Siamo alluvionati dalle notizie su Greta e sulla sua dilagante iniziativa Fridays for Future. Alluvionati dalla retorica ambientalista e, in tono minore, dai ringhi delle destre unite nella retorica anti-ambientalista.
Io, come sempre, ho poche idee ma ben confuse. Per questo leggo, soprattutto gli articoli della destra. Domina, come sempre in questi aridi territori, uno stato d’animo ringhioso, rancoroso, acre, che si riflette anche nel linguaggio, nella scelta degli aggettivi. Quelli che apprezzano Greta sono definiti gretini, intelligente e sapida crasi fra il nome di Greta e l’aggettivo “cretino” che evidentemente estendono a tutti i fan di Greta. Con simile processo lessicale i (pochi) sostenitori del PD diventano pidioti, chi pensa che sia giusto salvare i migranti in mare è un accoglione mentre chi sostiene sia follia l’idea di uscire dall’euro diventa un euroinomane. Beh, non che dall’altra parte si usino i guanti di velluto: Salvini è stato spesso definito il capitone. E’ una sgradevole deriva del linguaggio politico che predilige rapidi e poveri giochi di parole di sicuro effetto.
Comunque, linguaggio a parte, resta il fatto che molti giovani e meno giovani sono affascinati dal messaggio di Greta. I primi per sano entusiasmo giovanile, per quella incontenibile voglia di cambiare in meglio il mondo. I meno giovani si dividono fra quelli sinceramente preoccupati per i disastri ecologici e quelli che si accodano al flusso, vuoi per riemergenti nostalgie barricadiere, vuoi per pigro conformismo, alcuni approfittando della situazione per guadagnarsi un grammo di visibilità, nella speranza di guadagnare qualche consenso, qualche briciola di voto.
Cercando di ridurre la questione all’osso, il confronto è fra quelli che sono preoccupati per lo stato presente e futuro dell’ambiente in cui viviamo e quelli che negano che ci sia qualcosa di cui preoccuparsi e che accusano gli ambientalisti di essere o stupidi o ignoranti o corrotti.
Ho cercato di chiarirmi le idee sulle questioni chiave, il riscaldamento globale, la sua origine antropica e le possibili conseguenze. Poi, ovviamente, le energie rinnovabili, la questione dell’auto elettrica e mille altre cose.
Le obiezioni sono di varia natura. Si va dal semplice e misurato “non è vero un cazzo, ci avete proprio rotto i coglioni: il riscaldamento globale non esiste, anzi, d’inverno fa un freddo fottuto! E non è vero che il livello del mare si sta alzando.” al più elaborato “ok, il riscaldamento globale forse è vero, ma è successo in passato, succederà in futuro e le attività umane non c’entrano niente. Così come è una bufala l’innalzamento dei mari, sono normalissime oscillazioni naturali“.
Osservazioni suggestive e tranquillizzanti. Fosse così potremmo smettere di preoccuparci, continuare tranqulli ad usare l’auto anche per andare al bar all’angolo, tenere accese tutte le luci di casa, lasciar scorrere l’acqua per ore e fare uso di tutte le plastiche possibili.
O no?
A cercare i dati, i numeri, si va a sbattere contro il muro dei dati aleatori. Potrei mettere qui una marea di link, e forse lo farò, ma purtroppo internet è il suk delle certezze, basta chiedere e trovi dati che confermano la tua tesi, qualunque essa sia. Prendiamo ad esempio la valutazione dei consumi dei vari tipi di veicolo. Cito da questo articolo tratto da Wired-it:
Iniziamo con una precisazione: esistono diverse stime relative all’impatto ambientale delle differenti forme di trasporto oggi disponibili, ma i numeri sono estremamente ballerini. Differenti agenzie nazionali e internazionali offrono stime diverse, e su alcuni particolari non esistono certezze. Per fare un esempio, a parità di emissioni un viaggio in aereo dovrebbe inquinare più di un trasporto terrestre, perché gas come gli ossidi di azoto hanno effetti più drammatici e duraturi sul clima se emessi in quota (come capita con i motori degli aerei), rispetto a quanto avvenga sulla superficie. Quantificare questi effetti però non è facile. Per questo motivo l’International Civil Aviation Organization (Icao) non ne tiene conto quando calcola l’impatto dei voli aerei in termini di emissioni inquinanti. Mentre il Department for Business, Energy and Industrial Strategy (Beis) del governo inglese per rendere più realistici i suoi calcoli aumenta del 90% le statistiche sulle emissioni del traffico aereo. Detto questo, nonostante qualche differenza nei numeri la classifica dei mezzi di trasporto più inquinanti è abbastanza chiara.
