27 maggio 2008

Il Forum di Cassano

E' nato il forum di Cassano!
Calma, procediamo con ordine. Prima di tutto le presentazioni: cos'è un forum?
Un forum è un tipo speciale di sito internet su cui tutti (anche tu!) possono scrivere i loro pensieri. E tutti possono rispondere alle considerazioni altrui.
Hai presente cosa succede quando ci si trova in piazza, magari dopo aver bevuto un bianchino, ed il signor Mario dice la sua sul decreto di arresto dei clandestini ed il signor Giuseppe gli risponde che sono tutte balle e poi arriva anche la signora Pina a dire la sua e via così?
Sul forum può succedere la stessa cosa. Io dico la mia, tu la leggi, scuoti la testa, pensi che sono il solito imbecille, e poi scrivi la tua e mi spieghi dove sbaglio.
Ma Cassano ha bisogno di un Forum?
Boh, forse si, forse no. E' una scommessa.
Secondo me la cosa ha un senso. Permette di mettere nero su bianco alcuni pensieri che altrimenti restano parole al vento. Permette di estendere i dialoghi oltre la dimensione di piazza Garibaldi. Oltre, e non "invece". Il forum non vuole sostituire la chiacchierata in piazza, come potrebbe? il forum vuole solo rendere quella chiacchierata meno effimera, meno volatile.
Le chiacchiere sul forum restano leggibili anche a distanza di mesi.
E, divagando, forse è questo che frena tanta gente dal prendere posizione su internet. Forse non vogliono che resti traccia di quel che dicono. Le cose dette in piazza possono essere smentite a piacere. Ma se uno scrive le cose su internet, poi se ne deve assumere la responsabilità.
E' chiaro, allora, che il forum è dedicato a coloro che non hanno paura di esporsi, a chi si assume la responsabilità delle proprie idee. Quanti saranno, a Cassano?
Infine una domanda: da che parte sta il forum? E' di destra o di sinistra? La risposta è: "il forum non sta da nessuna parte". Questa, per lo meno, è la volontà di chi l'ha messo online.
Certo, non ci si può nascondere che il sottoscritto ha idee politiche molto ben definite. Ma le porte del forum sono aperte a tutte, e nel comitato informale di gestione ci saranno, spero, esponenti di tutte le parti.
L'invito è rivolto a tutti.
Il forum è all'indirizzo web http://www.cassanoforum.net

26 maggio 2008

Ma la paura è una cosa seria

da Repubblica ol - 26 maggio 2008

Bussole - di Ilvo Diamanti

Ma la paura è una cosa seria

E' VERO: c'è una distorsione elevata fra percezione e realtà. Fra
l'insicurezza e i motivi usati, normalmente, per spiegarla. Ormai è quasi
uno slogan che echeggia in ogni discorso. Quasi un riflesso pavloviano.
Proviamo crescente paura della criminalità anche se la criminalità
diminuisce oppure, comunque, non aumenta. Una considerazione banale.
Osservare che non c'è motivo di avere paura. Però se abbiamo paura qualche
motivo c'è. E comunque: abbiamo paura.

Questa è l'unica realtà. Per l'uomo politico, l'amministratore; il
"responsabile" della nostra sicurezza, la soluzione migliore è, dunque, di
assecondare le nostre paure. Fornirci immagini, a modo loro, rassicuranti
per curare la nostra insicurezza. Dirci che non è colpa "nostra", ma degli
"altri". I "microcriminali" ("tanto piccoli che quando ci muoviamo richiamo
di calpestarli", ironizzava Marco Paolini, in una pièce di qualche anno fa:
il "Bestiario Veneto"). Gli immigrati. Gli zingari. Gli altri, che ci
minacciano. Perché violano, anzitutto, la nostra nostalgia. Il nostro senso
di comunità spezzato. Il nostro piccolo mondo schiacciato dal mondo più
grande che grava, incombe su di noi. Valutazioni realistiche e perfino
scontate. Dette così, tra persone colte e ragionevoli, come siamo noi,
possono risultare convincenti. Però vi sfido a fare lo stesso discorso alla
gente che incontrate ai supermercati. All'uscita oppure all'ingresso.
Mendicanti, accattoni, zingari, stranieri. Magari i tossici. Provate a dire
alla "gente comune": sbagliate a temere queste figure. I marginali, gli
ultimi del nostro piccolo mondo. Voi non vi rendete conto, ma in effetti, è
il mondo "in grande" che vi spaventa. La vostra insicurezza è "ontologica",
come direbbe Bauman. O forse Giddens. Nasce da lontano. Dalla crisi dei
riferimenti cognitivi, dei fondamenti di valore, dell'ordine globale. E'
questo che mina il senso della vostra vita. Poi, verificate le reazioni dei
vostri interlocutori. Nel migliore dei casi, vi guarderanno con compassione.
Come dei matti. O dei poveracci. Al pari di quelli che stazionano
all'ingresso ( all'uscita) del supermercato. Dipende dai punti di vista. Il
problema è questo: le spiegazioni più "radicali", quelle che isolano e
individuano i problemi "alla radice" e permetterebbero, quindi, di
"sradicarli", sono anche le più difficile da attuare. Perché richiedono
tempi lunghi. Perché fanno riferimento a ragioni lontane da noi. Nel tempo,
nello spazio. Ma, soprattutto, queste spiegazioni sonno comunque complesse.
Difficili da chiarire e da capire. E quand'anche vi foste riusciti, quando,
cioè, il vostro interlocutore avesse compreso che sì, la fonte della sua
insicurezza non è (solo) lo zingaro, l'immigrato, l'accattone, lo sfigato,
il tossico. Ma è la globalizzazione. Oppure la perdita della comunità. La
scomparsa del territorio.

