10 marzo 2008

Facciamoci del male

(questo post è tratto dal blog OPINIONI del sito pdCassano)

Sabato sono stato a volantinare davanti al Comune.
Volantinare è sempre una bella esperienza. La gente arriva, alcuni girano al largo, alcuni tirano via borbottando. Ma a volte, dopo aver borbottato, si fermano a fare due chiacchiere. E si stabilisce un contatto. A volte un sorriso, chissà, forse anche una remota ipotesi di aver messo un seme.
Il vero problema, in questo periodo, non sembra essere la convinzione di votare "gli altri". Mi pare che il vero problema sia invece la gran massa di gente che ne ha le tasche piene di tutti, perchè vedono crescere i loro problemi con la sensazione che la politica si ricordi di loro solo al momento del voto. Come dar loro torto?
Mio figlio Andrea ha voluto accompagnarmi, e mi ha fatto piacere.
All'inizio ci restava un po' male, quando qualcuno tirava via a muso duro. O, addirittura, lasciava cadere qualche parola con malagrazia. Come ad esempio la signora piuttosto appariscente, bionda, gonna corta, tacchi altissimi. E' passata davanti a noi tre o quattro volte, la prima volta bofonchiando e protestando perchè, oltre ad avere l'ardire di volantinare per il PD (ma siamo matti?), avevamo con noi anche due "bambini". Ha detto, fra sé e sé ma a voce abbastanza alta da farsi sentire: "Anche i bambini fanno lavorare, non hanno vergogna!".
Peccato. Essere su posizioni politiche diverse non dovrebbe significare essere nemici da combattere. Penso che un sorriso ed un "no grazie" sarebbero stati meglio, vero?
Dopo una mezz'ora che ci ingegnavamo ad entrare in contatto, sono arrivati i nostri cugini. L'altra consistente fetta della sinistra. Stessa famiglia.
Ho cercato di scambiare qualche parola, qualche sorriso.
Ho detto scherzando, ad una compagna-cugina: "Noi abbiamo finito i volantini? Vuoi che distribuiamo un poco dei vostri? In fondo siamo cugini!". Lei mi ha guardato senza sorridire, e mi ha detto: "Cugini, si. Ma voi ci fate la guerra!". E si è girata come a dire che il discorso era chiuso.
Questa cosa mi ha messo molta più tristezza del borbottio della bella signora con i tacchi alti.
A me pare normale, che nella sinistra ci siano più anime, e che non sia facile metterle tutte sotto lo stesso ombrello.
Mi pare normale, ad esempio, che molti giovani sentano il richiamo verso una sinistra più radicale, più intransigente. L'intransigenza è caratteristica della giovane età, che vuole posizioni assolute e senza compromessi.
D'altra parte è la sinistra più radicale quella che può generare idee più ardite, più svincolate dalla triste necessità di far quadrare i conti, di doversi confrontare con la realtà.
Mi pare normale, poi, che molti adulti sentano invece il bisogno di appoggiarsi ad una sinistra meno radicale, più riflessiva. Più disposta al dialogo con quelle forze che alla sinistra estrema sembrano le avanguardie del demonio.
E' chiaro (qualcuno direbbe "è del tutto evidente") che la sinistra arcobaleno mai avrebbe potuto candidare Calearo. Ma neanche avrebbe potuto cercare un qualsiasi dialogo.
Mentre il PD, che aspira ad essere forza di governo, prima ancora che forza di lotta, cerca di trovare una possibile mediazione fra le parti. E candida quindi il diavolo e l'acqua santa (ognuno attribuisca il posto preferito a Calearo e ad Antonio Boccuzzi, unico sopravvissuto della tragedia Thyssen) nella speranza di poter effettuare una mediazione sensata ed efficiente.
Dispiace però che questo debba essere vissuto in modo conflittuale, invece che fisiologico.
Si dice che in campagna elettorale è normale che i toni diventino più accesi.
A me però non sembra che a sinistra questa cosa possa farci bene. Molti elettori non capiscono il motivo di questa lotta in famiglia.
E' chiaro che, al di là delle diverse interpetazioni di alcune posizioni, PD e sinistra arcobaleno saranno naturali alleati in molte lotte. Sia a livello nazionale che, a maggior ragione, a livello locale.
Sappiamo che la divisione in casa DS è stata parecchio dolorosa. Certe ferite, lungi dall'essere rimarginate, sono ancora aperte e doloranti. Ma questa è una fase che DEVE passare. Perchè non è un mistero il fatto che poi sarà naturale collaborare su molti punti, primi fra tutti i punti che riguardano il comune, il territorio di Cassano e dintorni, il traffico e tutto il resto.
Con chi dovremmo collaborare, con Forza Italia?
A sinistra si è sempre detto che la molteplicità è una ricchezza. Lo si dice, ad esmepio, quando si parla dell'accoglienza degli stranieri. Si dice che il nostro tessuto sociale non può che essere arricchito dalla diversità portata dagli stranieri.
Bene, dovremmo inizare ad utilizzare lo stesso criterio in casa nostra. Le due sinistre italiane, PD e Sinistra Arcobaleno, sono due sfaccettature della stessa realtà. Si ispirano agli stessi principi ideali. Sono naturali alleati.
Cerchiamo, se possibile, di non guardare gli uni agli altri come nemici. Anche se ai massimi livelli i nostri rappresentanti non perdono occasione per inscenare gli show elettorali, noi a livello locale cerchiamo di ricordare che, passata la campagna elettorale, poi inizia il lavoro vero che dovrà vederci uniti nella collaborazione.
Smettiamola di farci del male.