Insomma, il problema dei numeri è che dipendono dai criteri di valutazione. Anche ad essere in buona fede, agenzie diverse forniscono dati diversi. Poi ci sono le valutazione totalmente divergenti, i dati che variano a secondo di chi li propone. Per dire, parliamo di CO2. Il sito della NASA ci propone questo grafico che descrive l’andamento della CO2 negli ultimi 800’000 anni:
E’ facile vedere come negli ultimi anni la CO2 sia salita in maniera netta e molto al di sopra rispetto agli 800’000 precedenti, approssimativamente il doppio rispetto alle oscillazioni del passato.
In compenso c’è chi (ad esempio tale Lorenzo Zuppini sul sito sovranista “il Primato Nazionale”) ci dice che “L’anidride carbonica è tra i gas capaci di trattenere il calore dei raggi solari ed è costantemente accusata di essere prodotta in eccesso dalle attività lavorative dell’uomo. Sapete quanta ne produciamo, in realtà? Il 4,5%“. Come dire “un niente”, ma in grado di produrre una variazione verticale doppia rispetto a quasi un milione di anni precedenti. Vien da chiedersi quale fenomeno, assente negli 800’000 anni precedenti, possa aver causato una tale impennata della concentrazione di CO2.
Per dire, proviamo a guardare all’aumento di temperatura. Il solito sito della NASA dice: “The planet’s average surface temperature has risen about 1.62 degrees Fahrenheit (0.9 degrees Celsius) since the late 19th century, a change driven largely by increased carbon dioxide and other human-made emissions into the atmosphere“. Quindi 0.9C° dalla fine del 1800. E cosa ci dice il nostro sovranista Lorenzo Zuppini? “La temperatura si alza: e sticazzi? Dal 1880 a oggi, l’incremento effettivo della temperatura è stato di 0.6 °C.“. Certo, non è una differenza abissale, ma da 0.6°C a 0.9°C c’è un errore del +50%, insomma.
Poi si può discutere se un incremento di 0.6 o 0.9°C debba o meno preoccuparci. C’è, ovviamente, chi dice no, e chi dice invece che la cosa potrebbe avere effetti catastrofici. Chi? Da un lato, ad esempio, c’è la NASA, il IPCC, il NOAA, la quasi totalità dei climatologi e dei meteorologi. Dall’alto una sparuta pattuglia di eroici scienziati dissidenti, raramente esperti del ramo. Beh, sparuta mica tanto! Recentemente (non ho trovato la data) ben 500 scienziati hanno scritto una lettera al Segretario dell’ONU per protestare contro tutto questo allarmismo sulla questione climatica.
Eh beh, ragazzi, 500 scienziati non sono tantissimi, ma è un bel punto di inizio, vero? Vediamo allora chi sono questi 500 scienziati. Non abbiamo il CV di tutti, non l’ho trovato, ma partiamo dall’inizio e poi vediamo.
- Il professor Guus Berkhout è un ingegnere olandese che ha lavorato per la multinazionale petrolifera Shell;
- Il professor Reynald Du Berger insegna geofisica all’Università del Quebec;
- Il professor Ingemar Nordin è un filosofo considerato uno dei maggiori rappresentanti del neoliberismo svedese, ovvero la dottrina economica in base alla quale il mercato deve regolarsi da sé, scevro da ogni condizionamento da parte delle istituzioni;
- Terry Dunleavy è un ex giornalista neozelandese, è stato anche un tipografo commerciale e ha lavorato nel settore vinicolo;
- Jim O’Brien è un consulente energetico irlandese. Inoltre è il presidente onorario del Uepg, una associazione che rappresenta un insieme di aziende che assieme fatturerebbero 20 miliardi di euro, sparse in 30 Paesi europei «e fa pressioni [lobbies] sulle principali sfide del settore con istituzioni europee, Ong e altre parti interessate». Buona parte delle industrie rappresentate sono estrattive, insomma non proprio il massimo dal punto di vista dell’indipendenza circa tematiche legate al cambiamento climatico;
- Il geologo australiano Viv Forbes è il presidente della Carbon Sense Coalition, creata appositamente per «difendere il ruolo del carbonio sulla terra e nell’atmosfera»;
- In professor Alberto Prestininzi è un geologo in pensione, è stato anche membro del Comitato tecnico scientifico per il Ponte sullo Stretto di Messina.
