziale”, niente cabina e niente poltrona, solo passaggio ponte. Così viaggiano i veri viaggiatori!

E infatti abbiamo dormito in un corridoio, sacchi a pelo per terra. Non è il massimo della comodità, ovviamente, ma eravamo pronti a tutto.

Pronti per la notte, in un angolino nascosto del traghetto.

La traversata è stata tranquilla, e la mattina dopo ci siamo svegliati in Corsica, pronti per il nostro primo Croissant!

A questo punto ci siamo macinati 170 km, da Bastia a Pianottoli! Praticamente abbiamo attraversato tutta la Corsica, da Nord a Sud. 

170 km, da nord a sud, in Vespa

Al nostro arrivo siamo stati accolti dai nostri fantastici amici, Silvia e Roberto, e dallo splendido Leo:

Silvia, Leo e Roberto

La Corsica è splendida, pensate alla Sardegna, ma più verde. La spiaggia a pochi passi dal campeggio era davvero bella, acqua pulita, un paradiso. Ci siamo rilassati tantissimo, Andrea è diventato il babysitter ufficiale di Leo, e si è fatto anche vari amici.

Non c’era tanta strada da fare, si poteva tranquillamente andare a piedi, ma per portare borse e cose varie usavamo sempre il mulo, ossia la mitica Vespa, che non diceva mai di no:

Tutti a bordo

Certo, sulla sicurezza si potrebbe discutere, ma tant’è.

Per le provviste, e per l’aperitivo di rito, andavamo a Pianottoli, in paese. Ci sono le botteghe, e soprattutto c’era il bar “Da Mathieu”:

Aperitivo da Mathieu

Una cosa l’abbiamo capita subito: i corsi non hanno troppa simpatia per i francesi. Il loro dialetto, sentito alla radio, sembrava italiano, le stesse sonorità. E quando ho provato a parlare in francese la signora del bar mia ha subito rimproverato: “Parla pure italiano, ti capiamo benissimo! Il francese non ci piace”. Eh già, eravamo capitati nel cuore dell’indipendentismo corso! Gente molto cordiale, almeno con noi Italiani. Con i francesi non saprei.

Per farla breve, una vacanza fantastica. Grazie, davvero, a Silvia e Roberto, e al piccolo Leo.

Le gallerie di foto:

Silvia, Roberto e Leo

Corsica 2005 – Silvia e Roberto

Corsica 2005 – La mitica Vespa

 

 

 

 

 

Cronache dagli States

Nel lontano 2005 (più o meno) ho fatto un viaggio di lavoro negli States, fra Florida e Oklahoma.

In quell’occasione ho scritto un mio diario di viaggio senza pretese, che oggi ho trovato su un vecchio disco.

Lo ripropongo qui, per chi avrà voglia di leggerlo. In origine era, non ricordo perché, diviso in tre parti. 

PRIMA PARTE: Il Viaggio.
Terribile!
Niente da notare per la tratta Bologna – Londra.
Poi 4 ore di attesa x la coincidenza, erano previste. Ho girellato
l’aeroporto, un’occhiata ai negozi (ma quanto vale una sterlina?
difficile stabilire i prezzi delle cose…). dormito sulla poltrona.
Alla fine, imbarco per Tampa, FL, linea British Airways
L’aereo, un 777, piuttosto grande, senza essere enorme come un 747.
Per raggiungere la fila 35 attraverso la prima classe. Oh my god! Le
poltrone sono affiancate, ma inverse, una guarda avanti, l’altra
dietro con un piccolo separé fra le due. Lasciando alle persone la
possibilità di dormire sdraiate. Eh, i soldi…..
Quando arrivo alla fila 35 capisco che Roberto, il mio collega, ha il
posto finestrino. Io il posto centrale, e accanto a me, lato
corridoio, una simpatica grossa e anziana signora inglese. Stiamo
piuttosto stretti, accidenti.
Nello schienale del sedile di fronte c’e’ inserito uno schermo LCD.
Nel bracciolo un telecomando.
Ognuno sceglie il film o il programma TV o Radio preferito. Tutti i
film sono del 2004, appena usciti.
Ognuno si immerge nella visione del film preferito, isolato nel suo
piccolo mondo. Non si chiacchiera molto, ovviamente.
La mia vicina è gentilissima, ma intenta a guardare il suo film.
Il viaggio passa così, fra un pasto, un film, una sola passeggiata
fra un film e l’altro, per sgranchire le gambe. C’è una hostess molto
carina e di una simpatia unica. Gentilissima, sempre sorridente, con
una risata cristallina. Avrà una 40ina d’anni, forse di più. Ma e’
un bijou.
Insomma, arriviamo a Tampa, FL, alle 1750 ora locale. Mezzanotte in Italia.
Le misure di sicurezza sono accurate, ma in fondo niente di drammatico.
I poliziotti gentili, mi prendono elettronicamente l’impronta degli
indici delle due mani e la foto del viso. Tutto in un database
mondiale. Tutti coloro che entrano negli USA schedati in un database.
Come al solito, in aereo, compilato il modulo in cui giuro che non
sono stato nazista nel ’45, che non sono terrorista, che non e’ mia
intenzione delinquere, che non ho processi alle spalle ecc ecc ecc.
Mi piacerebbe sapere se mai nessuno, alla domanda “sei un terrorista?”
ha barrato la casella “SI”.
Mah!

Appena uscito dall’aeroporto sono stato investito dall’aria di mare,
tiepida, umida, come nelle nostre sere d’estate.
Io avevo ancora maglione e cappotto, morivo di caldo.

Abbiamo guidato per altri 120km, prima di arrivare a Punta Gorda,
vicino a Port Charlotte.

Ovunque i segni degli ultimi uragani. Alberi spezzati, sradicati, case
rovinate. Non una tragedia, ma i segni si vedono.
E molte case in riparazione.

Io vivo in un appartamento, molto grande, che divido con Paolo, un
collega. L’uomo che dovrò affiancare e poi sostituire.
Questo si e’ rotto l’anima di girare il mondo. Ha una moglie
americana, due bambine, vive qui da un anno.
Ha deciso di smettere e di iscriversi all’università. Storia. Vuole insegnare.
Il che a 35 anni non e’ male.
Qui pare che l’eta’ non conti.
Ho visto lavorare signore di buoni 70 anni. Senza problemi.
Forse anche perchè qui per molti la pensione e’ un miraggio. Lavorare sempre.
L’appartamento e’ grande, bello, comodo. Si vede il mare, a 200m. Vien
voglia di fare il bagno.
Non c’e’ in giro nessuno. Anche se mi dicono che e’ alta stagione.
D’estate c’e’ troppo caldo. Adesso invece il clima e’ ideale.
L’appartamento ha quasi tutte le finestre rotte dall’uragano, riparate
alla meglio da assi di legno e cellophane.
Ci sono i lavori di riparazione in corso.

Qui sono abituati alle lunghe distanze, da percorrere sempre a bassa
velocità. I cartelli di speed limit si succedono incessanti. 25, 35,
45…E guai a non rispettarli. La polizia, mi dicono, e’ sempre pronta
a fermarti, e son dolori.

La Florida non e’ densamente abitata. Paesini separati da lunghi
tratti disabitati, paludi e foreste. Molti alberi spezzati e
abbattuti.
Poi, ogni tanto, una città piena zeppa di centri commerciali.
La gente gira con macchine di ogni tipo. Vecchi ruderi di 20 anni e
più. Macchine compatte, come le nostre medie, e macchinoni
impressionanti.
Molti gipponi.
Guidano tutti molto tranquillamente, senza fretta.

Ho fatto la spesa al supermercato. Uomini e donne in pantaloncini e
ciabatte o scarpe da ginnastica con i calzettoni.
Poche belle donne. Moltissime sovrappeso. Alcune deformi, gigantesche.
Anche uomini, ma le donne fanno più impressione.
Qui l’obesità e’ un vero problema serio.

I supermercati sono uguali ovunque, ormai. Cambiano, ma poco, le merci
esposte. Ma la struttura sembra universale.

Qualcuno tiene aperto anche di notte, 24/24.

Sono venuto qui per affiancare un programmatore che non può, da solo,
avviare due impianti insieme. Così, in teoria, io avrei dovuto
avviare l’impianto di Tulsa (Oklahoma) gemello dell’impianto di
Arcadia (Florida), sotto la guida di Paolo.

La verità e’ che Paolo se ne vuole andare, e non e’ neanche sicuro
che finisca l’impianto di Arcadia.
Figuriamoci se potrà assistermi ad avviare l’impianto gemello di Tulsa.

Che pasticcio.

Poi, altro problema, dovrò probabilmente occuparmi di altri impianti
dello stesso cliente, sempre in USA, sempre per Walmart.

Penso che diventerò americano.
Non so se essere molto contento di questo.
Certo, da un lato la cosa è interessante per il lavoro e l’esperienza.
Dall’altro, accidenti….. ho una moglie e due figli….

Beh, vedremo.

SECONDA PARTE: Florida

In cantiere mi tocca andare in giro con un elmetto bianco ed un paio di
occhialoni di sicurezza.
Bisogna usarli sempre. Anche i programmatori.

Gira per il cantiere Judy, una biondona che sembra una lottatrice di
wrestling. Non viene nessuna voglia di contraddirla.
Lei e’ la responsabile della sicurezza. Qualsiasi violazione alle norma può
essere punita da 1000$ all’espulsione dal cantiere.
CI sono altre norme rigide che riguardano il mangiare ed il bere.
Niente cibo, in cantiere. Solo in sala mensa.
E niente bevande di nessun tipo. Solo acqua.
E gli alcolici non sono permessi neanche in sala mensa.
Nel cantiere i limiti di velocità sono rigorosi. E guai a superarli.
Ma, insomma, dopo un poco ci si abitua.
Tutti salutano tutti. Quando incroci qualcuno quasi sempre scatta un saluto
che suona come “Hi don”, che invece pare significhi qualcosa come “How are
you doing?”.
Qualcosa come “come va?”.
La gente è per lo più molto gentile. Il cantiere brulica di operai,
elettricisti, meccanici, saldatori, carpentieri. C’e’ una attività
continua. Magari non frenetica. Ma costante.
Giro per la nostra parte di impianto, cercando di capire il più possibile.
Infine arriva il momento di lasciare la Florida, con molto dispiacere.
Mi ero abituato subito al clima caldo, estivo. Anche se, forse per colpa
dei condizionatori, mi sono preso un raffreddore con i fiocchi.
Lasciamo la Florida per l’Oklahoma.
Già nei giorni precedenti la partenza tenevo d’occhio le previsioni del
tempo. Le notizie non erano granché belle, se confrontate con il clima che
stavo per lasciare.
La temperatura in Ok, infatti, scende molto spesso sotto lo zero, anche di
giorno.
E la pioggia è una compagna fedele.
Partiamo dalla Florida a mezzogiorno.
Primo volo per Memphis, la patria di Elvis e di tutti i suoi adoratori.
Arriviamo in un paio d’ore, ma si riparte subito, appena il tempo per un
hot dog. Un furto. $7.5 per un pezzo di pane con un wurstel in mezzo. E una
bottiglietta di coca.
15000lire. Un panino e una coca.
Bah. Roba da aeroporto.
Si riparte per Tulsa su un jet regionale, una specie di pulmino dell’aria
da 40 posti.
Un paio di file davanti a me una ragazza, avrà avuto meno di 20 anni,
bionda e forse carina, era così grassa da non entrare quasi nella poltrona.
L’hostess, con molto tatto, ha spostato un altro passeggero, per lasciarla
sola.
Salvando così la vita dell’altro passeggero.
Minor fortuna ho avuto io. L’hostess non ha avuto pietà di me, e sono
rimasto schiacciato fra il mio compagno di volo, un omone di grandezza
impressionante, ed il finestrino.
Il volo e’ durato un’oretta, credo.
Meno male.
Cominciavo a soffrire di claustrofobia, chiuso fra l’omone ed il finestrino.
Durante il volo guardo fuori.
Campagna. Campagna, Campagna, Campagna. Campagna.
E campagna.
Affettata in fazzoletti quadrati da un reticolo di strade, così almeno
sembra dall’altro. Un reticolo di strade bianche e polverose.
Niente città. Qualche casa, qualche capannone. Ma pochi.
Arriviamo a Tulsa e finalmente si vede qualche segno di vita.
Una città con strade e palazzi e capannoni e macchine e autostrade.
Sommersa da una pioggia battente.
Noleggiamo un’auto, e mi tocca guidare.
Primo approccio, dopo almeno 30 anni, con una macchina automatica, senza
cambio.
La ragazza della Herz mi dice che e’ una macchina “piccola”. Ed in effetti,
rispetto alle loro macchine, e’ piccola. E’ una piccola Chevrolet, grande
quanto una nostra Golf, più o meno.
Ho un po’ di difficoltà ancora adesso, dopo due giorni, con il cambio
automatico.
Ogni tanto ai semafori metto in folle.
Ogni tanto mi viene da cambiare dalla prima alla seconda.
Ma passa subito.
Andiamo subito in cantiere.
E’ gemello di quello della Florida. Proprio gemello, dentro e’ tale e quale.
Solo che e’ più indietro, in ritardo di un mese, più o meno.
Poi andiamo a cercare un giaciglio.
La città più vicina e’ Bartlesville.
Beh, parlare di città e’ azzardato. E’ un paesone sparso intorno alla
statale 45. Sparso, nel senso che sembra non coagulare mai definitivamente
in un centro.
Case, capannoni, negozi, ristoranti, poi il nulla, poi di nuovo case e
capannoni…. e questo e’ il paesone.
Non l’ho ancora attraversato tutto. Lo farò appena avrò del tempo libero.
La gente parla un po’ meglio che in florida. Ma ho sempre molte difficoltà
a capirli. Parlano veloci, mangiando le parole.
Anche qui molta gente sovrappeso.
Ma non e’ che, qui o in Florida, siano TUTTI sovrappeso.
No. Ci sono persone normali o magre. Ma impressiona vedere quanti sono
sovrappeso. E, a volte, quanto siano sovrappeso. Nel senso che si vedono
persone proprio esagerate.
E non sembri una esagerazione.
Proprio oggi su un quotidiano ho letto che un qualche organismo governativo
che si occupa di alimentazione ha intenzione di lanciare una pesante
campagna contro il sovrappeso che ha delle pesanti conseguenze sociali.
Non vorrei ricordare male, non l’ho sottomano.
Ma pare , secondo le statistiche, che almeno il 60% della popolazione sia
sovrappeso.

Q: How many adults are overweight?

A: More than half of U.S. adults are overweight (BMI 25, which includes
those who are obese).<http://weightlossexplained.com/#5>5
All adults (20+ years old): 97.1 million (54.9 percent)
Women (20+ years old): 46.9 million (50.7 percent)
Men (20+ years old): 50.2 million (59.4 percent)

Raccomandano almeno un’ora al giorno di esercizio fisico. Perbacco.

Sensazioni sparse dall’altro mondo.

Ovviamente si tratta di sensazioni relative alla piccola fetta di mondo che
vedo. Forse poche miglia più in la è tutto diverso non so.
Racconto solo quel che vedo.
Guidare. Le strade sono male illuminate e delineate. Pochi catarifrangenti,
poche strisce per terra, vernice vecchia. Guidare di notte e capire dove
mettere le ruote è un’impresa. Anche quando si entra nei grandi parcheggi
dei centri commerciali. Crepare che si capisca da che parte uscire. Niente
cartelli. Niente strisce per terra. Spesso e volentieri finisco per
sbagliare. Anche le statali e le autostrade e gli svincoli sono segnalati
male e poco.
Da noi, sulle autostrade, i cartelli iniziano chilometri prima. Alcune
segnalazioni iniziano dall’altra parte della città, tipo quelle per
l’aeroporto. E ti accompagnano via via lungo tutte le autostrade e le
tangenziali.
Qui l’unica cosa che sai sempre è la strada su cui ti trovi. Gli svincoli
sono segnalati pochissimo, soprattutto le direzioni legate agli svincoli.
In alcuni casi, addirittura, il cartello con le direzioni era già oltre il
punto di decisione. Cosa che se non hai 14/10 di vista, riesci a leggere il
cartello solo dopo che hai già dovuto scegliere se uscire o andare dritto.
Suppongono che uno sappia già dove andare.
Anche le autostrade sono poco delimitate e illuminate. Catarifrangenti e
guard rail usati con il contagocce.
Si guida sulle corsie senza differenze. Qualche cartello, ogni tanto,
ricorda ai veicoli lenti di stare a destra. Ma tanto si sorpassa a destra o
a sinistra, senza differenze.
E si guida tutti con calma, a velocità limitata. Non ho visto auto fare lo
slalom come nei film.
La gente sembra tranquilla, nessuno si incavola, nessuno suona.
Forse perchè quando si incavolano tirano fuori le armi….. e sfogano le
frustrazioni represse, chissà.