5 marzo 2008

Perchè è giusto votare, anche questa volta

(Questo post è stato tratto dal blog opinioni del PD di Cassano d'Adda)
Mi piace ascoltare gli umori della gente. Serve a non perdere la bussola, fra tante riunioni di partito tese a ribaltare il risultato annunciato delle prossime elezioni politiche.
Passiamo ore, serate intere, a preparare volantini, inventare biciclettate, cene, aperitivi democratici. Ad inventare modi per finanziare la nostra attività politica locale (dai livelli superiori non arriva una lira!). Ma poi, fuori da queste riunioni c'è la gente. E questa gente ha umori molto, molto diversi.
La domanda che torna, e torna, e torna, è: "Ma perchè dovrei votare, anche questa volta?".
E la risposta non è e non può essere banale.
L'appello, scontato, a non far vincere "gli altri" sta diventando un'arma spuntata. La sensazione dilagante è che "l'uno o l'altro, non c'è differenza".
Questa è una vulgata che non manca di qualche, forse molte ragioni.
L'indubbio stato di degrado del nostro paese è sotto gli occhi di tutti. E non può certo essere imputato solo ad una delle due parti.
E' chiaro che da entramble le parti sono stati fatti errori od omissioni o pigrizie.
Il degrado di Napoli, la sua esplosiva situazione dei rifiuti, è il paradigma di questo equilibrato alternarsi di poteri che si sono rivelati inconcludenti nella migliore delle ipotesi, complici nell'ipotesi peggiore.
La generalizzazione è sempre un pericolo, ma è chiaro che è lo stesso comportamento delle classi politiche che si sono succedute al governo, a favorire ogni più becera generalizzazione.
L'antipolitica, lo sostengo da tempo, nasce nelle aule parlamentari. Nasce nel comportamento antipolitico di chi, invece di curarsi dello sviluppo del paese, si cura di piccoli e meschini affari di bottega, quando non si occupa addirittura di affari personali.
In questo periodo poi, grazie alla decisione di Veltroni di correre da solo, anche gli altri hanno dovuto seguirlo, affannosamente, su questa strada.
E questo spinge i rappresentanti delle formazioni minori, da Casini a Bertinotti, a dire che "Tanto sono tutti uguali", riferito ovviamente agli altri. Li sentiamo ogni giorno, dire che Veltroni e Berlusconi sono uno la fotocopia dell'altro.
Questo ingenera negli elettori la sensazione che "tanto sono tutti uguali", e che quindi non vale la pena votare.

Io vorrei ribaltare questo ragionamento, e dire che se sono tutti uguali, è il momento di calarsi nel meccanismo per fare la differenza.