- Il professor Richard Lindzen è forse il più competente tra i firmatari. Fisico dell’atmosfera è stato anche docente di meteorologia al Mit, inoltre è stato anche un conferenziere del Cato institute. Lindzen è stato uno dei primi ad aver parlato di «allarmismo climatico».
E, a proposito del prof. Lindzen, vale la pena di notare che il suo lavoro è stato criticato diverse volte da climatologi come Gavin Schmidt, il quale fece notare anche diverse imprecisioni nella presentazione dei dati relativi alla temperatura, in maniera così palese da ottenere persino le scuse di Lindzen. Del resto il professore si è dimostrato anche contraddittorio in diverse affermazioni, come quella in cui confonde il concetto di “incertezza” con quello di “ignoranza”.
Per chi volesse approfondire si trovano in rete moltissimi articoli che parlano di questa famosa lettera, fra i quali mi pare corretto citare questo, da cui ho tratto alcuni estratti, e quest’altro da ilGiornale, che parteggia apertamente per il gruppo dei 500. Vale appena notare che ilGiornale elenca alcuni dei 500, sorvolando elegantemente sulle competenze. Alcuni vengono pudicamente citati come “professore”. Altri, per modestia, neanche questo. Vedere per credere:
Gli ambasciatori e portavoce di questa idea sono: Guus Berkhout, professore (Paesi Bassi), Richard Lindzen, professore (Stati Uniti), Reynald Du Berger, professore (Canada), Ingemar Nordin, professore (Svezia), Terry Dunleavy (Nuova Zelanda), Jim O’Brien (Irlanda), Viv Forbes (Australia), Alberto Prestininzi, professore (Italia), Jeffrey Foss, professore (Canada), Benoît Rittaud, docente (Francia), Morten Jødal (Norvegia), Fritz Varenholt, professore (Germania), Rob Lemeire (Belgio), Viconte Monkton of Brenchley (Regno Unito).
I soliti maligni, mi par di sentirli, hanno pronta la domanda: professori ddechè? Ma non c’è risposta, per lo meno non ne ilGiornale.
A questi 500 potrei certamente aggiungere il nostro emerito prof. Zichicchi e molti altri, che hanno presentato al presidente della Repubblica una petizione. che fra le altre cose dice: “E’ scientificamente non realistico attribuire all’uomo la responsabilità del riscaldamento osservato dal secolo passato ad oggi. Le previsioni allarmistiche avanzate, pertanto, non sono credibili, essendo esse fondate su modelli i cui risultati sono in contraddizione coi dati sperimentali. Tutte le evidenze suggeriscono che questi modelli sovrastimano il contributo antropico e sottostimano la variabilità climatica naturale, soprattutto quella indotta dal sole, dalla luna, e dalle oscillazioni oceaniche.”
Ok, Zichicchi è certamente un grande scienziato, ma è un fisico delle particelle. Come la quasi totalità dei (pochi) scienziati che ritengono non plausibile la convinzione generale sull’origine antropica dei cambiamenti climatici, non è un esperto climatologo e neanche un meteorologo. Provo ad essere più chiaro: gli esperti del ramo sono praticamente tutti concordi nel ritenere che l’uomo stia facendo grandi danni e che sia ora di porre rimedio. Alcuni non esperti invece ritengono che sia tutta una bufala, un complotto, o semplicemente una follia collettiva. Come dire: gli esperti sono preoccupati, i non esperti fanno spallucce.