Le armi le vendono al supermercato.
Per acquistare un’arma devi solo esibire un documento che ti identifichi.
Ma l’arma non viene registrata.
Devi essere maggiorenne. Ma una volta comperata l’arma, puoi venderla a chi
ti pare, anche ad un bambino di 5 anni, senza violare la legge.
A quel che so, la pistola la puoi portare senza formalità. Mentre per le
armi da guerra serve un qualche permesso. Forse.
In compenso non puoi avere una bottiglia di liquore libera in auto.

La gente è per lo più cordiale, affabile.
Stamattina cercavo un ufficio postale. Mi avevano detto “Vicino al WalMart”
ma non lo trovavo.
Ho chiesto ad una anziana signora che stava per uscire da casa. Mi ha dato
tutte le indicazioni.
Ho trovato l’ufficio postale. Ma mentre parcheggiavo ho visto la signora
che mi aveva seguito, per essere sicura che avessi capito. Poi,
tranquillizzata, ha fatto ciao ciao con la manina e se ne e’ andata. Deliziosa.

Qui lavorano tutti. Dagli studenti, per guadagnarsi qualche soldo, alle
persone anziane di ogni età.
Penso che non esistano limiti di età.
Il che, come tutte le cose, ha la sua parte buona e quella cattiva.
La parte buona e’ che nessuno qui ti nega un lavoro perchè sei troppo
vecchio. In Italia dopo i 40 anni hai chiuso.
Qui puoi avere 60, 70 anni. Se hai voglia di lavorare e sai fare quel che
serve a loro, accomodati.
Non e’ bello, in Italia, sentirsi vecchi e fuori dal mercato del lavoro a
40 anni.
L’altra faccia della medaglia e’ che qui pochi hanno una pensione decente.
In pratica per vivere devi lavorare tutta la vita.
Soprattutto se per tutta la vita hai fatto quei lavori il cui guadagno
basta appena per vivere, altro che mettere i soldi da parte.

Le città sono spalmate sul territorio. Paesi e città sembrano non avere
un centro. Un’anima.
Sono orizzontali. Costruzioni ad un piano, per lo più. Massimo due piani.
In città, proprio in città, pochi i palazzi sopra i due, tre piani.
E grandi spazi aperti.
Le definirei città diluite. Omeopatiche.
Tulsa, che ha 500’000 abitanti, e’ una città sconfinata. Ad attraversarla
in autostrada senza traffico ci vuole mezz’ora. Come Milano. Solo che
Milano avrà 2’000’000 abitanti, più o meno.

Le case sono quasi tutte villette. A schiera o singole. Con molto spazio
intorno.
Per lo più non recintate. Ho visto pochissime case con recinto. Più che
altro ho visto complessi residenziali recintati. Ma senza cancelli, senza
controlli.

Le ville invece sono appoggiate sul prato, senza alcun recinto.

La vulgata degli italiani in america dice che non serve il recinto. Se fai
tanto per renderli nervosi, ti sparano. Se pensano che tu voglia entrare in
casa loro con cattive intenzioni, tirano fuori la pistola o il fucile e ti
fanno secco. Ricordo una sentenza di qualche anno fa. Assolse un uomo che
aveva sparato ad un altro che cercava un’informazione.
Il giudice ha deciso che, anche le intenzioni del morto erano oneste,
l’uomo che ha sparato poteva anche pensare di essere in pericolo. BUM.

Di solito ci sono i negozi sulle strade principali. E le abitazioni nelle
viuzze secondarie.
Sulle strade principali non si parcheggia. Si gira in una strada secondaria
e si entra in un parcheggio. Sono ovunque, abbondanti, intorno a case,
negozi, uffici.

Le chiese, ce ne sono OVUNQUE; e di ogni tipo. Evangelici, pentecostali,
battisti, ecc ecc ecc. Le chiese hanno grandi cartelli che definirei
pubblicitari. TI ricordano che Dio è la fonte di ogni ricchezza e
consolazione ecc ecc. Domenica mattina mi sono fatto un giro, e i
parcheggi davanti alle chiese erano tutti pieni.

Molte auto hanno la bandiera americana. Un adesivo, o la bandiera fissata
all’antenna della radio. O l’adesivo a forma di nastrino con scritto “Io
sostengo le nostre truppe”. Riferito all’IRAQ, penso. Molti lavoratori,
dove lavoro io, hanno l’adesivo della bandiera sul casco protettivo.

Pochi negozi come li intendiamo noi. Per lo più ci sono grandi negozi e
centri commerciali.

Qui tutto e’ “catena”, o franchising, come dicono da noi quelli che sanno.
Ogni ramo del commercio ha la sua catena commerciale. Anche le farmacie.

Ah, le farmacie. Sono anche loro dei supermercati. CI trovi di tutto, dal
cibo alla cartoleria. Anche medicine. Ma le medicine le trovi ovunque.
I medicinali “da banco” si comperano al supermercato. Solo per i medicinali
“pericolosi” serve la ricetta e si va nella farmacia tradizionale, in un
angolo del supermercato.
MA moltissimi medicinali sono a vendita libera, nelle corsie.
Il che da un lato può essere preoccupante, perchè può spingere la gente
ad ogni tipo di abuso.
Ma d’altra parte da noi i farmaci da banco costano molto di più, perchè
il ricarico dei farmacisti e della distribuzione e’ esagerato.

Difficile trovare “ristoranti” o “trattorie”.
Anche i ristoranti sono in catena. In tutta l’america, la catena di
ristoranti italiani si chiama “olive garden”. E così via, per ogni tipo di
ristorante.
Forse nelle grandi città e’ diverso.
Ma qui non esiste che “hey, ho trovato un ristorantino dove fanno un
risotto che e’ un capolavoro”.

TERZA PARTE: Gli obesi

La cosa strana, che in qualche modo riguarda l’america, è il fatto che sto
lavorando in uno stabilimento CLONE di quello in Florida.
E’ davvero strano essere in Oklahoma, a 4 ore di volo dalla Florida, in
tutt’altro ambiente, ma muoversi in uno stabilimento esattamente uguale
all’altro.
Stessi uffici, stessi percorsi, tutto uguale.
Solo che quello in Florida e’ completo e “abitato”, mentre qui per ora gli
uffici sono ancora vuoti e disabitati.
Anche questo fa impressione. Sembra di tornare indietro nel tempo.
Di solito si passa da un ufficio vuoto ad uno via via riempito di mobili e
poi di persone.
Invece io ho vissuto la sensazione inversa: ieri gli uffici erano pieni di
mobili e persone con il loro bagaglio di sogni e speranze. Oggi mo trovo
negli “stessi” uffici, ma vuoti e silenziosi.
Anche nello stabilimento la situazione è analoga. Solo che qui sono
complete alcune sezioni che in Florida sono ancora in fase di montaggio,
altre che in Florida erano pronte, qui sono ancora in preparazione.
Passando da li a qui si ha quindi quindi la sensazione di fare dei salti
nel tempo, avanti o indietro.

L’altra strana cosa è quella di avere, ovunque, gli stessi ambienti. Qui
come in Florida, si entra in uno stabilimento ed è lo stesso. Ma altri,
identici, verranno costruiti nei prossimi mesi.
Stessa cosa per molti negozi e ristoranti. Non e’ solo lo stesso ambiente,
lo stesso marchio, la stessa merce. E’ proprio lo stesso negozio, sembra
semplicemente fotocopiato e appoggiato sul territorio, una fotocopia qui,
una li.
I ristoranti messicani Taco sembrano usciti da una catena di montaggio,
trasportati sul camion, appoggiati sul prato.
Ma così è per gli altri.

Sto lavorando con Amber, una simpatica ragazza di 28 anni. Di quelle
notevolmente sovrappeso. Simpatica, spiritosa, allegra.
Sta studiando l’italiano, per cui riempiamo i tanti momenti vuoti
chiacchierando e azzardando lezioni di italiano.
Quello, almeno, lo conosco bene. Forse non “molto bene”. Ma quanto basta
per insegnarlo ad una straniera.

Lei in compenso non mi insegna molto, perchè parla come una
mitragliatrice, e ogni volta le devo chiedere di rallentare, se vuole che
la capisca.
Ma non si tratta solo di velocità. E’ proprio il modo di pronunciare, di
arrotolare le parole.
Oggi parlava di qualcosa che sembrava uno Sherlocar, non riuscivo proprio a
capire.
Alla fine si trattava dello Shuttle Car, ossia della navetta che trasporta
i pallet da un posto all’altro del frigorifero.
Solo che Shuttle, pronunciato da lei, diventa “scelo” o qualcosa del
genere, con le vocali appena accennate.
Difficile.
Cerco di ascoltare la radio, di guardare la televisione. Ma faccio una gran
fatica.

Qui in usa molte tv mandano i sottotitoli. Li chiamano “Caption”. Sempre.
Cioè, li attivi quando vuoi. E si attivano da soli quando azzeri il volume.
Ma sono sempre disponibili. TG, film, show.
E sottotitolano tutto, parola per parola. Anche i rumori, le risate. Le
porte che si aprono. Tutto.
I film sono titolati perfettamente. Le caption sono in sincrono con il
sonoro. Lo fanno con calma.
Mentre i TG e gli show li fanno in tempo reale, e c’e’ un ritardo di
qualche secondo. Quindi non servono molto per capire meglio il parlato,
perchè c’e’ troppo ritardo.
Non so se le caption siano dedicate ai sordi o agli stranieri. Qui e’
normale essere stranieri. Molta gente viene dal Sudamerica, lo spagnolo e’
la seconda lingua. Quasi tutti i prodotti hanno etichette bilingue,
inglese/spagnolo.
E, in ogni caso, girano qui immigrati di mai tanti paesi che le caption in
inglese sono un gran bell’aiuto. Soprattutto se si considera la orribile
pronuncia di molti di loro.

Qualcuno lo capisco subito quando parla. 90% e oltre. Con altri invece,
tipo la dolce e grossa Amber, non c’e’ progresso dopo quasi due settimane.
A volte, ancora adesso, le tocca prendere il blocco degli appunti e
scrivere li.
Perchè anche se parla piano, non capisco proprio le parole. E a volte sono
parole normalissimi.
L’altro giorno invece è arrivato uno sui 60anni. Originario di…. boh,
Massachusetts o simili.
Ad ascoltarlo sembrava di leggere un libro. Chiaro, limpido, scandito. Un
piacere.
Non sono tutti uguali.
Anche da noi, del resto. C’e’ gente che mangia le parole, le succhia, le
mastica, le arrotola. Tutto meno che pronunciarle correttamente.
E non parlo di dialetto. Parlo proprio di dizione.

Qui i dialetti pare che non esistano. Mi pare strano, ma me l’hanno detto
in molti.
Cambia l’inflessione, il modo di parlare.
Al sud sono lenti.
Al nord parlano a mitragliatrice, tagliando le parole.
Molti usano slang, espressioni gergali.
Ma non dialetti.
Avrò capito bene?

Cerco di guardare spesso la TV; anche se non mi piace.
Hanno dieci miliardi di canali, quasi tutti via cavo. Ci sono poche antenne.
La scelta e’ davvero tanta. Come il satellite da noi.
La pubblicità e’ devastante. A volte passo 5, 6 canali, prima di trovarne
uno senza pubblicità.
Ci sono i canali con i predicatori.
Ho una repulsione innata per i predicatori in genere, ma prometto che una
sera provo a fermarmi.
C’e un canale strano che fa una specie di asta fai da te. Un tizio, da
solo, mostra una serie di articoli.
Mentre li mostra, di lato, crescono le quotazioni.
Si sposta da solo la telecamera, che ha data e ora e altri segni come le
telecamerine che ci portiamo in giro per fare i filmini di famiglia.
Non c’e’ neanche uno straccio di colonna sonora.
Vende povere cose, non roba costosa. Ventilatori, cd player, roba di casa.
Non ho capito se vende il blocco o gli oggetti singoli.

C’e’ uno splendido poliziesco, spero che lo portino in Italia (se non e’
già arrivato): Si chiama Monk.E’ tenero e delizioso. Poca violenza. Molto
humor.
Mi piace. Sullo stile colombo, ma più surreale. Molto giocato sulle
paranoie di Monk, il protagonista.

Poi la tv assomiglia alla nostra. Reality show, identici ai nostri. Molti
film violentissimi, dove il protagonista e’ sempre l’americano che salva il
mondo o quanto meno la figlia, la moglie, gli amici. Ce ne sono a raffica.
C’e’ un poliziesco che racconta di una squadra che indaga su delitti di
violenza sessuale. Incredibile il compiacimento nell’insistere sulle
descrizioni delle situazioni peggiori. Pessimo, anche se girato bene.
Weather Channel trasmette sempre previsioni locali e nazionali e servizi sui
disastri causati dalla natura.

La pubblicità è quasi tutta di cibo, fast food, medicine e auto. Ma
soprattutto cibo. Non mi stupisco più per i loro problemi di peso.

Ogni etichetta racconta i “fatti” nutrizionali di cibi e bevande. Anche
l’acqua. Calorie 0. Grassi 0. Carboidrati 0. Possono definirla fat-free,
volendo. Forse lo fanno.

Ah, un’altra cosa delle pubblicità: i disinfettanti da mani. C’e’ questa
paranoia che dove tocchi tocchi, poi ti devi disinfettare le mani perchè
chissà quali orribili minacce ti aspettano su una maniglia di porta, sul
carrello del supermercato, sui pulsanti dell’ascensore..

A questo proposito ricordo che avevo una paranoia simile quando era piccolo
mio figlio. Disinfettavo tutto. Dal biberon ai giocattoli.
Finché un giorno, non trovandolo, l’ho cercato per casa. L’ho trovato in
bagno. Beato, stava usando lo scopino del water come un gelato.
Ho buttato via il disinfettante.
Ero addirittura privo di sedermi sul divano con le gambe accavallate.
Perchè la prima cosa che faceva era di razzolare fino a me, e tirare una
godutissima leccata alle suole delle scarpe.
Un giorno, ma era già più grande, l’ho trovato in una posizione abituale,
sdraiato per terra a pensare ai casi suoi, lo sguardo perso in chissà
quale sogno.
E, beato, magiucchiava la…… ruota del passeggino!

Altro che disinfettare le mani ad ogni contatto “estraneo”!

Non ho molti rapporti con i locali.
Ho conosciuto una signora indiana. Abita a Tulsa. Nonna di 40 anni. Ha un
nipotino che cresce lei, perchè la figlia, che e’ la mamma del bambino, e’
fuori di testa. Bipolare, a volte sta bene, altre volte va via di testa. La
signora lavora in WalMart, il supermercatone aperto 24/24. A lei danno solo
turni di notte.
Così si deve pagare la babysitter o il nido notturno per il bimbo. Prende
7 dollari l’ora. Senza assistenza medica, senza pensione.
L’ho vista due sere a pizza, sempre di sabato. Lavora 12 ore a notte(21-9)
per 4 notti, e 3 di sosta nel weekend. Spera di ottenere almeno un sussidio
per la figlia bipolare.

Per il resto zero. Difficile fare amicizia, visto che lavoro anche io dalle
8 alle 20. E poi doccia, cena, nanna.

Conosciamo le ragazze dei bar ristoranti. Sono di una gentilezza squisita.
Forse solo professionale, ma credibile. Secondo me c’è del loro.
Spesso si siedono a fare due chiacchiere con noi. Certo, chiedono sempre se
vogliamo un’altra birra.
Hanno, ovviamente, la percentuale.
E’ di regola almeno il 15% di mancia. Maleducazione dare di meno.
Se paghi con la carta di credito, ti portano la ricevuta da completare.
C’e’ il netto. Aggiungi la mancia e fai la somma. Così paghi la mancia con
la carta di credito.

Ho avuto inizialmente problemi di relazione con i miei colleghi italiani.
Tutti nordici, e questo forse pesa.
Mi sentivo un intruso, ignorato e in alcuni casi trattato con freddezza e
malcelata aggressività.
Gli americani sono molto socievoli, per il poco che li frequento. Gli
italiani per lo meno freddi. Alcuni proprio ostili.
Poi, poco per volta, la cosa sta cambiando.
A dire il vero ce n’è uno, Pasquale, (pugliese, guarda caso) che invece e’
caldo, casinista, chiacchierone, affettuoso.
Fa da collante. E’ arrivato insieme a me, nuovo anche lui. Ma evidentemente
più adatto alle relazioni sociali.

Se ne sono anche andati i due più freddi, uno proprio burbero e ostile.
Entrambi softwaristi. Brutta gente, i softwaristi..
E via loro, l’ambiente sembra migliorato.
A volte usciamo tutti a cena. Siamo una decina. Poi ci andiamo a bere una
birra.

C’e’ un ragazzo giovane, intorno ai 20 anni, dolcino, timido. Parla poco
inglese. Muore dietro ad una camerierina della sua età ma e’ timido.
Allora gli faccio da apripista. Parlo io con la cameriera, con la mia
(nuova) faccia di tolla. E poi cerco di deviare l’attenzione su di lui.
Ma non ce la fa.

Le ragazze sono disponibilissime a chiacchierare. E sono poco più che
adolescenti. Non credo siano insensibili all’attrazione del giovane timido
italiano. Chissà.