Una certa uniformità di comportamenti politici è sotto i nostri occhi. E sta a noi inserirci, come granelli di sabbia, nel loro meccanismo. Sta a noi, soprattutto ai giovani, smettere di frignare e di lamentarci, ed iniziare a partecipare attivamente, attivamente, alla vita politica. Con tutte le difficoltà che questo comporta.
Occorre entrare nelle stanze del potere, dal piccolo comitato di quartiere su su, fino ai famosi loft della Capitale, per dire che è arrivato il momento di cambiare.
Se siamo dentro il meccanismo, la nostra voce vale qualcosa. Poco o tanto dipenderà dalla nostra capacità di farci sentire e di raccogliere intorno a noi gente che la pensa come noi.
Umberto Bossi, con tutte le riserve che possiamo nutrire nei confronti delle sue opinioni politiche, è in ogni caso un esempio illuminante. Lui non si è limitato a borbottare che "sono tutti uguali". Si è mosso, ha coagulato intorno a se stesso una massa critica di persone determinate, ed è arrivato ad essere interlocutore di primo piano di entrambi gli schieramenti.
Essere fuori, borbottare e non votare NON SERVIRA' A NIENTE.
Potranno anche esserci centinaia di migliaia, milioni di non votanti, di schede annullate, di dichiarazioni di non voto. Non cambierà di un millimetro la politica del paese.
Non votare non incide, non serve, non lancia nessun segnale. Gli USA, a cui sempre tutti guardiamo in positivo o in negativo, sono un posto dove solitamente vota meno della metà degli aventi diritto. E questo non mette minimamente in crisi il loro sistema politico.
Se quest'anno, in Italia, dovessero anche esserci 10 milioni di non votanti o di schede annullate, che conseguenze potremmo aspettarci? Qualche preoccupato articolo su Repubblica o sul Corriere, qualche "ve l'avevo detto" di Beppe Grillo, e niente di più.
Perchè i nostri uomini politici vengono colpiti solo se vien tolto loro il potere. E non sarà certo non votando che riusciremo a farlo.

L'unico modo per iniziare ad incidere davvero è quella di fare politica attiva. Almeno a livello di seguire i politici locali, quelli che conosciamo per nome, cognome e numero di telefono. Tempestarli di domande, consigli e proteste.
E, meglio ancora, entrare negli organismi politici locali. Ed inizare a lottare dall'interno. Fare la guerra, politicamente, a coloro che della politica fanno una questione di interesse personale.

Non si può aspettare, per impegnarsi, di trovare il partito pulito e onesto, perchè si rischia di restare ad aspettare tutta la vita.

Immagina di avere dei soldi, e di doverli fare amministrare a qualcuno, perchè non sei capace di farlo da solo. Che fai?
Cerchi il commercialista, il ragioniere più onesto e capace che riesci a trovare.
E se non lo trovi, o se non ti fidi, che fai?
O studi, e fai tutto da solo, o quanto meno cerchi di capirne qualcosa, in modo da riuscire almeno a controllare.
In modo da riuscire, almeno, a scegliere il professionista meno ladro.

Immagina che qualcuno in famiglia abbia bisogno di una medicina, urgente, di notte. Hai, in garage, 3 o 4 macchine vecchie, scassate, con le ruote lisce e che frenano male. Che fai, rinunci? Non vai in farmacia? RImandi a quando avrai una macchina migliore?
No di certo. Scegli la macchina meno conciata, quella che ha maggiori probabilità di non fermarsi per strada, e con quella vai, sperando in bene.

Questo dobbiamo fare, almeno a livello locale, dove le persone le possiamo controllare. Dobbiamo entrare nel meccanismo, e cercare di cambiarlo dall'interno.

Il mio è anche un appello, ai giovani e ai vecchi. Venite a fare politica attiva. Venite a vedere come nascono le decisioni, come governano i sindaci, gli assessori, i consiglieri comunali.

Venite, a Cassano, a vedere come funziona il Partito Democratico. E, se funziona male, dateci una mano a ripararlo, a farlo funzionare meglio.