A costo di essere ripetitivo: par di capire che gli esperti del settore climatologico e meteorologico hanno grosso modo tutti un atteggiamento preoccupato. Tutti “gretini”, non tanto perché si schierino con Greta, che è l’ultima arrivata sulla scena, ma perché sostengono che se continuiamo su questa strada rischiamo di pagare pesanti conseguenze. E lo dicono con fior di studi che seguono il famoso iter della pubblicazione su riviste scientifiche e della “peer review“, ossia la la procedura di selezione degli articoli o dei progetti di ricerca proposti da membri della comunità scientifica effettuata attraverso una valutazione di specialisti del settore che ne verificano l’idoneità alla pubblicazione scientifica su riviste specializzate o, nel caso dei progetti, al finanziamento degli stessi, evitando errori, distorsioni, bias, plagi, falsità, o truffe scientifiche.
Gli “altri”, una sparuta minoranza, non mi risulta che abbiano pubblicato studi credibili.
C’è una seria obiezione a questa cosa della peer review e della pubblicazione. C’è una corrente di pensiero che dice “certo, ovvio che non ci sono pubblicazioni di studi contrari al mainstream! I comitati scientifici incaricati della selezione sono in mano alle lobbies ambientaliste! Uno scienziato serio non ha possibilità di far carriera e di pubblicare, se rifiuta di allinearsi al pensiero dominante politicamente corretto“. Ipotesi suggestiva, la stessa che viene regolarmente utilizzata per dimostrare la credibilità di:
- Movimenti anti-vaccini
- Coloro che affermano che la cura contro il cancro esiste, ma la tengono nascosta per garantire i guadagni dell’industria farmaceutica mondiale: “CANCRO : B17, la vitamina anticancro B17, la vitamina anticancro boicottata dalle multinazionali farmaceutiche per questioni di utili La vitamina B17 è presente nei noccioli amari di albicocca, e di pesca e nelle mandorle amare.“
- Coloro che affermano che non serve curare il cancro, basta bere succo di limone, assumere bicarbonato, mangiare vegetariano ecc ecc
- Coloro che affermano che l’AIDS non esiste, è una bufala che serve a garantire guadagni ecc ecc: “Grazie al terrore creato intorno alla malattia sin dal suo apparire, è stato possibile far accettare la somministrazione di farmaci altamente tossici, che hanno portato benefici solo alle multinazionali che li producono. “
- Coloro che affermano che la terra è piatta.
- Coloro che affermano che Tesla ha inventato un modo per avere energia gratuita per tutti, ma la lobby del petrolio e del nucleare ce lo tiene nascosto (“Già 116 anni fa c’era la visione di un mondo con l’energia pulita e libera o free energy, gratuita da non misurare con un contatore per poi mandare una bolletta da pagare a ogni singolo cittadino. In questa visione era contemplata la libertà dal giogo delle multinazionali, un nuovo modo di vivere in un mondo moderno con l’energia fornita liberamente da Madre Terra. L’oligarchia economica di allora, sostanzialmente la stessa di adesso, non volle assolutamente rinunciare ai suoi stratosferici profitti che provenivano dall’imporre ad ogni cittadino di pagare una quota per cucinare, illuminare la sua casa, scaldarsi, lavarsi, viaggiare, in definitiva per vivere nel mondo civilizzato.“)
E si potrebbe andare avanti parecchio, elencando tutta una serie di ipotesi non dimostrate perché “le lobby, le élite, le multinazionali ce lo tengono nascosto controllando la scienza ufficiale”.
Quel che manca per rendere il tutto credibile, nel caso della supposta emergenza climatica, è il mandante.
Voglio dire, nel caso dei vaccini, del cancro, dell’AIDS e dell’energia gratuita e abbondante è chiaro che i mandanti possono essere le multinazionali del farmaco e dell’energia. Tutti capiscono che una multinazionale o un pool di queste potrebbe effettivamente usare il proprio potere economico per piegare la ricerca scientifica ai propri beceri e inconfessabili interessi. Basta pagare o minacciare chi di dovere ed ecco che gli studi scientifici “liberi” vengono boicottati, nascosti. Gli scienziati non possono pubblicare i loro studi sulle più blasonate riviste scientifiche o, peggio ancora, vengono isolati e messi in condizione di non poter fare il loro lavoro.