Dicevo da qualche parte che le case non hanno recinti.
E’ vero.
In compenso sono recintati tutti i campi. O, per lo meno, tutti quelli
usati a pascolo. Cioè quasi tutti. Non ho visto molti campi coltivati qui.
Quasi tutti recintati e con le mucche libere che scorrazzano. Da noi e’
impensabile avere tanta terra a pascolo per le mucche.
Ogni tanto un pozzettino di petrolio. Non enormi. La solita pompetta che va
su e giù.

Pare che qui, proprio dove sono io adesso, sia iniziata l’epopea del
petrolio. Possibile? Ma non era in Texas? Ad ogni modo qui a Bartlesville
c’e’ un monumento nazionale che e’ il primo pozzo. Sono tutto emozionato.

Ho cercato in internet. Qui a Bartlesville e’ iniziata l’epopea della
Phillips Petroleum Company, fondata da un certo Frank Phillips che pare sia
stato il primo a cercare, e trovare, il petrolio in Oklahoma, proprio qui.
Niente di così epico. Salvo il fatto che, ovviamente, i terreni erano
degli indiani..

Le macchine non sono più mostruose come una volta. Intendo dire che non si
vedono più i transatlantici di un tempo. Adesso sono macchine
medio-grandi, dalla dimensione Golf alla Mondeo o poco più, Nessuno
modello riconoscibile di quelli che abbiamo noi. E poi un sacco di pickup e
SUV. Quelle grandi macchine che in Italia usa la gente che vuol dimostrare
quanto ricca e potente sia.
Qui però li usano tutti, perchè le strade di campagna lo richiedono. E
qui la campagna esiste davvero.

Ho controllato i prezzi. Un pickup Toyota, 4000cc, 4wd, costa $20’000. Come
dire 15’000eu. Da noi ci prendi una Punto. Provare per credere.

Una cosa che proprio non mi piace, e’ il fatto che qui paghi le telefonate
anche quando le ricevi. Non so se e’ valido per i fissi. Quasi certamente
lo e’ per i cellulari.
Passi il concetto che si debba pagare tutto, ma anche le telefonate in arrivo?

Continuo ad essere sconvolto dalle persone grasse.
Al supermercato ci sono delle sedioline a rotelle, elettriche.
Le persone anziane, handicappate, ma spesso troppo grasse, le usano per
fare la spesa.
Le confezioni in qualche modo spiegano il perchè. Sono spesso confezioni
giganti. Il latte è in fustini da almeno 2litri con il manico , di quelli
che noi usiamo per la candeggina.
Lo stesso per i succhi di frutta o per l’acqua. Naturale o filtrata.
Difficile trovare acqua frizzante come da noi. La trovi in un angolo, e i
commessi non capiscono di cosa parli quando chiedi “acqua con gas e basta”.
Per lo più cercano di spacciarti l’acqua tonica.

A tutt’oggi l’america non mi eccita più di tanto. Vero è che non posso
pretende molto da un paesotto del middle west. Ma tutto sommato questo e’
un campione di vera america. E sarà sciovinismo, ma preferisco l’Europa, con
tutte le sue contraddizioni.
Certo qui non c’e’ una burocrazia soffocante. C’e’ da imparare.
Ma ho la netta sensazione, e so di scoprire l’acqua calda, che non abbiano
proprio l’idea di cosa possa essere la protezione degli strati più deboli
della popolazione.
Qui se sei bello robusto ce la fai, ed hai buone possibilità.
Ma per chi non ce la fa non c’e’ pietà. E’ facilissimo andare a fondo.

OpenVPN server con Minirouter gl-inet GL-MT300N-V2

Finalmente ho trovato cosa fare con il minirouter GL-MT300N-V2 che ho acquistato già un anno fa. E’ comodissimo per creare una rete wifi dove c’è solo un attacco LAN con il cavo. Ma può anche essere usato come OpenVPN client, per collegarsi ad una qualsiasi VPN commerciale o personale. E, nel mio caso, come OpenVPN server, per creare una VPN sulla mia rete casalinga. 

Non sto qui a spiegarvi nel dettaglio cos’è una VPN, in rete trovate tutte le spiegazioni possibili. In estrema sintesi le VPN vengono usate per due scopi. Uno molto tecnico, vi consente di entrare “da fuori” in una qualche rete in cui siete ben accetti. Un esempio? Entrare, quando siete a casa o in viaggio, nella vostra rete aziendale, e poter quindi accedere a server, stampanti e quant’altro. O accedere, da “fuori”, alla vostra rete casalinga, per poter prelevare files dal vostro NAS o per accedere alla vostra Home Automation senza dover passare dai servizi cloud delle varie aziende. E’ una connessione protetta da una crittografia molto spinta, il che dovrebbe mettervi al riparo da brutte sorprese tipo hacker che si insinuano nella vostra rete aziendale o casalinga. 

L’altro tipico utilizzo della VPN commerciali è quello di creare un tunnel che vi permetta di arrivare dall’altra parte del mondo, per superare le limitazioni geografiche che molti fornitori di informazione pongono a chi vuole accedere ai loro contenuti. Esempio? Voglio vedere un programma RAI quando sono all’estero. Il più delle volte una schermata maligna mi dice “Non puoi accedere a questo contenuto da fuori Italia”. Ma se usi una VPN che ti fa “sbucare” in Italia, il server della RAI penserà che tu sia in Italia e ti farà accedere al contenuto. Con queste VPN puoi scegliere la tua “nazionalità fittizia” e quindi accedere ai contenuti del paese desiderato. 

Fine del pistolotto iniziale, vediamo adesso come ho installato la mia VPN.

Il punto di partenza è la mia rete casalinga su ADSL (!!!!) TIM e router Fritz!Box 7390. 

Quando scarti il TM300 devi procurarti un alimentatore USB. Io l’ho attaccato alla porta USB del Fritz. Attacchi anche il cavo di rete fra la porta WAN del TM300 e una delle porte LAN del tuo router. Se non hai una porta libera puoi anche andare via WiFi, ma chiaramente la velocità poi ne risente. 

Una volta acceso il TM300 cerca sul tuo PC la rete WiFi GL-MT300N-V2 e collegati. La password iniziale è goodlife, poi penserai a modificarla. 

Entra ora nella pagina web a indirizzo 192.168.8.1 e vai alla sezione INTERNET

Se vorrai collegarti al tuo router via WiFi dovrai selezionare la tua rete (scan) e collegarti. 

A questo punto apri la sezione OpenVPN Server

fai click su “generate a configuration file“, e ti si apre una pagina di parametri che puoi tranquillamente lasciare come sono:

Fai click su “Export Configuration” e salva da qualche parte il file “Client.ovpn” che ti servirà dopo sul tuo client. 

Salvata la configurazione puoi fare click su Start. Parte il server OpenVPN, e da questa parte abbiamo finito.

Ora dipende da come sei messo con l’indirizzo IP pubblico. La VPN necessita di un indirizzo pubblico statico, altrimenti il client non sa a che indirizzo venire a trovare il server. Solitamente i fornitori danno ai router un indirizzo che può cambiare di quando in quando. Per il server OpenVPN serve invece un indirizzo pubblico che non cambi mai. Devi quindi chiedere al tuo fornitore di servizi un indirizzo IP pubblico STATICO. Fastweb, ad esempio, te lo da gratis in poco tempo. Altri fornitori te lo danno a pagamento e ti fanno penare. Un’altra soluzione e quella del DDNS. Ossia un servizio (gratis o a pagamento) che provvede lui a generare un nome di dominio che corrisponde al tuo indirizzo IP Pubblico. E provvede lui ad aggiornare il collegamento quando l’indirizzo IP pubblico cambia. Il nome di dominio invece resta uguale, tipo “pincopallo.ns0.it“. Io uso il servizio gratuito DynDNS.it che ha l’unica noia di richiedere la conferma ogni mese. Ma funziona e quindi va bene. 

Quindi ricapitolando: se hai un IP pubblico statico sei a cavallo. 

Se non ce l’hai hai due soluzioni: (1) lo chiedi al tuo provider (2) usi un DDNS.

Per me vale la seconda opzione.

Nel primo caso, il tuo file “Client.ovpn” generato in precedenza è già pronto per essere installato sul client.

Nel secondo caso invece devi aprirlo con il notepad e cambiare la riga 4, quella che dice qualcosa come: 

remote 80.123.123.123 1194

Quello che vedi fra la parola “remote” e il numero “1194” è il tuo indirizzo IP pubblico. Lo puoi verificare andando sul sito myipaddress.com e visualizzando il tuo indirizzo IP pubblico. 

Se avrai correttamente attivato il tuo servizio DDNS, dovrai sostituire l’indirizzo IP pubblico con il tuo nome dominio, qualcosa come:

remote pincopallo.ns0.it 1194

Salvi il file ed è pronto per essere installato sul client OpenVPN.

Ora passiamo al router. Occorre aprire la porta 1194 (quella usata per OpenVPN) all’indirizzo IP del MT300 nella tua rete interna. 

Ogni router ha le sue modalità, non si può quindi fare una procedura generale. Vediamola per il Fritz!Box 7390

Prima di tutto occorre scoprire quale indirizzo IP corrisponde al MT300. Si va sulla pagina Schema rete domestica e si cerca il dispositivo GL-MT300N-V2-ed1 e si prende nota del suo indirizzo IP (nel mio caso 192.178.1.66). 

Sarebbe anche cosa buona editare la voce e imporre che al dispositivo venga sempre assegnato lo stesso indirizzo IP 

A questo punto aprire la sezione Internet – Abilitazioni e fare click su “Aggiungi dispositivo per abilitazioni”. Scegliere il nostro GL-MT300. 

Aggiungere poi una nuova abilitazione che chiameremo OpenVPN

Nei dettagli della nuova abilitazione scegliere il protocollo UDP e le porte da 1194 a 1194, con porta esterna 1194. In questo modo il solo traffico UDP attraverso la porta 1194 verrà abilitato a raggiungere solamente il nostro dispositivo. 

Il nostro router è ora pronto ad indirizzare il traffico OpenVPN al nostro dispositivo, sulla porta 1194. 

Non resta che installare sul nostro PC il client OpenVPN che si trova sul sito dei download di OpenVPN. E quindi avviare il client OpenVPN e importare il file Client.ovpn preparato in precedenza. 

Una volta avviata la connessione il nostro PC, da qualsiasi parte nel mondo, potrà collegarsi alla nostra rete domestica o aziendale.

 

 

 

 

Il 5G è un pericolo?

Della tecnologia 5G se ne parla tanto, e non sempre correttamente. 

Alcune persone o associazioni hanno deciso che il 5G, lo standard più avanzato per i telefoni cellulari, è un pericolo da combattere. 

Proviamo a ragionarci sopra, ma prima dobbiamo mettere le basi, chiarire alcuni concetti, altrimenti rischiamo di fare dei discorsi campati per aria. Ci vuole un po’ di pazienza per capire bene le cose.

In questo articolo non voglio cercare di cambiare le idee di nessuno. La mia intenzione è solo quella di offrire il punto di vista di un tecnico, di uno che ha studiato queste materie e ci ha lavorato per quarant’anni. Gli elementi tecnici base per capirci qualcosa di più li troverete qui, poi ognuno si farà la sua idea. 

Premetto che l’articolo è lunghetto. D’altra parte è indirizzato soprattutto a chi non ha competenze specifiche ma assume posizioni critiche. E’ possibile criticare senza sapere? Dire “non voglio il 5G” senza neanche sapere di che cosa si tratta è un atteggiamento (assunto da molti) poco razionale. Oggi, purtroppo, va di moda prendere posizioni “contro” anche senza conoscere veramente le cose. Io resto dell’idea di Luigi Einaudi: occorre conoscere per deliberare

ONDE RADIO

Viviamo immersi nelle onde radio. La luce è un caso estremo di onda radio naturale, e la luce ci dà la vita. Ma da quando Marconi ha inventato la radio, ci sono altre onde radio di origine artificiale, ovunque. Vediamo le applicazioni che conosciamo meglio:

La Televisione.

 

 

 

 

Le immagini televisive partono come onde radio dall’antennone che le trasmette e arrivano fino all’antenna sul tetto. Mentre gli apparecchi TV che abbiamo a casa hanno dei livelli di emissione EM irrisori, le antenne centrali invece usano potenze molto alte, dell’ordine di qualche decina o centinaia di kW, per coprire un ampio territorio. Vengono solitamente posizionate in posti molto alti, colline o montagne. A volte in cima ai grattacieli. 

Le radio dei pompieri, ambulanze, polizia, tram, treni, quasi tutti i servizi pubblici

Le radio dei sevizi pubblici sono collegate alle centrali di comunicazione tramite onde radio. Stessa cosa per gli aerei. Sia le trasmittenti dei mezzi mobili che quelle delle centrali utilizzano potenze che vanno dai 5 W alle decine o centinaia di W per le centrali. 

I walkie Talkie

I walkie talkie, sia quelli dei bambini che quelli professionali comunicano fra di loro tramite onde radio. Hanno emissioni che vanno dai pochi mW per i giocattoli per bambini fino a 5 o 10W per le applicazioni professionali.

Il RADAR degli aerei

I radar che controllano la sicurezza degli aeroplani utilizzano onde radio nel campo delle microonde. Indipendentemente dalla potenza della trasmissione, la forma a parabola dell’antenna concentra l’emissione in direzione degli aerei, quindi difficilmente può avere un impatto nei confronti delle persone a terra.

I CELLUARI ALL’APERTO

Quando siamo fuori casa i nostri cellulari funzionano collegandosi alle famose antenne dei cellulari, quelle che ci fanno sempre tanta paura. Le potenze in gioco sono variabili in base al numero di utenti e all’area da coprire. Si va da pochi mW per celle molto piccole a migliaia di W per impianti che devono coprire vaste aree. 

I CELLULARI A CASA

Quando invece siamo a casa i nostri cellulari si collegano al router WiFi di casa, almeno per quanto riguarda l’accesso a internet. Per legge i router per uso casalingo (indoor) possono avere potenza fino a 100mW, quindi molto limitata. 

E potrei sicuramente andare avanti per molto, ma penso che si sia capito il significato. Ormai non c’è posto al mondo che non sia inondato da onde radio generate dalle varie apparecchiature che in un modo o nell’altro ci aiutano a vivere meglio, più comodi, più sicuri. Può piacere o non piacere, ma provate a pensare cosa sarebbe oggi la nostra vita senza TV, Radio, WiFi e senza la sicurezza delle varie applicazioni pubbliche (Ambulanze, Pompieri, Polizia, Treni, Navi, Aerei) che si basano sulla radio per le loro comunicazioni. Neanche il navigatore della nostra auto potrebbe funzionare senza le onde radio dei satelliti del GPS. 

Per andare avanti quindi dobbiamo essere d’accordo su una cosa: le onde radio ci servono. Neanche nella maggior parte dei villaggi africani si fa a meno della radio. Anzi, più un posto è isolato più ha bisogno della radio per collegarsi al resto del mondo.

Entriamo un po’ nel dettaglio e parliamo quindi delle onde radio, e di due particolari aspetti che accomunano TUTTE le onde radio: frequenza e potenza. 

Partiamo da qualcosa che conosciamo bene: il suono. Immaginate due persone che parlano, un uomo con la voce molto grave e una donna con la voce molto acuta. Entrambe le persone possono parlare a bassa voce o urlare. Il tono della voce, grave o acuta, è la frequenza del suono. Il volume (sotto voce o urlata) è la potenza del suono. Un suono quindi può essere grave o acuto e contemporaneamente debole o forte. Situazione analoga per le onde radio che possono avere frequenza bassa e altissima e potenza bassa o altissima. Le due cose non vanno confuse, mente spesso negli articoli che trovate, soprattutto quelli allarmistici, si fa una grande confusione fra frequenza e potenza. Non è infrequente trovare frasi assurde del tipo “una trasmittente della potenza di 600 GHz”.  La frase dovrebbe essere “una trasmittente della frequenza di 600 GHz”. Confondere frequenza e potenza  potrebbe sembrare un semplice errore, se non ingenerasse in chi legge la sensazione che più alta è la frequenza, più forte e pericolosa è l’emissione. Cosa che è vera solo in parte, solo agli estremi più alti della frequenza, là dove le onde radio diventano radiazioni ionizzanti. 

FREQUENZA DELLE ONDE RADIO

Qui si fa un piccolissimo passo avanti nella tecnica. Le onde radio sono onde, come quelle che si ottengono buttando un sasso nello stagno. 

Butta un sasso nell’acqua e vedrai delle onde allontanarsi del punto in cui è caduto. Le onde radio sono la stessa cosa. Vengono emesse dall’antenna, ma non le vediamo. Possiamo solo immaginarle. Ci sono onde “lunghissime” e onde “ultracorte”. La lunghezza è quella che c’è fra una cresta e la successiva. 

Le onde lunghissime sono quelle a sinistra, che ricordano una molla molto tirata. Quelle ultracorte sono quelle a destra, che ricordano una molla molto compressa. Ecco due immagini simili che visualizzano tutte le onde radio che ci circondano,  alcune naturali e altre artificiali.

Si può facilmente vedere come fra la radiazione infrarossa e quella ultravioletta vi siano tutti i colori della luce visibile. 

La frequenza delle onde la misuriamo in Hertz (Hz) o con i suoi multipli kHz (1000 Hz), MHz (1’000’000Hz), GHz (1’000 MHz), EHz (1’000 GHz). 

In ordine crescente di frequenza abbiamo:

50 Hz Corrente elettrica casalinga onde lunghissime
100 KHz Radio a lunghissima distanza onde lunghe
1 MHz Radio a lunga distanza (AM) onde medie
100MHz Radio locali (FM) onde corte
1 GHz Televisione – cellulari onde ultracorte
 10 – 100 GHz RADAR microonde (millimetriche)
oltre 1000 GHz
(oltre 1EHz)
Luce infrarossa, visibile, ultravioletta onde micrometriche
oltre 1’000 EHz Radiazioni ionizzanti pericolose onde nanometriche

Ogni tipo di emissione ha bisogno della sua frequenza, a seconda del tipo di servizio che deve fare. Le radio che trasmettono musica possono usare onde dalle lunghe alle medie alle corte. Quello che cambia è la distanza che le onde radio riescono a coprire. Le onde lunghe viaggiano fra i continenti. Le onde corte invece coprono solo le zone locali, ma hanno il vantaggio di offrire più “canali”. Più si sale di frequenza, verso le onde ultracorte, più aumentano i canali. Per avere più canali occorre salire di frequenza. Si perde in distanza (quindi servono più antenne) ma si guadagna in canali. Le televisioni con il passare dei decenni stanno usando onde sempre più corte, per avere più canali disponibili. 

Le onde radio che vanno dalle lunghissime su su fino alle microonde e alla luce visibile non sono considerate pericolose, se non a potenze elevate (della potenza ne parliamo più avanti). 

Dall’ultravioletto in poi le onde radio diventano radiazioni ionizzanti, e qui son dolori. Esempi di radiazioni ionizzanti sono i raggi X, e i raggi gamma. Con queste radiazioni occorre andarci piano, esporsi il meno possibile perché si va a rischio tumori o addirittura ustioni e morte.

Ma allora la frequenza è pericolosa? Sui pericoli derivanti dalle emissioni elettromagnetiche, ossia le onde radio, torniamo dopo. Possiamo però anticipare che, si, più sale la frequenza più aumentano i rischi, soprattutto dai raggi UV in poi. Ma in realtà tutto dipende dalla potenza.

POTENZA DELLE ONDE RADIO

Capita più o meno cos’è la frequenza, adesso parliamo della potenza. Il confronto con la voce è facile facile: se sussurro (bassa potenza) mi sente solo chi è vicino a me. Se urlo mi sentono anche persone dall’altro lato della valle. Le onde radio seguono lo stesso principio: se la potenza è bassa l’onda radio “si spegne” rapidamente e non va molto lontano. Se la potenza è alta l’onda radio può andare molto più lontano.

La potenza si misura in Watt (W) con i suoi sottomultipli (milliwatt mW) o multipli (kilowatt kW).

pochi milliwatt (mW) telecomandi apricancello, giocattoli per bambini, telefoni cellulari
watt walkie talkie professionali, radio polizia e servizi pubblici
kilowatt (kW) emittenti radio / TV
megawatt (MW) armi a microonde o laser

Solitamente si usa la potenza più bassa che garantisce il risultato. Nessuno penserebbe a fare un telecomando apri-cancello della potenza di qualche watt, sarebbe assurdo dato che pochi milliwatt sono più che sufficienti. Per coprire una vasta area con una emittente televisiva servono invece impianti da migliaia di watt (kilowatt).

La potenza rappresenta la vera FORZA con cui un’onda radio ci colpisce. Qualsiasi sia la sua frequenza, un’onda radio debole difficilmente potrà causare qualche danno significativo. Un’onda molto forte (molto potente) potrà invece generare danni, soprattutto se oltre ad essere molto forte (alta potenza) è anche molto veloce (alta frequenza).

Introduciamo quindi un concetto base: il pericolo è dato dalla combinazione fra alta potenza e alta frequenza. 

Questo concetto lo si capisce molto bene se si pensa al forno a microonde che molti di noi hanno a casa. 

Il forno a microonde genera lo stesso tipo di radiazione generata dai telefoni cellulari e dalle armi più o meno segrete che si usano per disperdere le folle o per abbattere missili a distanza. La differenza sta nella potenza.

  • I nostri telefoni generano microonde a potenze bassissime, di pochi millesimi di Watt (pochi mW) e presentano rischi difficilmente quantificabili.
  • I nostri forni a microonde generano potenze intermedie, di quasi DUEMILA Watt, quindi un milione di volte più potenti di un telefono cellulare. Siccome sono isolati perfettamente non presentano rischi quando sono chiusi. Ma all’interno del forno il rischio di danni alla persona è alto.
  • Le armi a microonde generano potenze di svariati MILIONI DI WATT, quindi miliardi di volte più potenti dei nostri cellulari. Si tratta di armi, quindi qui il rischio è alto, garantito. 

E’ evidente che non ha senso accomunare telefoni cellulari, forni a microonde e armi a microonde. Tutti usano le microonde ma a potenze diversissime. Chi ti dice: “pensa, il tuo cellulare è come un forno a microonde, ti cuoce il cervello” o è ignorante o cerca di fregarti. Sarebbe come dire che un pizzicotto e una pressa da 10 tonnellate sono la stessa cosa e fanno lo stesso danno.

A costo di essere noioso ti propongo un’altra similitudine. Tutti usiamo l’acqua, per bere e per lavarci. A nessuno verrebbe in mente di essere in pericolo.

Ma la stessa acqua, usata a pressione di 7000 bar può essere usata per tagliare lastre d’acciaio fino a 15mm di spessore, con il TAGLIO AD ACQUA

Quindi concludiamo che l’acqua è pericolosa? La risposta è “dipende”. Se la beviamo dal bicchiere, la risposta è no. Se viene compressa a 7000 bar la risposta è SI. Dipende dalla potenza.

Adesso ci siamo fatti un’idea di cosa sono le onde radio, la frequenza e la potenza.

EVOLUZIONE TECNOLOGICA DEI CELLULARI

Abbiamo capito che i cellulari non sono altro che apparecchi radio forniti di tastiera e display.

I primissimi cellulari degli anni ’80 erano grossi e pesanti e la loro apparecchiatura radio era piuttosto rudimentale. Per garantire la comunicazione usava molta potenza, fino a 10W nei casi peggiori. L’emissione radio di onde EM era quindi piuttosto forte. 

Poi, con il passare del tempo ed il progredire della tecnologia i cellulari sono diventati molto più “furbi”. Utilizzano potenze bassissime e solo quando serve. Se ad esempio noi facciamo una breve pausa fra una parola e l’altra, il cellulare abbassa di molto la potenza, quasi a zero, perché non ha niente da trasmettere.  Inoltre la potenza di emissione del cellulare viene automaticamente regolata in base alla distanza dalla stazione base. Se la stazione base è vicina la potenza utilizzata è bassissima. Questo è vero anche per le antenne sui tralicci. La potenza viene emessa solo quando serve. Sono migliorate di molto anche le sezioni riceventi dei cellulari. Questo significa che il cellulare “prende meglio”. Ogni nuova tecnologia (1G, 2G, 3G, 4G, 5G) utilizza meno potenza della tecnologia precedente. Questo fatto è legato soprattutto ad una esigenza primaria: consumare meno batteria. Se il cellulare utilizza meno potenza la batteria dura di più, e questo è un vantaggio commerciale per chi produce e vende cellulari. Per questo i produttori di cellulari cercano soluzioni tecnologiche che consentano di utilizzare meno potenza, prolungando così la vita delle batterie e limitando nel contempo le emissioni EM. Con conseguente diminuzione dei rischi associati.

CELLE

La telefonia mobile si chiama “cellulare” proprio perché divide il territorio in molte “celle” contigue. Ogni cella ha la sua stazione base con relativa antenna. Quando il nostro cellulare si muove da una cella all’altra, mentre ci spostiamo a piedi o in auto, viene preso in carico dalla cella successiva, quindi si connette ad un’altra antenna. Perché questo meccanismo funzioni occorre che la potenza delle antenne sia limitata in modo da non interferire con la cella contigua. Questo è il motivo in base al quale la potenza delle stazioni basi e delle antenne dei cellulari è comunque una potenza limitata, per non creare interferenze con le celle circostanti. Nel caso del 5G questo meccanismo è spinto ancora più avanti: le celle sono molto più piccole rispetto al 4G e quindi  le potenze devono essere ancora inferiori.

 

SI, MA DICONO CHE IL 5G E’ PIU’ PERICOLOSO

Questo secondo me è tutto da dimostrare. Sono stati usati tanti argomenti contro il 5G, per motivi che io non capisco. 

FREQUENZE

Il 5G utilizza in parte le stesse frequenze (700 MHz e 3GHz) delle tecnologie precedenti. Quindi, a rigor di logica, presenta gli stessi (eventuali) problemi delle generazioni precedenti (1G fino a 4G). Poi è previsto in futuro anche l’utilizzo della banda a 26GHz (gigahertz), che è quella che spaventa qualcuno. Ma anche qui siamo ancora nel campo delle radiazioni non ionizzanti, che alle bassissime potenze utilizzate dai cellulari non creano alcun problema. 

ANTENNE

Una delle caratteristiche innovative e positiva del 5G è il sistema di “antenna intelligente”.

A differenza del 3G / 4G, dove l’antenna “illumina” con un ventaglio di onde radio tutta la sua zona di competenza, anche lì dove ci sono telefoni non attivi, l’antenna 5G è intelligente e convoglia le onde radio in forma di “raggi” (beam) solamente in direzione dei telefoni attivi. Questo, anche per chi si preoccupa della salute, è un grande passo avanti perché consente di non inviare onde radio dove non servono. Paradossalmente ci si deve preoccupare molto meno del 5G che del 4G.

Si ma con il 5G metteranno milioni di piccole antenne, saremo circondati.

Non nego che l’argomento possa essere di un certo effetto, ma ad una analisi più dettagliata è inconsistente.

Soprattutto nella banda più alta (ancora non usata in Italia) dei 26GHz le onde radio si propagano molto male e vengono fermate facilmente da qualsiasi ostacolo. Per questo l’idea è quella di usare molte antenne a bassissima potenza invece che poche antenne a potenza maggiore. Le celle, come detto in precedenza, saranno molto più piccole, e la potenza di conseguenza dovrà essere molto più bassa. Si, saremo circondati da tanti trasmettitori, ma a bassissima potenza. 

Ho letto che con il 5G ci potranno controllare meglio perché le onde del 5G penetrano meglio nei muri.

Questo è un argomento totalmente infondato. Per quanto riguarda le bande di frequenza già usate dal 4G (700 MHz e 3 GHz) non ci sarà alcuna differenza. Mentre per quanto riguarda la banda più alta, a 26GHz, è un dato tecnico risaputo che più alta è la frequenza delle microonde più bassa è la loro capacità di penetrazione degli ostacoli. 

Saremo circondati da miliardi di dispositivi IoT (Internet of Things) che generano campi EM pericolosi.

Anche questa è una affermazione totalmente infondata, per questi motivi:

  • I dispositivi IoT non sono strettamente legati al 5G. Già oggi siamo circondati da dispositivi IoT: telecamere di sorveglianza, elettrodomestici, interruttori intelligenti, lampade intelligenti. La maggior parte di questi dispositivi si collegano al WiFi di casa, e sono del tutto indipendenti dal 5G. Altri dispositivi IoT arriveranno, e alcuni di loro si connetteranno alla rete 5G. Altri invece si connettono ad altre reti (LoRa), sulle stesse frequenze degli attuali cellulari (430 MHz, 868 MHz). Cito da un interessante articolo: “Una Low Power-Wide Area Network, per essere considerata applicabile in un’ambientazione Internet of Things deve avere delle ben precise caratteristiche, prima di tutto basso costo e bassi consumi. Infatti se si considera che in certe installazioni gli end-node device, o punti terminali di comunicazione come sorgenti di dati, potrebbero essere parecchie migliaia, i costi unitari sono il punto di partenza per determinare il ritorno dell’investimento, e i bassi consumi sono imprescindibili laddove la funzionalità dipende da batterie.
  • I dispositivi IoT generano un bassissimo flusso dati, e sono spesso alimentati a batteria. Si accendono al momento di trasmettere dati e poi si spengono. Sono in pratica normalmente inattivi, silenziosi. Ad esempio, un sensore di temperatura o umidità non genera un flusso continuo di dati, che sarebbe inutile e provocherebbe la scarica prematura della batteria. Diciamo che il sensore di temperatura o umidità invia i suoi dati una volta al minuto, per un tempo brevissimo. E poi torna a “dormire”. La stessa cosa vale più o meno per tutte le applicazioni IoT. E’ quindi del tutto infondata la paura di essere “circondati e bombardati” da un continuo flusso di onde radio generate dai dispositivi IoT. 

PERICOLI DELLE ONDE RADIO

Le onde radio sono pericolose per la nostra salute? Alcune si, di sicuro. Già sappiamo che i raggi UV possono danneggiare la nostra pelle e provocare dei tumori. A maggior ragione le onde radio diventano pericolose man mano che saliamo di frequenza nel campo delle radiazioni ionizzanti.

RADIAZIONI IONIZZANTI

Per radiazioni ionizzanti si intendono quelle onde radio a frequenza altissima (maggiori di 10EHz) che vanno dai raggi UV ai raggi alfa, raggi X e raggi gamma. Qui si entra nel campo delle energie e delle radiazioni nucleari la cui pericolosità è conosciuta da quando sono state scoperte. Queste radiazioni possono essere usate per scopi medici (radiografie, TAC) ma solo occasionalmente e a dosi bassissime. Chi lavora a contatto con queste radiazioni deve proteggersi e utilizzare strumenti (dosimetri) che misurino l’assorbimento, per evitare esposizioni prolungate che sarebbero dannose. Ma le onde radio utilizzate per le comunicazioni hanno frequenze milioni di volte inferiori.

EMISSIONI NON IONIZZANTI

Le emissioni radio non ionizzanti sono quelle che vanno dai 50Hz (frequenza della corrente elettrica di casa) fino alla luce visibile. Sulla pericolosità delle emissioni non ionizzanti c’è una questione aperta da decenni. Si stanno conducendo studi sia sulla parte bassa dello spettro (i 50Hz di casa) che sulla parte alta (microonde per comunicazioni radio). 

Un filone di studi riguarda i possibili effetti cancerogeni delle onde a bassissima frequenza (ELF), ossa quella della corrente di casa e dei tralicci ad alta tensione. I vari studi non hanno portato a risultati definitivi perché è estremamente difficile effettuare degli studi epidemiologici seri. Come in tutti gli studi medici occorre avere dei campioni che non vengono esposti e degli altri campioni che vengano esposti ad un solo elemento. E occorre che la sola differenza sia l’elemento in questione. Ma è impossibile trovare qualcuno che viva come noi, mangi come noi, respiri come noi, ma che non venga esposto a radiazioni a bassa frequenza. Tutti siamo esposti alle radiazioni emesse dagli impianti elettrici di casa, dell’ufficio, ovunque. Un altro problema è che le persone che vivono in diretta prossimità dl linee ad alta tensione e che sviluppano tumori o altre malattie raramente vivono sempre a contatto con quei campi EM. Potrebbero andare a lavorare in altri posti con altri agenti cancerogeni. O potrebbero incorrere in altri contatti (alimentazione, inquinamento atmosferico) che potrebbero provocare tumori o altre malattie. E’ questa estrema difficoltà ad effettuare i necessari studi epidemiologici che ha fino ad ora reso inconcludenti gli studi che cercano di mettere in relazione l’esposizione a emissioni ELF con l’insorgenza di tumori al cervello. Alcuni studi (questo) indicano una debolissima correlazione nel caso del glioma e praticamente nessuna correlazione nel caso del meningioma. 

Altri filoni hanno studiato gli effetti delle onde radio a varie frequenze, dalle trasmissioni radio e TV ai telefoni cellulari e router WiFi, ma nessuno studio è arrivato a dimostrare correlazioni significative.

In definitiva, al momento attuale non è possibile dire con certezza che le emissioni radio possano provocare dei tumori. Le correlazioni identificate da alcuni studi sono talmente deboli da poter dire che il rischio è certamente di parecchi ordini di grandezza inferiore rispetto ad altre cause accertate di tumore e in genere di malattie potenzialmente mortali, come il fumo, l’inquinamento atmosferico, la sedentarietà, le cattive abitudini alimentari. 

Da quel che ho capito fino ad oggi, e domani potrei cambiare idea, i veri problemi riguardanti la nostra salute riguardano ben altri aspetti. 