Ma nel caso della cospirazione mondialista ecologista non è chiarissimo chi dovrebbe essere il mandante. Le multinazionali? Beh, no! Le multinazionali del petrolio e del nucleare preferiscono finanziare studi CONTRO l’emergenza ambientale, preferiscono la versione dei 500 eroici scienziati liberi. E chi, al mondo, ha più soldi e più potere delle multinazionali dell’energia? Soros? La cospirazione pluto-giudaico-massonica? E a che scopo?
Tutte domande che noi, che non siamo esperti climatologi, dobbiamo porci per cercare di capire quali sono gli interessi in gioco.
E torniamo a Greta. E’ facile farle le pulci e trovare delle pecche, degli errori nei suoi discorsi. E’ una ragazzina di 16 anni che non dovrebbe avere tutto questa copertura mediatica. Ma i media hanno bisogno di fenomeni, e la povera Greta ha tutte le caratteristiche per assicurarsi le prime pagine: è giovane, determinata, testarda, e in più ha questa cosa un po’ misteriosa che è la sindome di Asperger. La domanda che sorge spontanea ai suoi detrattori è “chi c’è dietro?”. Già, vuoi mica che qualcuno possa fare qualcosa solo perché ci crede, ci vuole sempre il complotto, dietro. E infatti ecco puntuale, dalla scuderia de ilGiornale, l’articolo di InsideOver, dal titolo stentoreo: Ecco chi c’è davvero dietro Greta Thumberg. Mica paglia. Mi fiondo nella lettura (fatelo anche voi, ne vale la pena) e trovo finalmente la cruda verità: “Secondo Andreas Henriksson, giornalista d’inchiesta svedese, c’è chi sull’immagine di questa ragazza adorabile ci ha marciato, eccome. Secondo la sua ricostruzione, lo sciopero scolastico altro non era che parte di una strategia pubblicitaria più ampia per lanciare il nuovo libro della madre di Greta, la celebre cantante Malena Ernman – che nel 2009 partecipò anche all’Eurovisione vanta diverse apparizioni televisive. E il grande stratega mente di questa campagna sarebbe Ingmar Rentzhog, esperto di marketing e pubblicità, che ha sfruttato a sua volta l’immagine della ragazza per lanciare la sua start up.” Non starò qui a riportare altri estratti dell’articolo, non vorrei rischiare qualche citazione per plagio. Ma capito il terribile retroscena? Dietro di Greta c’è niente di meno sua madre! E l’esperto di marketing che vuole lanciare la sua start-up. Ma come, niente Soros? Niente rivelazioni sul grande complotto? Tutto qui? Cioè, tutto il mondo si fa menare per il naso da una grande cantante per altro poco famosa fuori dalla Svezia, e da un “grande esperto di marketing” che sta ancora cercando di far decollare la sua start-up? Siamo a posto!
Greta non è uno scienziato, è una ragazzina probabilmente poco informata, ma non è la prima a tirare il campanello d’allarme! Prima di lei ci sono praticamente tutti gli scienziati che si occupano di clima (a parte i nostri 500 eroi, che però di clima pare che ne sappiano pochino, perché per professione si occupano per lo più d’altro), la NASA, l’IPCC (ONU), e parecchie altre agenzie.