Per quanto riguarda nello specifico il 5G, non si vede perché dovrebbe presentare problemi maggiori riguardo a quelli già eventualmente presentati dalle precedenti tecnologie (1G, 2G, 3G, 4G) che erano e sono anzi più pericolose sotto il profilo della potenza emessa. 

Se davvero volessimo metterci al riparo dal pericolo (non dimostrato) delle emissioni EM, dovremmo:

  • Smettere di utilizzare elettrodomestici di qualsiasi tipo nelle nostre case
  • Vivere lontani da trasmettitori radio e tv di qualsiasi tipo
  • Smettere di utilizzare telefoni cellulari di qualsiasi tipo

E’ del tutto evidente che simili soluzioni drastiche sono possibili solo vivendo isolati dal mondo lontani da ogni forma possibile di civiltà, rinunciando ad utilizzare qualsiasi forma di elettricità, Possibile, certo, ma non facilmente realizzabile. 

Nel momento stesso in cui accettiamo di vivere in una città, grande o piccola che sia, utilizzando elettrodomestici e telefoni cellulari, in quel momento ci troveremo esposti a numerosi e inevitabili campi EM.

Quindi a mio parere il vero problema non è il 5G, ma la civiltà tecnologica tutta. 

La vita è colma di rischi, da sempre. Rischiamo malattie, incidenti, inquinamenti. Spesso siamo costretti a barattare parte della nostra sicurezza in cambio di una qualche forma di stabilità lavorativa. Molti lavori mettono a rischio la nostra salute, in un modo o nell’altro. E lo stesso vivere in determinate aree ci sottopone a forti dosi di inquinamento atmosferico o di altro tipo. E’ giusto preoccuparsi di minimizzare le fonti di inquinamento, essere critici ed analizzare tutto. Ma nel fare questo occorre stabilire delle priorità, e concentrare la nostra attenzione soprattutto a quei fenomeni che per loro stessa natura comportano i più alti e documentati rischi per la nostra salute. Al momento, salvo successivi approfondimenti, il rischio 5G è un lusso che possono permettersi solo coloro che vivono al di fuori di aree altrimenti inquinate. Ma chi vive, ad esempio, in pianura Padana, ha molti altri motivi di preoccupazione, decisamente più incisivi e dimostrati. 

 

M211K Electronic Keyboard MIDI

Some time ago I bought a M211K keyboard. I found it at the local ALDI general store, good price, interesting features. You can find HERE the detailed description. In short, it’s a 61 keys keyboard with touch response, 580 voices, 32 sounds polyphony and USB-MIDI interface. This last one was the feature that hit my fantasy. I thought: “I will connect it to my PC and I will be able to create multi track music!”. 

The keyboard satisfies my needs, considering that I’m barely able to put my hands on a keyboard. Indeed, it’s much above my real capabilities, and I’m still unable to get some good result. My fault, of course. The instrument by itself it’s good enough for a beginner like me. Remember Ray Charles in the “Blues Brothers” movie? “Uh, Excuse me. I don’t think there is anything wrong in the action of this piano“. No matter the quality of the instrument, the key is in your hands.

If you’re interested in the instrument itself, you’ll find lot of reviews and details on the net. Look at those video for some insight:

Angela Piano shows how it sounds

Tom shows some more features

And HERE the user manual.

But let’s talk now about the MIDI side of the story. Behind the instrument you’ll find a USB-B male connector where you will insert the USB-B female connector of a USB-B to USB-A cable.  Connect the other end of the cable (the usual USB-A) to your PC or laptop.

 

 

Now the software side of the story.

I made an unsuccessful attempt to connect the keyboard to my Audacity program, the one that I use to record my poor musical multi track attempts. Later I understood that Audacity does not provide MIDI recording and editing

So I switched to LMMS, a very powerful DAW (Digital Audio Workstation) that runs on Windows, Linux and Mac OS. 

I will not explain how to use LMMS, there is plenty of tutorials on the web. I will just explain how to connect and use the M110K keyboard. Anyway I think that what I’ll write here would be the same also for any other MIDI keyboards.

  1. T urn off the keyboard and stop the LMMS program if it’s running.
  2. Connect the USB cable to the keyboard and the PC
  3. Turn on the keyboard
  4. Start the LMMS program
  5. Open the Edit Menu, Settings, MIDI and verify that the WinMM MIDI interface is selected. 
  6. The program usually starts with the Song Editor and four tracks: Triple Oscillator, Sample track, Beat/Bassline and Automation track. Let’s focus on the Triple oscillator. 
  7. Click on the gear icon (left side of the Triple Oscillator) and select MIDI, input, USB Audio Device. Make sure that the USB audio device is active (mark sign). This will allow the MIDI keyboard to control the Triple Oscillator. Repeat the same procedure for the MIDI Output, so that the LMMS will be able to control the MIDI keyboard. 
  8. Now click on the Triple Oscillator name. This will open the Triple Oscillator configuration dialog. Click on the little keyboard section (see red circle below). Now make sure that the ENABLE MIDI INPUT is green (click on it) and the channel value is 1. 
  9. Make also sure that the ENABLE MIDI OUTPUT is green (click on it). The value in the PROGRAM field will select the sound that the keyboard will play driven by the LMMS edited music.

What now? Well, you have two main streams available:

  • RECORD FROM KEYBOARD TO LMMS: You play on your keyboard and the LMMS (or any other DAW) will record the MIDI stream. No matter what sound you select on your keyboard, LMMS will apply the sound that you selected on that track. So: 
    • you create a track with the sound (preset or sample) that you like.
    • you enable the MIDI input of that track 
    • you start the recording
    • you play on your keyboard. What you play will be recorded on the selected track. You can also select more than one track: what you play on the keyboard will be recorded at the same time on multiple tracks. 
  • PLAYBACK FROM LMMS TO KEYBOARD: You playback the recorded music on LMMS. If the MIDI output of one or more recorded tracks is enabled you will hear the sound coming out from the keyboard. What kind of sound will you hear? Will it be the sound (preset or sample) of the instrument selected on the LMMS? Not at all! You will hear the sound of the keyboard! Which one? Your keyboard has hundred of sounds! You will hear the sound selected by the “program” value on the LMMS instrument. There are 128 sounds available, selected among hundreds of sounds (580) of your keyboard. That means that not all the sounds of your keyboard are available through the MIDI interface, only 128. Below you’ll find a correspondence table between M211K sounds and MIDI codes. 

The RECORD stream is useful to record a background music. When you have it recorded on your LMMS project you can modify it (edit) to obtain a final version that can then be used as it is (export it in mp3 or midi format) or sent to you keyboard.

The PLAYBACK stream is useful to play or sing using a “prerecorded base” on the LMMS that will be reproduced by your keyboard. 

KEYBOARD SOUNDS AND MIDI CODES

The M211K keyboard offers 580 different sounds (voices) that you can select by the numeric pad. Some of them are also available through the MIDI input function, i.e. they can be “played” by an external MIDI sequencer, like your PC and the LMMS program. 

The complete excel file is here

Number MIDI INPUT # English Name LCD Name
PIANO
1 1 Acoustic Grand Piano GrandPno
2 2 Piano Dark GrdPnD
3   Piano Dark 2 GrdPnD2
4 3 Octave Piano OctPno
5   Octave Piano 2 OctPno2
6 4 Piano & Choir Pno&Cho
7   Grand Piano / W GrandPnW
8   Analog E.Piano AnEPno
9   Analog E.Piano 2 AnEPno2
10   Analog E.Piano Wah AnPnoWah
11   Bright Piano BritPno
12   Bright Piano 2 BritPno2
13   Stereo Bright Piano BritePnS
14   Detuned Piano DetunPno
15   Chorus Piano ChoPno
16   Chorus Piano 2 ChoPno2
17   Bright Piano / W BritPnW
18   Bright Piano 2 / W BritPnW2
19   Piano & Vibraphone Pno&Vib
20   Electric Grand Piano EPianoG
21   Electric Grand Piano / W E.PianoW
22   Stereo Synth E.Piano StSyElPn
23   Stereo Synth E.Piano 2 StSyEPn2
24   Honky-Tonk Piano HnkyTonk
25   Honky-Tonk Dark HnkTonkD
26   Honky-Tonk / W HnkyTkW
27   Honky-Tonk 2 / W HnkyTkW2
28 5 E.Piano E.Piano
29   Stereo E.Piano EPianoS
30   50’s E.Piano 50’sEP
31   E.Piano / W EPianoW
32   E.Piano 2 / W EPianoW2
33   E.Piano 3 / W EPianoW3
34   E.Piano 4 / W EPianoW4
35 6 E.Piano 2 E.Piano2
36   E.Piano 3 E.Piano3
37   Detuned E.P. DetunEP
38   Detuned E.P. 2 DetunEP2
39 7 Harpsichord Harpsi
40   Harpsichord / W HarpsiW
41   Harpsichord 2 / W HarpsiW2
42   Harpsichord Octave HarpsiO
43   Harpsichord Octave 2 HarpsiO2
44   Harpsichord Off HarpsiOf
45   Digital E.Piano DigiEP
46   Digital E.Piano 2 DigiEP2
47 8 Clavichord Clavi
48   Clavichord 2 Clavi2
49   Stereo Clavichord ClaviS
50   Clavichord / W ClaviW
51   Clavichord Wah ClaviWa
52   Synth Clav SynClav
CHROMATIC PERCUSSION
53 9 Celesta Celesta
54 10 Celesta 2 Celesta2
55   Dark Celesta CelestD
56   Dark Celesta 2 CelestD2
57   Celesta & Sine Cele&Sin
58   Reecho Bell ReBell
59   Reecho Bell 2 ReBell2
60   Celesta & Music Box Cel&Mbox
61   Glockenspiel Glocken
62   Glockenspiel & Sine Glkn&Sin
63   Children’s Song ChilSong
64   Analog Bell AnaBell
65   Stereo Analog Bell StAnaBel
66 11 Music Box MusicBox
67 12 Vibraphone Vibra
68   Vibraphone / W VibraW
69   Vibraphone & Bell Vibr&Bel
70   Vibraphone & Harpsichord Vibr&Hrp
71 13 Marimba Marimba
72   Marimba 2 Marimba2
73   Marimba / W MarimbaW
74   Marimba 2 / W MarimbW2
75   Sine Marimba Marm&Sin
76   Stereo Marimba MarimbaS
77   Marimba & Vibraphone Marm&Vib
78   Wood Drum WoodDrum
79   Rotating Rotating
80   Dual Attack DualAtta
81   Stereo TRI StTRI
82 14 Xylophone Xylophon
83   Xylophone 2 Xylphon2
84 15 Tubular Bells TubuBel
85   Tubular Bells 2 TubuBel2
86   Tubular Bells 3 TubuBel3
87   Rotate Octave RotateOc
88   Synth Organ Staccato SyOrSta
89   Synth Organ Staccato 2 SyOrSta2
90 16 Dulcimer Dulcimer
91   Dulcimer 2 Dulcimr2
ORGAN
92 17 Drawbar Organ DrawOrg
93   Stereo Drawbar Organ DrawOrgS
94   Soft Stereo Drawbar Organ DrawOgSf
95   Mellow Drawbar Organ MellDOrg
96   Bright Drawbar Organ DrawOrgB
97 18 Percussive Organ PercOrgn
98 19 Percussive Organ Detuned DePerOrg
99   Rock Organ RockOrgn
100   Rock Organ 2 RokOrgn2
101 20 Church Organ ChurOrgn
102   Detuned Church Organ DeChuOrg
103   Octave Church Organ ChrOrgO
104   Octave Church Organ 2 ChrOrgO2
105   Finale Finale
106   Finale 2 Finale2
107   Digital Organ DigiOrg
108   Analog Organ AnaOrg
109   Analog Organ 2 AnaOrg2
110 21 Reed Organ ReedOrgn
111   Reed Organ 2 RedOrgn2
112   Stereo Reed Organ ReedOrgS
113 22 Accordion Acordin
114   Accordion 2 Acordin2
115 23 Stereo Accordion AcordinS
116   Harmonica Harmnica
117   Dark Harmonica HarmnicD
118 24 Tango Accordion TangoAcd
119   Dark Tango Accordion TangAcdD
GUITAR
120   Nylon Guitar NylonGtr
121   Chorus Nylon Guitar NylonGtC
122   Stereo Nylon Guitar NylonGtS
123   Stereo Nylon Guitar 2 NylnGtS2
124 25 Steel Guitar SteelGtr
125   12 String Guitar 12StrGtr
126   Detuned Steel Guitar DetStlGt
127 26 Jazz. Guitar JazzGtr
128 27 Clean Guitar CleanGtr
129   Clean Guitar 2 CleanGt2
130   Stereo Clean Guitar CleanGtS
131   Soft Clean Guitar ClnGtSof
132   Chord Clean Guitar ClnGtCho
133 28 Muted Guitar MutedGtr
134   Muted Guitar 2 MutedGt2
135 29 Stereo Muted Guitar MutedGtS
136   Chord Muted Guitar MutGtCho
137 30 Overdrive Guitar Ovrdrive
138   Dance Lead DancLead
139 31 Distortion Guitar DistGtr
140   Analog Distortion Guitar AnDistGt
141   5Th Distortion 5ThDist
142   5Th Distortion 2 5ThDist2
143   Analog Distortion AnaDist
144   Analog Distortion 2 AnaDist2
145   Analog Distortion Wah AnDisWah
146   Analog Distortion Wah 2 AnDisWa2
147 32 Guitar Harmonics GtrHarmo
BASS
148 33 Acoustic Bass AcoBass
149   Acoustic Bass 2 AcoBass2
150   Acoustic Bass Detuned DetAcoBs
151   Velocity Crossfade Bass VelCroBs
152   Jazz Style JazzSty
153   A.Bass & Mute G.T. ABs&MtGT
154 34 Finger Bass FngrBs
155   Finger Bass 2 FngrBs2
156   Finger Bass 3 FngrBs3
157   Dark Finger Bass FngrBsD
158   Detuned Finger Bass DetFngBs
159   Velocity Bass VelBass
160   Bass & Distortion Guitar Bs&DisGt
161 35 Pick Bass PickBs
162   Pick Bass 2 PickBs2
163 36 Pick Bass 3 PickBs3
164   Mute Pick Bass PickBsM
165   Pick & Finger Bass Pk&FgBs
166   Pick Bass & Clean Guitar PBs&ClGt
167   Detuned Pick Bass DetPkBs
168   Fretless Bass Fretles
169   Fretless Bass 2 Fretles2
170   Fretless Bass 3 Fretles3
171 37 Slap Bass SlapBas
172 38 Slap Bass 2 SlapBas2
173   Slap Bass 3 SlapBas3
174   Slap Bass 4 SlapBas4
175   Slap Bass 5 SlapBas5
176 39 Synth Bass SynBass
177 40 Synth Bass 2 SynBass2
178   Synth Bass 3 SynBass3
179   Synth Bass 4 SynBass4
180   Synth Bass 5 SynBass5
STRINGS AND ORCHESTRAL
181 41 Violin Violin
182 42 Violin 2 Violin2
183   2 Violin 2Violin
184   Viola Viola
185   Viola 2 Viola2
186   2 Viola 2Viola
187 43 Cello Cello
188   Cello 2 Cello2
189   2 Cello 2Cello
190   Contrabass Contrbs
191 44 Contrabass 2 Contrbs2
192 45 Tremolo Strings TremStr
193   Tremolo Strings 2 TremStr2
194   Tremolo Strings 3 TremStr3
195 46 Pizzicato Strings PizzStr
196   Pizzicato Strings 2 PizzStr2
197   Pizzicato Strings 3 PizzStr3
198 47 Orchestral Harp Harp
199   Orchestral Harp 2 Harp2
200   Orchestral Harp 3 Harp3
201   Stereo Harp HarpS
202 48 Timpani Timpani
203   Timpani 2 Timpani2
204   Timpani 3 Timpani3
205 49 Strings Ensemble Strings
206 50 Strings Ensemble 2 Strings2
207   Strings Ensemble 3 Strings3
208   Boiling Life Boiling
209   Stereo Strings StringS
210   Stereo Strings 2 StringS2
211 51 Synth Strings SynStrs
212 52 Synth Strings 2 SynStrs2
213   Synth Strings 3 SynStrs3
214   Stereo Synth Strings SynStrS
215   Stereo Synth Strings 2 SynStrS2
216   Analog Orchestra AnaOrch
217   Analog String AnaStr
218   Analog String 2 AnaStr2
219   Slow Strings SlowStr
220   Slow Strings 2 SlowStr2
221 53 Choir Aahs ChoirAah
222   Choir Aahs 2 ChoirAh2
223   Dark Aahs ChoAhD
224   Dark Aahs 2 ChoAhD2
225   Stereo Aahs ChoAhS
226   Stereo Aahs 2 ChoAhS2
227   Mellow Choir Aahs ChoAhMel
228   Aahs & SynStr Ah&SyStr
229   Big Aahs BigAahs
230   Analog Sound AnaSound
231   Analog Sound 2 AnSound2
232   Analog Sound 3 AnSound3
233 54 Voice Ooh VoiceOoh
234 55 Synth Voice SynVoic
235   Synth Voice 2 SynVoic2
236   Stereo Synth Voice SynVoicS
237   HK 80’s HK80’s
238   Homesick Homesick
239   Child Interest Interest
240   Child Interest 2 Intrest2
241   Mechanical Voice MechanVo
242   Power Voice PoweVo
243   Child Interest Wah InterWah
244 56 Orchestra Hit OrchHit
245   Orchestra Hit Stereo OrchHitS
246   Orchestra Hit Octave HitOctO
BRASS
247 57 Trumpet Trumpet
248 58 Trumpet 2 Trumpet2
249 59 Dark Trumpet TrumpetD
250   Dark Trumpet 2 TrmpetD2
251   Wah Trumpet TrumpetW
252   Trombone Trmbone
253   Trombone 2 Trmbone2
254   Tuba Tuba
255   Tuba 2 Tuba2
256 60 Muted Trumpet MuteTrp
257   Muted Trumpet 2 MuteTrp2
258 61 Horn Horn
259   Horn 2 Horn2
260   Horn 3 Horn3
261   Stereo Synth Brass StSyBras
262   5th Horn 5thHorn
263 62 Brass Ensemble Brass
264   Majestic Unison Unison
265 63 Synth Brass SynBras
266 64 Synth Brass 2 SynBras2
267   Synth Brass 3 SynBras3
268   Synth Brass 4 SynBras4
269   Synth Brass 5 SynBras5
270   Sharp Brass SharpBra
271   Analog Brass AnaBrass
272   Analog Brass 2 AnaBras2
273   Dynamics Analog Brass DyAnaBra
274   Octave Synth Brass SynBrasO
REED
275 65 Soprano Sax SprnSax
276   Soprano Sax 2 SprnSax2
277 66 Alto Sax AltoSax
278 67 Alto Sax 2 AltoSax2
279   Tenor sax TenoSax
280 68 Tenor sax 2 TenoSax2
281   Baritone Sax BariSax
282   Baritone Sax 2 BariSax2
283 69 Oboe Oboe
284   Oboe 2 Oboe2
285   Sweet Oboe SwetOboe
286 70 English Horn EngHorn
287   English Horn 2 EngHorn2
288 71 Bassoon Bassoon
289   Bassoon 2 Bassoon2
290 72 Clarinet Clarine
291   Clarinet 2 Clarine2
PIPE
292 73 Piccolo Piccolo
293   Piccolo 2 Piccolo2
294 74 Flute Flute
295   Flute 2 Flute2
296 75 Recorder Recordr
297   Recorder 2 Recordr2
298 76 Pan Flute PanFlut
299   Pan Flute 2 PanFlut2
300 77 Blown Bottle Bottle
301   Blown Bottle 2 Bottle2
302 78 Shakuhachi Shakchi
303   Shakuhachi 2 Shakchi2
304 79 Whistle Whistle
305   Whistle 2 Whistle2
306 80 Ocarina Ocarina
307   Ocarina 2 Ocarina2
SYNTH LEAD
308 81 Square Lead SquarLd
309   Square Lead 2 SquarLd2
310   Square Lead 3 SquarLd3
311   Analog Lead AnaLead
312   Lead Sine SineLead
313   Lead Sine 2 SinLead2
314   Analog Electric AnaElect
315   Slow Square Lead SlowLead
316   Analog Classic Lead AnClasLd
317   Thick Square ThickSq
318   Quint Quint
319   Sine Solo SineSolo
320   Pulse Lead PulseLd
321   Pulse Lead 2 PulseLd2
322   Mellow Wind Wind
323   80’s Digital 80’sDig
324   Classic TRI ClassTRI
325   Stereo Analog Wind StAnWind
326   Stereo Analog Wind 2 StAnWid2
327 82 Sawtooth Lead SawLead
328   Sawtooth Lead 2 SawLead2
329   Sawtooth Lead 3 SawLead3
330 83 Stereo Sawtooth SawLdS
331   Stereo Sawtooth 2 SawLdS2
332   Stereo Sawtooth 3 SawLdS3
333   Electronic Lead ElecLead
334   Psychedelic Psyched
335   80’s Synth 80’sSyn
336   5Th Analog 5ThAna
337   5Th Analog 2 5ThAna2
338   Vitality Vitality
339   5th Sawtooth 5thSaw
340   5th Sawtooth 2 5thSaw2
341   Comedy Comedy
342   Comedy 2 Comedy2
343   Fazli Lead FazliLd
344   80’s Sawtooth 80’sSaw
345   Wind Chimes WindChi
346   5Th Digital Age 5ThDigAg
347   5Th Digital Age 2 5ThDgAg2
348   5Th Square 5ThSqu
349   5Th Square 2 5ThSqu2
350   Stereo Pulse StPulse
351   Stereo Pulse 2 StPulse2
352   Analog Signal AnSignal
353   Analog Signal 2 AnSignl2
354   Stereo Electronic Lead StElecLd
355   Stereo Electronic Lead 2 StEleLd2
356   Stereo Electronic Lead 3 StEleLd3
357   Stereo Electronic Lead 4 StEleLd4
358 84 Calliope Lead CalipLd
359   Calliope Lead 2 CalipLd2
360   Calliope Lead 3 CalipLd3
361   Grand Grand
362   Grand 2 Grand2
363   Octave Pad OctPad
364   Classic Lead ClassLD
365   Sawtooth Wah SawWah
366   Chiff Lead ChiffLd
367   Chiff Lead 2 ChiffLd2
368   Chiff Lead 3 ChiffLd3
369 85 Charang Lead CharnLd
370   Charang Lead 2 CharnLd2
371   Fruity Lead FruityLd
372   Fruity Lead 2 FrutyLd2
373 86 Voice Lead VoiceLd
374   Voice Lead 2 VoiceLd2
375   Robot Robot
376   Robot 2 Robot2
377   Modulation Distortion ModDist
378   Modulation Distortion 2 ModDist2
379   Control Control
380   Vague Vocals VagueVo
381   Singl Synth SinglSyn
382   Analog Filter AnaFilt
383   Analog Voice AnaVo
384   Analog Voice 2 AnaVo2
385 87 Fifths Lead FifthsLd
386   Ninja Ninja
387   Ninja 2 Ninja2
388 88 Bass & Lead Bs&Lead
389   Bass & Lead 2 Bs&Lead2
390   Bass & Lead 3 Bs&Lead3
391   Classic Synth ClassSyn
392   Classic Synth 2 ClassSy2
393   Classic Synth 3 ClassSy3
394   Electron Impac EleImpac
395   Elastic Across Across
396   Single Sawtooth SinglSaw
397   Analog Wind AnaWind
398   Electron Saw EleSaw
399   Boring Sine BorSine
400   Steel Wire SteelWir
401   Steel Wire 2 SteelWr2
402   Analog Pulse AnaPulse
403   Happiness Happines
404   Happiness 2 Happine2
405   Happiness 3 Happine3
406   Deformation Pulse DefPulse
SYNTH PAD
407 89 New Age Pad NewAgPd
408   New Age Pad 2 NewAgPd2
409   New Age Pad 3 NewAgPd3
410   Rise Rise
411   Praise Praise
412   Intangible Intangi
413   Warm Day WarmDay
414   Warm Day 2 WarmDay2
415   Warm Day 3 WarmDay3
416   Dunhuang Dunhuang
417   Free Space FreeSpa
418   Plump Sawtooth PlumpSaw
419   Square Wah SquaWah
420   Double Pulse DoubPul
421   Comedy Wah ComeWah
422   Phase Shift PhaShift
423   Phase Shift 2 PhaShit2
424 90 Warm Pad WarmPad
425   Warm Pad 2 WarmPad2
426   Overture Overture
427   Verve Verve
428   Fulness Pad FulnesPd
429   Overture Wah OvertWah
430   Digital Age DigitAge
431 91 Analog Pad AnalPd
432   Analog Pda2 AnalPd2
433   Analog Pad 3 AnalPd3
434   Analog Pad 4 AnalPd4
435 93 Analog Pad 5 AnalPd5
436   Analog Wah AnaloWah
437   Sharp Sharp
438   Warm Pulse WarmPul
439   Warm Pulse 2 WarmPul2
440   Happiness Pad HappiPd
441   Sawtooth Pad SawPad
442   Sawtooth Pad 2 SawPad2
443   Poly Synth Pad PlySyPd
444   Poly Synth Pad 2 PlySyPd2
445   Poly Synth Pad 3 PlySyPd3
 