Tutto vero allora? Tutto risolto? No, ci sono dubbi riguardo alle rilevazioni delle temperature. Qualcuno dice che il NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) potrebbe aver aggiustato i dati relativi all’aumento delle temperature. Ci sono vari articoli online, come questo del Daily Mail che dice niente di meno: “Due settimane fa, sotto il titolo “Come siamo ingannati da dati imperfetti sul riscaldamento globale”, ho scritto di Paul Homewood, che, sul suo Notalotofpeopleknowt quel blog, aveva controllato i grafici di temperatura pubblicati per tre stazioni meteorologiche in Paraguay contro le temperature che era stato originariamente registrato. In ogni caso, la tendenza effettiva di 60 anni di dati era stata radicalmente invertita, così che una tendenza di raffreddamento fu cambiata in una che mostrava un marcato riscaldamento.” Ah perbacco, qui si parla addirittura di frode, di dati manipolati. Potenza della lobby ecologista, vero? Sarà anche vero che non hanno dalla loro i fondi pressoché illimitati delle multinazionali dell’energia, ma riescono addirittura a condizionare l’ONU, la NASA, il NOAA e praticamente tutti gli scienziati del ramo. Che complotto ragazzi! Beh, per bilanciare un po’ la cosa, quei ragazzacci di Snopes: hanno fatto un articolo molto rigoroso (e lungo!) che vi invito a leggere. Qui riporto solo la conclusione: “Mentre Karl et al potrebbero ragionevolmente essere criticati per essere stati meno che rigorosi nella loro documentazione dei dati, i loro risultati sono stati verificati indipendentemente, contrariamente alle affermazioni secondo cui gli autori hanno manipolato i dati per raggiungere la conclusione desiderata:
Quello che David Rose non menziona è che i nuovi risultati NOAA sono stati validati da dati indipendenti provenienti da satelliti, boe e galleggianti Argo e che molti altri gruppi indipendenti, tra cui Berkeley Earth e il Met Office Hadley Centre del Regno Unito, ottengono effettivamente gli stessi risultati.
L’affermazione di Rose secondo cui i risultati di NOAA “non possono mai essere verificati” è palesemente errata, poiché abbiamo appena pubblicato un documento che verifica in modo indipendente la parte più importante dei risultati di NOAA.”
Non pretendo qui di arrivare ad alcuna conclusione definitiva. Ognuno resta probabilmente della sua idea, anche perché ormai ci si muove per tribù, non per serena analisi dei dati.
Il mio intento era solo di sottolineare il fatto che, comunque la si pensi, le conseguenze dell’inquinamento dell’aria, dei fiumi, delle terre e dei mari sono sotto gli occhi di tutti. Nessuno può negare il fatto che le calotte si stanno restringendo, che gigantesche isole di plastica stanno coprendo larghe aree dei nostri mari, che le microplastiche sono ormai ovunque, anche nello stomaco dei pesci che mangiamo, che i morti per inquinamento atmosferico sono milioni: “Il rapporto ha rilevato che nel 2015 sono morte 8,8 milioni di persone a causa dell’inquinamento atmosferico, nonostante le stime precedenti prevedessero solo 4,5 milioni di morti.“. Allora mi pare strano liquidare tutto come un complotto di non si sa quale entità e sadio per quali motivi.
Il fatto è che i problemi esistono davvero. Ma, da sempre, ci sono due correnti di pensiero. Quelli che si preoccupano e quelli che se ne fregano.
Quelli che si preoccupano spesso fanno errori, come tutti. E a volte alcuni di loro cercano copertura mediatica, cercano un posto al sole, o semplicemente trovano una nicchia mediatica in cui fare la loro piccola fortuna fatta di libri, di passaggi televisivi, di conferenze. O magari fondano un partito verde, un movimento, e si garantiscono un futuro, magari un posto in parlamento.
Oppure semplicemente sbagliano nelle previsioni. Per dire, sono 50 anni che si dice che il petrolio sta per finire, e siamo ancora qui con le nostre macchine a benzina e i camion a gasolio. Può anche essere che, come dice Zichichi :”il clima rimane quello che è: una cosa di cui si parla tanto, senza usare il rigore logico di un modello matematico e senza essere riusciti a ottenere la prova sperimentale che ne stabilisce il legame con la realtà. “. Potrebbe essere che il modello matematico utilizzato dagli scienziati non sia corretto, e non abbiamo la “prova sperimentale” della sua correttezza. Ma noi gente comune, senza una preparazione scientifica specifica, non abbiamo gli strumenti teorici per capire chi ha ragione, se i climatologi o i fisici delle particelle. Volendo ricorrere ad un po’ di buon senso, verrebbe voglia di usare un vecchio detto milanese: “ofelè fà il tò mestée“, verrebbe cioè voglia di dar retta a Zichicchi per quanto riguarda i problemi di fisica delle particelle, e ai climatologi per quanto riguarda le questioni del clima. Semplicistico? Forse. Sicuro? No di certo, potrebbero aver ragione Zichicchi & C. Ma date di nuovo un’occhiata alle referenze degli scienziati che si oppongono agli allarmi degli ambientalisti.
Greta sarà anche una gran rompipalle, ma non è uno scienziato e non lo vuole essere. E’ il dito che indica la luna. E molta gente continua a guardare il dito, e a dire che ha l’unghia sporca.
EDIT 10/10/2019
Ho ricevuto, su un altro blog, vari commenti negativi che mi hanno stimolato ulteriori riflessioni.
Prima di tutto occorre parlare della differenza che c’è fra le scienze esatte (o scienze dure o naturali, come pare sia più giusto definirle) e le scienze molli. Invito tutti a leggere l’articolo di wikipedia che spiega la differenza. Ma per i più pigri ricordo solo che le scienze dure sono “quelle in cui predominano i dati quantitativi, raccolti con misure sperimentali ripetibili ed elaborati con formule matematiche, analisi statistiche e grafici“. Cosa che non è possibile fare con scienze che si occupano di un gran numero di elementi (es: le molecole d’acqua, gli atomi e le molecole che compongono l’atmosfera ma anche le persone, gli investitori, i consumatori) i cui movimenti non sono matematicamente ed esattamente prevedibili. Nelle scienze molli non è possibile fare esperimenti di laboratorio ripetibili, e neanche spiegare e prevedere esattamente i fenomeni mediante formule matematiche per quanto complesse. Quel che si può fare è andare per tentativi, per approssimazioni successive. Si raccolgono dati statistici e si cerca una formula matematica, un modello, che ricalchi il più possibile i dati raccolti. Poi si fanno delle previsioni con il modello trovato e si otterranno SICURAMENTE degli errori. Il modello andrà quindi modificato per tener conto dei nuovi dati, e così via. Alla base di questo processo ci sono ovviamente computer sempre più potenti per elaborare modelli matematici sempre più complessi. Non ci sarà mai, credo, il modello matematico definitivo per ottenere previsioni meteorologiche esatte al millesimo nel lungo periodo. Ma ogni modello sarà più preciso del precedente. Avremo computer più potenti, il 5G e l’IOT renderanno disponibili dati sempre più dettagliati migliorando il processo di iterazione da un modello preciso ad uno ancora più preciso.
Questo significa che non dobbiamo fidarci dei modelli? Questo mi pare un atteggiamento stolto. I modelli sbagliano e sbaglieranno sempre. Ma sbagliano sempre di meno, come dimostrano le previsioni meteo sempre più precise. Anche i modelli matematici usati dagli economisti sbagliano, ci mancherebbe. Ma vengono ugualmente utilizzati, perché è meglio comunque avere una qualche indicazione che non averne nessuna. Per quanto riguarda le questioni climatiche e più specificamente l’AGW (Anthropogenic global warming), gli scienziati che sostengono questa ipotesi fanno uso di modelli matematici che qualcuno (es. Zichichi) ha definito “non dimostrati”. Come ho detto prima, ogni modello matematico parte dai dati raccolti. Come tutti i modelli matematici non sarà certo perfetto, ma mi risulta essere l’unico attualmente disponibile. Da quel che ne so, e resto in attesa di smentite, non esistono modelli matematici alternativi a quello dell’AGW.
La questione, ridotta all’osso, è la seguente: la produzione di CO2 ed altri gas serra POTREBBE avere conseguenze nefaste sul clima degli anni e dei decenni a venire. Oppure no. La stragrande maggioranza dei climatologi pensa che le conseguenze potrebbero esserci, in base ai modelli che hanno elaborato. Qualcuno invece pensa che siano tutte balle. Chi ha ragione? Lo sapremo solo con il tempo, e forse lo sapranno i nostri figli o i nostri nipoti. Vale la pena di preoccuparsi? Beh, le previsioni dei primi sono abbastanza spaventose, se avessero ragione loro varrebbe sicuramente la pena di preoccuparsi.
Tutto sta a capire se il gioco vale la candela, tutto sta a capire cosa si rischia.