PLC WAGO

Questa è la cronca di una infelice applicazione di un PLC Wago. Spero possa servire a qualcuno, se dovesse trovarsi in condizioni analoghe. Prendete queste cronache per quel che sono. 

Ho fatto parecchi lavori usando i PLC della Wago. Nello specifico ho usato  quelli della serie PFC100 e quelli della serie superiore PFC200.  Per noi è stata una scelta imposta dal cliente, in quanto solitamente preferiamo andare su prodotti più consolidati, tipo i PLC della Siemens, sui quali abbiamo decenni di esperienza. Da qualche tempo invece un certo cliente ha preferito andare sui prodotti Wago, probabilmente per una questione di prezzo.

I PLC della Wago hanno il loro ambiente di sviluppo, che si chiama e!COCKPIT ed è basato a sua volta sull’ambiente di sviluppo CODESYS che aderisce allo standard industriale  IEC 61131-3   

Si può programmare nei soliti linguaggi PLC (cito dal wiki inglese:

La mia preferenza va al linguaggio ST, che nel mondo Siemens si chiama SCL, un linguaggio testuale basato sul Pascal

Quel che mi piace di più dell’ambiente Wago è che il PLC integra nel suo software un server WEB e la possiblità di disegnare abbastanza facilmente delle semplici interfacce utente che sarà poi possibile visualizzare su un qualsiasi client WEB.

In questo modo non è necessario fare ricorso a pannelli operatore specializzati. Wago mette a disposizione un pannello HMI ad hoc che altro non è che un pannello con integrato un browser WEB. Basta configurare l’indirizzo IP del PLC che si vuole monitorare. Ma, volendo, si può utilizzare un qualsiasi PC, tablet o dispositivo mobile (smartphone) dalla rete locale oppure (tramite VPN) da remoto. 

In’altra caratteristica simpatica del Wago è la possibilità di segmentare  facilmente il programma in vari task, ognuno con la sua priorità e con il suo ciclo di esecuzione. Caratteristica comuque non certo esclusiva del Wago. Tanto per dire, con i PLC Siemens si possono usare gli OB da 30 a 38.

Tutto bene dunque? Mica tanto.

Abbiamo fatto parecchi lavori con questo PLC, cose abbastanza semplici per il controllo di impianti industriali: aria condizionata, riscaldamento, gestione pompe di calore, interfaccie Modbus.

Ma i dolori sono iniziati quando ci è stato chiesto di integrare una rete di luci DALI  (5 controllori DALI 753-0647 e 5 bus DALI separati) e di interruttori e sensori Konnex connessi ad controllore KNX 753-0646 via bus KNX.

 

 

Bisogna comunque specificare il fatto che questo lavoro è stato fatto “a cuore aperto”, in una situazione in cui l’impianto era già in funzione, il cliente mal digeriva interruzioni del servizio e la deadline della inaugurazione era imminente. Non c’è stato tempo per fare le prove a banco con la necessaria calma. Il tutto complicato dal fatto che le specifiche praticamente non esistevano, che gli architetti del cliente aggiungevano e toglievano in continuazione i punti luce DALI, le utenze elettriche, i punti KNX. Un incubo. 

Wago ha a catalogo i moduli adatti per la gestione delle due realtà. Sul fronte DALI fornisce anche un utile strumento software, il Wago Dali Configurator che permette di configurare e controllare in modo abbastanza intuitivo la rete di illuminazione. 

I dolori per quanto mi riguarda sono arrivati sul fronte KNX. Per noi era la prima volta che usavamo l’accoppiata WAGO-KNX, quindi c’era una mancanza di know-how specifico.  E poi, forse per mia incapacità nel reperire le informazioni. è stato un delirio capire come configurare la parte KNX lato PLC. Sarà colpa mia, ma non sono riuscito a trovare un manuale con informazioni ed esempi esaustivi per tutte le possibili casistiche. Il service di Wago mi ha mandato i riferimenti di alcune application notes datate e assolutamente non sufficienti ad avviare un progetto KNX in totale autonomia. Vicino alla disperazione sono stato indirizzato ad un sistem integrator che, commosso dalle mie difficoltà, mi ha dato alcune dritte telefoniche che mi hanno finalmente permesso di uscire parzialmente dal pantano, almeno fino al punto di poter tenere la testa fuori dall’acqua.  Non voglio qui entrare nel dettaglio dell’applicazione che comunque mi è solo parzialmente chiara. Posso solo anticipare che l’applicazione prevede la definizione della rete lato PLC, l’esportazione dal PLC di un file XML che viene passato al software ufficale ETS5 della Konnex con il quale si fa la configurazione della rete KNX fisica. 

Nel caso DALI, il software WagoDaliConfigurator genera dei pacchetti di configurazione che transitano attraverso la CPU del PLC, arrivano al modulo Wago Dali Master (nel mio caso il 753-0647) e da li vengono inoltrati tramite bus DALI ai vari Driver Dali disseminati lungo la rete. In questo modo la configurazione della rete viene fatta tutta utilizzando il cavo Ethernet connesso alla CPU, lo stesso cavo utilizzato per la programmazione ed il debug del programma PLC.

 

 

In questo modo non è necessario utilizzare hardware ad hoc per la configurazione della rete DALI. Si può utilizzare lo stesso PC utilizzato per la programmazione del PLC, lo stesso cavo ethernet per connettere il PC al PLC e il flusso di configurazione passa quindi dal Wago Dali Configurator ai devices DALI passando attraverso il PC, la CPU del PLC ed il modulo DALI controller 753-0647. 

Anche se le attività di programmazione del PLC e di configurazione del DALI possono passare attraverso lo stesso canale ethernet, occorre evitare assolutamente la sovrapposizione delle due attività. Quando il sw Wago Dali Configurator è online sul bus DALI non è possibile contemporaneamente andare online sulla CPU. Se si dimentica questo limite ci si ritrova inspiegabilmente a non riuscire ad andare online sul PLC. RIcordare quindi:

  • quando si va online sul PLC non si può andare online sul bus DALI
  • quando si va online sul bus DALI non si può andare online sul PLC

Nel caso KNX invece la cosa è più complessa. Come dicevo prima, la configurazione viene fatta nel sw PLC, da qui si esporta un file XML che viene passato al software KNX ETS5 sul quale viene fatta la configurazione della rete fisica DALI. Ma il sw ETS5 non può collegarsi alla rete KNX tramite la CPU Wago e il modulo KNX/EIB/TP1 Interface 753-0646. Occorre invece un gateway, tipicamente una chiavetta USB da inserire nel PC dove viene eseguito l’ETS5, che dall’altro lato si collega alla rete KNX e che permette quindi la configurazione fisica dei singoli punti KNX. Occorre quindi una interfaccia ad hoc, che viene utilizzata solo per la configurazione.

 

Il PC utilizzato per la configurazione della rete fisica KNX può essere lo stesso usato per configurare il PLC o uno diverso. Deve però essere chiaro che, diversamente da quanto avviene nel caso DALI, il flusso di configurazione non può passare attraverso la CPU del PLC e il modulo 753-0646 per arrivare ai devices KNX. Il flusso di configurazione deve raggiungere i devices KNX attraverso il bus KNX, passando per un gateway apposito, sia esso USB o ethernet. 

Se troverò il tempo cercherò di scrivere un piccolo tutorial dedicato a questa operazione non proprio banale.

Una volta capito come fare, ed eseguite queste operazioni, sono riuscito a mettere in piedi tutta la rete DALI + KNX. Quando l’utente preme un pulsante KNX il PLC riceve l’informazione e accente o spegne o regola uno o più punti luminosi DALI relativi a quel pulsante.

Tutto a posto? Neanche per idea. Dopo qualche giorno di funzionamento regolare il cliente mi chiama inferocito per dirmi che il sistema si è bloccato e che non funziona più niente. Si è proprio bloccato tutto, il PLC non reagisce più, come se fosse morto. Mi reco sul posto, spengo e riaccendo il PLC. Niente, non va in RUN. Ha il led di RUN che lampeggia, rosso. Guardo sul manuale e mi dice che l’errore segnalato corrisponde alla situazione di “programma assente”. Provo a ricaricare il programma, ma non c’è verso, il PLC non accetta il programma. Eseguo il PING all’indirizzo IP della CPU e questa risponde. Ma di andare online e scaricare il programma non se ne parla. Il panico inizia a serpeggiare, ed il cliente è sempre più nervoso. Mi gioco la carta del reset di fabbrica. Il PLC torna come nuovo, e posso ricaricare tutto, il sistema riparte. C’è da dire per altro che con il Wago non c’è verso di caricare tutta la configurazione dal progetto. Alcune caratteristiche del PLC vanno necessariamente configurate tramite l’interfaccia web WBM (Web Based Management). Comunque me ne vado risollevato ma perplesso. Come mai è successa questa cosa?

Ovvio che, a distanza di qualche giorno e ad intervalli assolutamente irregolari l’evento si ripete. Con l’aggravante che, siccome il PLC gestisce anche le pompe di rilancio in fogna delle acque di cucina, quando il PLC si blocca le acque tracimano e finiscono sul pavimento. E vi garantisco che le acque di cucina di un ristorante sono davvero fetide. Immaginate cosa succede quando odori fetidi invadono la cucina e le sale di un ristorante di lusso. Il cliente è furioso. E Wago, interpellata, avanza le ipotesi più improbabili: forse la memoria non è sufficiente, forse la CPU non è abbastanza potente…. Controlliamo l’occupazione di memoria della CPU e i tempi di esecuzione del programma, e onestamente non sembra che siamo vicini al limite. 

Ma tant’è, all’ennesimo blocco della CPU cerchiamo di capire quando è iniziato il dramma, e puntiamo il dito sul momento in cui abbiamo attivato la rete KNX. Decidiamo quindi di disattivare tutti i blocchi sw relativi al KNX, ed il problema scompare. Chiaro quindi che abbiamo qualche problema con il konnex. 

Wago, interpellata, è sempre più perplessa. Ci consigliano di passare alla CPU di taglia superiore, una PCF200 8212. Ce la consegnano in tempi rapidi, vado a sostituire la CPU e poi riattivo il KNX. Tutto sta in piedi regolarmente. Bene, finalmente. 

Proviamo a spegnere e riaccendere, per vedere se il software riparte regolarmente: morto. Ma come “morto”? Che significa? C’è il solito LED rosso lampeggiante di RUN. Come dire “non ho più il programma da eseguire”. Ricarico il programma e il sistema riparte. Ripetiamo l’operazione più volte, ed il risultato è sempre lo stesso:  dopo uno spegnimento e successiva riaccensione del PLC il programma sparisce e va ricaricato. Come dire che se va via la luce il PLC non riparte. Grandioso! Mettiamo un UPS, tanto per proteggerci da piccoli black-out inferiori ai 20′, che Dio ce la mandi buona!

I tecnici di Wago ci dicono comunque che il nostro software è scritto male (grazie!), che usiamo troppe variabili ritentive e che abbiamo tutto il sw in un unico task, mentre lo dovremmo segmentare in diversi task con tempi di esecuzione differenziata. Il vero problema è che:

  • non c’è modo di sapere con certezza quanta memoria ritentiva stiamo utilizzando. Ci dicono, genericamente “ne utilizzate troppa”. Si, ma troppa quanto? L’unico riferimento è il data-sheet dell’8212 che dice che l’8212 ha 128kB di memoria ritentiva di cui 104kB utilizzabili per le variabili ritentive. E va bene. Ma come faccio a sapere quanta ne sto utilizzando? Non si sa. 
  • non c’è modo di sapere in base a quale criterio dovrei segmentare il programma in task a cadenza temporale differenziata. Dove lo trovo il criterio?

Decidiamo di soprassedere, anche perché il cliente è già furioso e non vede di buon occhio i nostri interventi, in quanto ogni volta che si ricarica il programma nella sua completezza il sistema si blocca per il tempo necessario al download completo con conseguente arresto delle utenze e indesiderati spegnimenti delle luci.

Passano le settimane e il sistema sta in piedi senza problemi. Alleluya! Si, d’accordo, non possiamo spegnere il PLC, ma speriamo nell’UPS. 

Finchè un giorno, dopo 6 settimane, il sistema si blocca di nuovo. Bestemmie. Grazie al cielo adesso abbiamo una VPN e possiamo collegarci da remoto. Il PLC sembra online, il server WEB funziona, e riesco a collegarmi. Quindi non è morto come in precedenza… Si, certo, il server WEB funziona, ma tutta la logica sottostante è morta. Non aggiorna neanche l’orologio sulla pagina web. Beh, provo a mettere il PLC in stop e poi di nuovo in run. Niente, non riparte. Nella diagnostica trovo un messaggio illuminante che dice che “un processo ha generato un’eccezione”. Quale processo? Che eccezione? Mistero. E io dove vado a cercare?

Insomma, ricarico il programma da zero, e il sistema riparte. Si, certo, ma viviamo con il fiato sospeso. E infatti dopo qualche giorno il sistema si blocca di nuovo. E poi di nuovo. 

Quelli di Wago ci dicono “colpa vostra che non avete ancora ridotto le variabili ritentive e segmentato il programma”. Si, certo, colpa nostra, come no.

Per farla breve, installiamo una versione del programma rimaneggiata secondo le indicazioni di Wago. Variabili ritentive ridotte all’osso e programma segmentato. Prima indicazione: il programma riparte anche dopo lo spegnimento, alleluya. Per lo meno adesso non dobbiamo aver paura dei black-out. Si verificherà di nuovo il problema del blocco? E chi lo sa? Per adesso sono due giorni  che funziona. Incrociamo le dita.

Una cosa è certa: problemi simili con PLC di altre marche (Siemens, Rockwell, Schneider) non ne abbiamo MAI avuti. Mai. Un PLC per definizione non si dovrebbe mai bloccare. Può guastarsi, oppure può andare in errore. Ma in quei casi ci sono tutte le indicazioni sul perché il PLC è andato in errore. E non può certo andare in una situazione che non si possa risolvere con un classico ciclo di power-off.  E non può certo “perdere il programma” quando si spegne. 

Insomma, non posso certo dire di essere soddisfatto. 

Per ora il sistema sta in piedi, ma fino a quando? L’esperienza precedente ci dice che neanche due mesi di funzionamento ci garantiscono di aver risolto il problema.

Greta, che palle!

Siamo alluvionati dalle notizie su Greta e sulla sua dilagante iniziativa Fridays for Future. Alluvionati dalla retorica ambientalista e, in tono minore, dai ringhi delle destre unite nella retorica anti-ambientalista. 

Io, come sempre, ho poche idee ma ben confuse. Per questo leggo, soprattutto gli articoli della destra. Domina, come sempre in questi aridi territori, uno stato d’animo ringhioso, rancoroso, acre, che si riflette anche nel linguaggio, nella scelta degli aggettivi. Quelli che apprezzano Greta sono definiti gretini, intelligente e sapida crasi fra il nome di Greta e l’aggettivo “cretino” che evidentemente estendono a tutti i fan di Greta. Con simile processo lessicale i (pochi) sostenitori del PD diventano pidioti, chi pensa che sia giusto salvare i migranti in mare è un accoglione mentre chi sostiene sia follia l’idea di uscire dall’euro diventa un euroinomane. Beh, non che dall’altra parte si usino i guanti di velluto: Salvini è stato spesso definito il capitone. E’ una sgradevole deriva del linguaggio politico che predilige rapidi e poveri giochi di parole di sicuro effetto. 

Comunque, linguaggio a parte, resta il fatto che molti giovani e meno giovani sono affascinati dal messaggio di Greta. I primi per sano entusiasmo giovanile, per quella incontenibile voglia di cambiare in meglio il mondo. I meno giovani si dividono fra quelli sinceramente preoccupati per i disastri ecologici e quelli che si accodano al flusso, vuoi per riemergenti nostalgie barricadiere, vuoi per pigro conformismo, alcuni approfittando della situazione per guadagnarsi un grammo di visibilità, nella speranza di guadagnare qualche consenso, qualche briciola di voto.

Cercando di ridurre la questione all’osso, il confronto è fra quelli che sono preoccupati per lo stato presente e futuro dell’ambiente in cui viviamo e quelli che negano che ci sia qualcosa di cui preoccuparsi e che accusano gli ambientalisti di essere o stupidi o ignoranti o corrotti.

Ho cercato di chiarirmi le idee sulle questioni chiave, il riscaldamento globale, la sua origine antropica e le possibili conseguenze. Poi, ovviamente, le energie rinnovabili, la questione dell’auto elettrica e mille altre cose. 

Le obiezioni sono di varia natura. Si va dal semplice e misurato “non è vero un cazzo, ci avete proprio rotto i coglioni: il riscaldamento globale non esiste, anzi, d’inverno fa un freddo fottuto! E non è vero che il livello del mare si sta alzando.” al più elaborato “ok, il riscaldamento globale forse è vero, ma è successo in passato, succederà in futuro e le attività umane non c’entrano niente. Così come è una bufala l’innalzamento dei mari, sono normalissime oscillazioni naturali“. 

Osservazioni suggestive e tranquillizzanti. Fosse così potremmo smettere di preoccuparci, continuare tranqulli ad usare l’auto anche per andare al bar all’angolo, tenere accese tutte le luci di casa, lasciar scorrere l’acqua per ore e fare uso di tutte le plastiche possibili. 

O no?

A cercare i dati, i numeri, si va a sbattere contro il muro dei dati aleatori. Potrei mettere qui una marea di link, e forse lo farò, ma purtroppo internet è il suk delle certezze, basta chiedere e trovi dati che confermano la tua tesi, qualunque essa sia. Prendiamo ad esempio la valutazione dei consumi dei vari tipi di veicolo. Cito da questo articolo tratto da Wired-it:

Iniziamo con una precisazione: esistono diverse stime relative all’impatto ambientale delle differenti forme di trasporto oggi disponibili, ma i numeri sono estremamente ballerini. Differenti agenzie nazionali e internazionali offrono stime diverse, e su alcuni particolari non esistono certezze. Per fare un esempio, a parità di emissioni un viaggio in aereo dovrebbe inquinare più di un trasporto terrestre, perché gas come gli ossidi di azoto hanno effetti più drammatici e duraturi sul clima se emessi in quota (come capita con i motori degli aerei), rispetto a quanto avvenga sulla superficie. Quantificare questi effetti però non è facile. Per questo motivo l’International Civil Aviation Organization (Icao) non ne tiene conto quando calcola l’impatto dei voli aerei in termini di emissioni inquinanti. Mentre il Department for Business, Energy and Industrial Strategy (Beis) del governo inglese per rendere più realistici i suoi calcoli aumenta del 90% le statistiche sulle emissioni del traffico aereo. Detto questo, nonostante qualche differenza nei numeri la classifica dei mezzi di trasporto più inquinanti è abbastanza chiara.

Insomma, il problema dei numeri è che dipendono dai criteri di valutazione. Anche ad essere in buona fede, agenzie diverse forniscono dati diversi. Poi ci sono le valutazione totalmente divergenti, i dati che variano a secondo di chi li propone. Per dire, parliamo di CO2. Il sito della NASA ci propone questo grafico che descrive l’andamento della CO2 negli ultimi 800’000 anni:

E’ facile vedere come negli ultimi anni la CO2 sia salita in maniera netta e molto al di sopra rispetto agli 800’000 precedenti, approssimativamente il doppio rispetto alle oscillazioni del passato. 

In compenso c’è chi (ad esempio tale Lorenzo Zuppini sul sito sovranista “il Primato Nazionale”) ci dice che “L’anidride carbonica è tra i gas capaci di trattenere il calore dei raggi solari ed è costantemente accusata di essere prodotta in eccesso dalle attività lavorative dell’uomo. Sapete quanta ne produciamo, in realtà? Il 4,5%“. Come dire “un niente”, ma in grado di produrre una variazione verticale doppia rispetto a quasi un milione di anni precedenti. Vien da chiedersi quale fenomeno, assente negli 800’000 anni precedenti, possa aver causato una tale impennata della concentrazione di CO2.

Per dire, proviamo a guardare all’aumento di temperatura. Il solito sito della NASA dice: “The planet’s average surface temperature has risen about 1.62 degrees Fahrenheit (0.9 degrees Celsius) since the late 19th century, a change driven largely by increased carbon dioxide and other human-made emissions into the atmosphere“. Quindi 0.9C° dalla fine del 1800. E cosa ci dice il nostro sovranista Lorenzo Zuppini? “La temperatura si alza: e sticazzi? Dal 1880 a oggi, l’incremento effettivo della temperatura è stato di 0.6 °C.“. Certo, non è una differenza abissale, ma da 0.6°C a 0.9°C c’è un errore del +50%, insomma. 

Poi si può discutere se un incremento di 0.6 o 0.9°C debba o meno preoccuparci. C’è, ovviamente, chi dice no, e chi dice invece che la cosa potrebbe avere effetti catastrofici. Chi? Da un lato, ad esempio, c’è la NASA, il IPCC, il NOAA, la quasi totalità dei climatologi e dei meteorologi. Dall’alto una sparuta pattuglia di eroici scienziati dissidenti, raramente esperti del ramo. Beh, sparuta mica tanto! Recentemente (non ho trovato la data) ben 500 scienziati hanno scritto una lettera al Segretario dell’ONU per protestare contro tutto questo allarmismo sulla questione climatica.

Eh beh, ragazzi, 500 scienziati non sono tantissimi, ma è un bel punto di inizio, vero? Vediamo allora chi sono questi 500 scienziati. Non abbiamo il CV di tutti, non l’ho trovato, ma partiamo dall’inizio e poi vediamo.

  • Il professor Guus Berkhout è un ingegnere olandese che ha lavorato per la multinazionale petrolifera Shell;
  • Il professor Reynald Du Berger insegna geofisica all’Università del Quebec;
  • Il professor Ingemar Nordin è un filosofo considerato uno dei maggiori rappresentanti del neoliberismo svedese, ovvero la dottrina economica in base alla quale il mercato deve regolarsi da sé, scevro da ogni condizionamento da parte delle istituzioni;
  • Terry Dunleavy è un ex giornalista neozelandese, è stato anche un tipografo commerciale e ha lavorato nel settore vinicolo;
  • Jim O’Brien è un consulente energetico irlandese. Inoltre è il presidente onorario del Uepg, una associazione che rappresenta un insieme di aziende che assieme fatturerebbero 20 miliardi di euro, sparse in 30 Paesi europei «e fa pressioni [lobbies] sulle principali sfide del settore con istituzioni europee, Ong e altre parti interessate». Buona parte delle industrie rappresentate sono estrattive, insomma non proprio il massimo dal punto di vista dell’indipendenza circa tematiche legate al cambiamento climatico;
  • Il geologo australiano Viv Forbes è il presidente della Carbon Sense Coalition, creata appositamente per «difendere il ruolo del carbonio sulla terra e nell’atmosfera»;
  • In professor Alberto Prestininzi è un geologo in pensione, è stato anche membro del Comitato tecnico scientifico per il Ponte sullo Stretto di Messina.
  • Il professor Richard Lindzen è forse il più competente tra i firmatari. Fisico dell’atmosfera è stato anche docente di meteorologia al Mit, inoltre è stato anche un conferenziere del Cato institute. Lindzen è stato uno dei primi ad aver parlato di «allarmismo climatico».

E, a proposito del prof. Lindzen, vale la pena di notare che il suo lavoro è stato criticato diverse volte da climatologi come Gavin Schmidt, il quale fece notare anche diverse imprecisioni nella presentazione dei dati relativi alla temperatura, in maniera così palese da ottenere persino le scuse di Lindzen. Del resto il professore si è dimostrato anche contraddittorio in diverse affermazioni, come quella in cui confonde il concetto di “incertezza” con quello di “ignoranza”.

Per chi volesse approfondire si trovano in rete moltissimi articoli che parlano di questa famosa lettera, fra i quali mi pare corretto citare questo, da cui ho tratto alcuni estratti, e quest’altro da ilGiornale, che parteggia apertamente per il gruppo dei 500.  Vale appena notare che ilGiornale elenca alcuni dei 500, sorvolando elegantemente sulle competenze. Alcuni vengono pudicamente citati come “professore”. Altri, per modestia, neanche questo. Vedere per credere:

Gli ambasciatori e portavoce di questa idea sono: Guus Berkhout, professore (Paesi Bassi), Richard Lindzen, professore (Stati Uniti), Reynald Du Berger, professore (Canada), Ingemar Nordin, professore (Svezia), Terry Dunleavy (Nuova Zelanda), Jim O’Brien (Irlanda), Viv Forbes (Australia), Alberto Prestininzi, professore (Italia), Jeffrey Foss, professore (Canada), Benoît Rittaud, docente (Francia), Morten Jødal (Norvegia), Fritz Varenholt, professore (Germania), Rob Lemeire (Belgio), Viconte Monkton of Brenchley (Regno Unito).

I soliti maligni, mi par di sentirli, hanno pronta la domanda: professori ddechè? Ma non c’è risposta, per lo meno non ne ilGiornale. 

A questi 500 potrei certamente aggiungere il nostro emerito prof. Zichicchi e molti altri, che hanno presentato al presidente della Repubblica una petizione. che fra le altre cose dice: “E’ scientificamente non realistico attribuire all’uomo la responsabilità del riscaldamento osservato dal secolo passato ad oggi. Le previsioni allarmistiche avanzate, pertanto, non sono credibili, essendo esse fondate su modelli i cui risultati sono in contraddizione coi dati sperimentali. Tutte le evidenze suggeriscono che questi modelli sovrastimano il contributo antropico e sottostimano la variabilità climatica naturale, soprattutto quella indotta dal sole, dalla luna, e dalle oscillazioni oceaniche.” 
Ok, Zichicchi è certamente un grande scienziato, ma è un fisico delle particelle. Come la quasi totalità dei (pochi) scienziati che ritengono non plausibile la convinzione generale sull’origine antropica dei cambiamenti climatici, non è un esperto climatologo e neanche un meteorologo. Provo ad essere più chiaro: gli esperti del ramo sono praticamente tutti concordi nel ritenere che l’uomo stia facendo grandi danni e che sia ora di porre rimedio. Alcuni non esperti invece ritengono che sia tutta una bufala, un complotto, o semplicemente una follia collettiva. Come dire: gli esperti sono preoccupati, i non esperti fanno spallucce. 

A costo di essere ripetitivo: par di capire che gli esperti del settore climatologico e meteorologico hanno grosso modo tutti un atteggiamento preoccupato. Tutti “gretini”, non tanto perché si schierino con Greta, che è l’ultima arrivata sulla scena, ma perché sostengono che se continuiamo su questa strada rischiamo di pagare pesanti conseguenze. E lo dicono con fior di studi che seguono il famoso iter della pubblicazione su riviste scientifiche e della “peer review“, ossia la la procedura di selezione degli articoli o dei progetti di ricerca proposti da membri della comunità scientifica effettuata attraverso una valutazione di specialisti del settore che ne verificano l’idoneità alla pubblicazione scientifica su riviste specializzate o, nel caso dei progetti, al finanziamento degli stessi, evitando errori, distorsioni, bias, plagi, falsità, o truffe scientifiche.

Gli “altri”, una sparuta minoranza, non mi risulta che abbiano pubblicato studi credibili.

C’è una seria obiezione a questa cosa della peer review e della pubblicazione. C’è una corrente di pensiero che dice “certo, ovvio che non ci sono pubblicazioni di studi contrari al mainstream! I comitati scientifici incaricati della selezione sono in mano alle lobbies ambientaliste! Uno scienziato serio non ha possibilità di far carriera e di pubblicare, se rifiuta di allinearsi al pensiero dominante politicamente corretto“. Ipotesi suggestiva, la stessa che viene regolarmente utilizzata per dimostrare la credibilità di:

  • Movimenti anti-vaccini
  • Coloro che affermano che la cura contro il cancro esiste, ma la tengono nascosta per garantire i guadagni dell’industria farmaceutica mondiale: “CANCRO : B17, la vitamina anticancro B17, la vitamina anticancro boicottata dalle multinazionali farmaceutiche per questioni di utili La vitamina B17 è presente nei noccioli amari di albicocca, e di pesca e nelle mandorle amare.
  • Coloro che affermano che non serve curare il cancro, basta bere succo di limone, assumere bicarbonato, mangiare vegetariano ecc ecc
  • Coloro che affermano che l’AIDS non esiste, è una bufala che serve a garantire guadagni ecc ecc: “Grazie al terrore creato intorno alla malattia sin dal suo apparire, è stato possibile far accettare la somministrazione di farmaci altamente tossici, che hanno portato benefici solo alle multinazionali che li producono. “
  • Coloro che affermano che la terra è piatta.
  • Coloro che affermano che Tesla ha inventato un modo per avere energia gratuita per tutti, ma la lobby del petrolio e del nucleare ce lo tiene nascosto (“Già 116 anni fa c’era la visione di un mondo con l’energia pulita e libera o free energy, gratuita da non misurare con un contatore per poi mandare una bolletta da pagare a ogni singolo    cittadino. In questa visione era contemplata la libertà dal giogo delle multinazionali, un nuovo modo di vivere in un mondo moderno con l’energia fornita liberamente da Madre Terra. L’oligarchia economica di allora, sostanzialmente la stessa di adesso, non volle assolutamente rinunciare ai suoi stratosferici profitti che provenivano dall’imporre ad ogni cittadino di pagare una quota per cucinare, illuminare la sua casa, scaldarsi, lavarsi, viaggiare, in definitiva per vivere nel mondo civilizzato.“)

E si potrebbe andare avanti parecchio, elencando tutta una serie di ipotesi non dimostrate perché “le lobby, le élite, le multinazionali ce lo tengono nascosto controllando la scienza ufficiale”.

Quel che manca per rendere il tutto credibile, nel caso della supposta emergenza climatica, è il mandante. 

Voglio dire, nel caso dei vaccini, del cancro, dell’AIDS e dell’energia gratuita e abbondante è chiaro che i mandanti possono essere le multinazionali del farmaco e dell’energia. Tutti capiscono che una multinazionale o un pool di queste potrebbe effettivamente usare il proprio potere economico per piegare la ricerca scientifica ai propri beceri e inconfessabili interessi. Basta pagare o minacciare chi di dovere ed ecco che gli studi scientifici “liberi” vengono boicottati,  nascosti. Gli scienziati non possono pubblicare i loro studi sulle più blasonate riviste scientifiche o, peggio ancora, vengono isolati e messi in condizione di non poter fare il loro lavoro.

Ma nel caso della cospirazione mondialista ecologista non è chiarissimo chi dovrebbe essere il mandante. Le multinazionali? Beh, no! Le multinazionali del petrolio e del nucleare preferiscono finanziare studi CONTRO l’emergenza ambientale, preferiscono la versione dei 500 eroici scienziati liberi. E chi, al mondo, ha più soldi e più potere delle multinazionali dell’energia? Soros? La cospirazione pluto-giudaico-massonica? E a che scopo? 

Tutte domande che noi, che non siamo esperti climatologi, dobbiamo porci per cercare di capire quali sono gli interessi in gioco.

E torniamo a Greta. E’ facile farle le pulci e trovare delle pecche, degli errori nei suoi discorsi. E’ una ragazzina di 16 anni che non dovrebbe avere tutto questa copertura mediatica. Ma i media hanno bisogno di fenomeni, e la povera Greta ha tutte le caratteristiche per assicurarsi le prime pagine: è giovane, determinata, testarda, e in più ha questa cosa un po’ misteriosa che è la sindome di Asperger. La domanda che sorge spontanea ai suoi detrattori è “chi c’è dietro?”. Già, vuoi mica che qualcuno possa fare qualcosa solo perché ci crede, ci vuole sempre il complotto, dietro. E infatti ecco puntuale, dalla scuderia de ilGiornale, l’articolo di InsideOver, dal titolo stentoreo: Ecco chi c’è davvero dietro Greta Thumberg. Mica paglia. Mi fiondo nella lettura (fatelo anche voi, ne vale la pena) e trovo finalmente la cruda verità: “Secondo Andreas Henriksson, giornalista d’inchiesta svedese, c’è chi sull’immagine di questa ragazza adorabile ci ha marciato, eccome. Secondo la sua ricostruzione, lo sciopero scolastico altro non era che parte di una strategia pubblicitaria più ampia per lanciare il nuovo libro della madre di Greta, la celebre cantante Malena Ernman – che nel 2009 partecipò anche all’Eurovisione vanta diverse apparizioni televisive. E il grande stratega mente di questa campagna sarebbe Ingmar Rentzhog, esperto di marketing e pubblicità, che ha sfruttato a sua volta l’immagine della ragazza per lanciare la sua start up.” Non starò qui a riportare altri estratti dell’articolo, non vorrei rischiare qualche citazione per plagio. Ma capito il terribile retroscena? Dietro di Greta c’è niente di meno sua madre! E l’esperto di marketing che vuole lanciare la sua start-up. Ma come, niente Soros? Niente rivelazioni sul grande complotto? Tutto qui? Cioè, tutto il mondo si fa menare per il naso da una grande cantante per altro poco famosa fuori dalla Svezia, e da un “grande esperto di marketing” che sta ancora cercando di far decollare la sua start-up? Siamo a posto!

Greta non è uno scienziato, è una ragazzina probabilmente poco informata, ma non è la prima a tirare il campanello d’allarme! Prima di lei ci sono praticamente tutti gli scienziati che si occupano di clima (a parte i nostri 500 eroi, che però di clima pare che ne sappiano pochino, perché per professione si occupano per lo più d’altro), la NASA, l’IPCC (ONU), e parecchie altre agenzie. 

Tutto vero allora? Tutto risolto? No, ci sono dubbi riguardo alle rilevazioni delle temperature. Qualcuno dice che il NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) potrebbe aver aggiustato i dati relativi all’aumento delle temperature. Ci sono vari articoli online, come questo del Daily Mail che dice niente di meno: “Due settimane fa, sotto il titolo “Come siamo ingannati da dati imperfetti sul riscaldamento globale”, ho scritto di Paul Homewood, che, sul suo Notalotofpeopleknowt quel blog, aveva controllato i grafici di temperatura pubblicati per tre stazioni meteorologiche in Paraguay contro le temperature che era stato originariamente registrato. In ogni caso, la tendenza effettiva di 60 anni di dati era stata radicalmente invertita, così che una tendenza di raffreddamento fu cambiata in una che mostrava un marcato riscaldamento.” Ah perbacco, qui si parla addirittura di frode, di dati manipolati. Potenza della lobby ecologista, vero? Sarà anche vero che non hanno dalla loro i fondi pressoché illimitati delle multinazionali dell’energia, ma riescono addirittura a condizionare l’ONU, la NASA, il NOAA e praticamente tutti gli scienziati del ramo. Che complotto ragazzi! Beh, per bilanciare un po’ la cosa,  quei ragazzacci di Snopes: hanno fatto un articolo molto rigoroso (e lungo!) che vi invito a leggere. Qui riporto solo la conclusione: “Mentre Karl et al potrebbero ragionevolmente essere criticati per essere stati meno che rigorosi nella loro documentazione dei dati, i loro risultati sono stati verificati indipendentemente, contrariamente alle affermazioni secondo cui gli autori hanno manipolato i dati per raggiungere la conclusione desiderata:
Quello che David Rose non menziona è che i nuovi risultati NOAA sono stati validati da dati indipendenti provenienti da satelliti, boe e galleggianti Argo e che molti altri gruppi indipendenti, tra cui Berkeley Earth e il Met Office Hadley Centre del Regno Unito, ottengono effettivamente gli stessi risultati.
L’affermazione di Rose secondo cui i risultati di NOAA “non possono mai essere verificati” è palesemente errata, poiché abbiamo appena pubblicato un documento che verifica in modo indipendente la parte più importante dei risultati di NOAA.

Non pretendo qui di arrivare ad alcuna conclusione definitiva. Ognuno resta probabilmente della sua idea, anche perché ormai ci si muove per tribù, non per serena analisi dei dati. 

Il mio intento era solo di sottolineare il fatto che, comunque la si pensi, le conseguenze dell’inquinamento dell’aria, dei fiumi, delle terre e dei mari sono sotto gli occhi di tutti. Nessuno può negare il fatto che le calotte si stanno restringendo, che gigantesche isole di plastica stanno coprendo larghe aree dei nostri mari, che le microplastiche sono ormai ovunque, anche nello stomaco dei pesci che mangiamo, che i morti per inquinamento atmosferico sono milioni: “Il rapporto ha rilevato che nel 2015 sono morte 8,8 milioni di persone a causa dell’inquinamento atmosferico, nonostante le stime precedenti prevedessero solo 4,5 milioni di morti.“. Allora mi pare strano liquidare tutto come un complotto di non si sa quale entità e sadio per quali motivi. 

Il fatto è che i problemi esistono davvero. Ma, da sempre, ci sono due correnti di pensiero. Quelli che si preoccupano e quelli che se ne fregano. 
Quelli che si preoccupano spesso fanno errori, come tutti. E a volte alcuni di loro cercano copertura mediatica, cercano un posto al sole, o semplicemente trovano una nicchia mediatica in cui fare la loro piccola fortuna fatta di libri, di passaggi televisivi, di conferenze. O magari fondano un partito verde, un movimento, e si garantiscono un futuro, magari un posto in parlamento. 
Oppure semplicemente sbagliano nelle previsioni. Per dire, sono 50 anni che si dice che il petrolio sta per finire, e siamo ancora qui con le nostre macchine a benzina e i camion a gasolio. Può anche essere che, come dice Zichichi :”il clima rimane quello che è: una cosa di cui si parla tanto, senza usare il rigore logico di un modello matematico e senza essere riusciti a ottenere la prova sperimentale che ne stabilisce il legame con la realtà. “. Potrebbe essere che il modello matematico utilizzato dagli scienziati non sia corretto, e non abbiamo la “prova sperimentale” della sua correttezza. Ma noi gente comune, senza una preparazione scientifica specifica, non abbiamo gli strumenti teorici per capire chi ha ragione, se i climatologi o i fisici delle particelle. Volendo ricorrere ad un po’ di buon senso, verrebbe voglia di usare un vecchio detto milanese: “ofelè fà il tò mestée“, verrebbe cioè voglia di dar retta a Zichicchi per quanto riguarda i problemi di fisica delle particelle, e ai climatologi per quanto riguarda le questioni del clima. Semplicistico? Forse. Sicuro? No di certo, potrebbero aver ragione Zichicchi & C. Ma date di nuovo un’occhiata alle referenze degli scienziati che si oppongono agli allarmi degli ambientalisti.

Greta sarà anche una gran rompipalle, ma non è uno scienziato e non lo vuole essere. E’ il dito che indica la luna. E molta gente continua a guardare il dito, e a dire che ha l’unghia sporca. 

EDIT 10/10/2019

Ho ricevuto, su un altro blog, vari commenti negativi che mi hanno stimolato ulteriori riflessioni.

Prima di tutto occorre parlare della differenza che c’è fra le scienze esatte (o scienze dure o naturali, come pare sia più giusto definirle) e le scienze molli. Invito tutti a leggere l’articolo di wikipedia che spiega la differenza. Ma per i più pigri ricordo solo che le scienze dure sono “quelle in cui predominano i dati quantitativi, raccolti con misure sperimentali ripetibili ed elaborati con formule matematiche, analisi statistiche e grafici“. Cosa che non è possibile fare con scienze che si occupano di un gran numero di elementi (es: le molecole d’acqua, gli atomi e le molecole che compongono l’atmosfera ma anche le persone, gli investitori, i consumatori) i cui movimenti non sono matematicamente ed esattamente prevedibili. Nelle scienze molli non è possibile fare esperimenti di laboratorio ripetibili, e neanche spiegare e prevedere esattamente i fenomeni mediante formule matematiche per quanto complesse. Quel che si può fare è andare per tentativi, per approssimazioni successive. Si raccolgono dati statistici e si cerca una formula matematica, un modello, che ricalchi il più possibile i dati raccolti. Poi si fanno delle previsioni con il modello trovato e si otterranno SICURAMENTE degli errori. Il modello andrà quindi modificato per tener conto dei nuovi dati, e così via. Alla base di questo processo ci sono ovviamente computer sempre più potenti per elaborare modelli matematici sempre più complessi. Non ci sarà mai, credo, il modello matematico definitivo per ottenere previsioni meteorologiche esatte al millesimo nel lungo periodo. Ma ogni modello sarà più preciso del precedente. Avremo computer più potenti, il 5G e l’IOT  renderanno disponibili dati sempre più dettagliati migliorando il processo di iterazione da un modello preciso ad uno ancora più preciso.
Questo significa che non dobbiamo fidarci dei modelli? Questo mi pare un atteggiamento stolto. I modelli sbagliano e sbaglieranno sempre. Ma sbagliano sempre di meno, come dimostrano le previsioni meteo sempre più precise. Anche i modelli matematici usati dagli economisti sbagliano, ci mancherebbe. Ma vengono ugualmente utilizzati, perché è meglio comunque avere una qualche indicazione che non averne nessuna. Per quanto riguarda le questioni climatiche e più specificamente l’AGW (Anthropogenic global warming), gli scienziati che sostengono questa ipotesi fanno uso di modelli matematici che qualcuno (es. Zichichi) ha definito “non dimostrati”. Come ho detto prima, ogni modello matematico parte dai dati raccolti. Come tutti i modelli matematici non sarà certo perfetto, ma mi risulta essere l’unico attualmente disponibile. Da quel che ne so, e resto in attesa di smentite, non esistono modelli matematici alternativi a quello dell’AGW. 
La questione, ridotta all’osso, è la seguente: la produzione di CO2 ed altri gas serra POTREBBE avere conseguenze nefaste sul clima degli anni e dei decenni a venire. Oppure no. La stragrande maggioranza dei climatologi pensa che le conseguenze potrebbero esserci, in base ai modelli che hanno elaborato. Qualcuno invece pensa che siano tutte balle. Chi ha ragione? Lo sapremo solo con il tempo, e forse lo sapranno i nostri figli o i nostri nipoti. Vale la pena di preoccuparsi? Beh, le previsioni dei primi sono abbastanza spaventose, se avessero ragione loro varrebbe sicuramente la pena di preoccuparsi. 
Tutto sta a capire se il gioco vale la candela, tutto sta a capire cosa si rischia.