L'urbanizzazione sconvolgente che sconvolge le menti e le solidarietà.
Quand'anche foste riusciti a chiarirlo bene, al vostro interlocutore - e, se
fate politica oppure un amministratore: al vostro elettore. Poi, che cosa
gli dite? Quale soluzione gli proponete? Di tornare indietro nel tempo? Al
passato tanto bello in confronto a questo presente desolante? Oppure di
distruggere palazzi, condomini e piazze per ricostruire l'ambiente umano di
un tempo? Anche voi, dei "ragazzi della via Gluck", dediti a constatare, in
modo poetico e dolente, che "là dove c'era l'erba ora c'è una città" (e
campi nomadi, baracche, ecc.)?

Questo mi pare il problema maggiore per quanti avversano, giustamente, una
concezione dell'insicurezza che tutto riduce alle "minacce nei confronti
dell'incolumità personale". E diffidano di politiche securitarie che, invece
di curare l'insicurezza, la moltiplicano. Politiche e provvedimenti miopi,
incapaci di vedere (e pre-vedere) oltre la punta del naso. Ma se non hai
soluzioni diverse, concrete, che, comunque, promettano (a torto o a ragione,
non importa) risultati reali e realistici, rischi di passare per un "nane"
(si direbbe dalle parti mie). Tradotto: un idealista un po' sciocco. Un poco
tonto. A cui pochi si affiderebbero per risolvere problemi veri e
drammatici, come la sicurezza.

Per questo occorre prendere le percezioni sul serio. Senza contrapporle alla
realtà. Perché sono più reali della realtà reale. Prendere le percezioni sul
serio. Ma senza crederci seriamente. Senza indossare, anche no, gli stessi
occhiali deformanti. Come fanno molti uomini di governo centrale e locale
che - ormai senza distinzione politica - inseguono le spiegazioni facili e
semplici. Non solo operano per ristabilire la pulizia e la polizia
dell'ambiente, contro zingari, accattoni, tossici e immigrati - naturalmente
irregolari. Per le ragioni che ho scritto: è comprensibile. Ma neppure
credibile che il problema stia lì. Che la causa siano gli "altri". Ma se non
è credibile, meglio non crederci e non farlo credere alla gente.

Le percezioni: sono reali. Vanno prese sul serio. Trattate con rispetto.
Tanto più le persone che esprimono. I "portatori sani" di giudizi
indimostrati. Di pre-giudizi. Vanno prese sul serio. Però fingere di
crederci. Anzi: crederci davvero. Questo no. Rispettare chi crede a una
realtà irreale. Rispettare l'irrealtà come una forma di realtà. Tutto questo
va bene. Ma considerare reale la realtà irreale. Anzi: l'unica realtà
possibile. Dare ragione a chi la considera "vera". Ribadirne le convinzioni
in modo convinto. No. E' troppo. Il divario tra percezioni e realtà, va
ridotto, se possibile. Ma non solo e non necessariamente dalla parte della
percezioni. Meglio lavorare per verificarle. Se necessario: smentirle e
contraddirle. Senza rassegnarsi al "senso comune". Alle verità date per
scontate, quando scontate non sono. Anche se e quando le "nostre" verità
provate sono poco visibili, frustranti da accettare. Se contraddicono le
verità percepite e i miracoli promessi. Se evocano soluzioni lontane e
sgradevoli, perché coinvolgono "noi" e non solo gli "altri".

Se le nostre ragioni appaiono poco ragionevoli alla gente, meglio essere
prudenti e umili. Senza rinunciare alle nostre ragioni, per il timore di
passare da "nane".
Meglio nane che mona.

(26 maggio 2008)

22 maggio 2008

L'opposizione morbida

In un recente articolo sul Messaggero il buon Fioroni dice:
Il vizio del muro contro muro è ben radicato dall’una e dall’altra parte. Non si può continuare a perdonare a priori le scelte della propria casa politica, criticando invece qualunque decisione provenga dagli avversari. Oggi non basta più gridare e dire solo dei no. Stiamo cercando di crescere, favorendo il dialogo, non l’inciucio
.
Probabilmente ha ragione lui, forse. Ma come gestire allora una cosa come quella denunciata oggi da Marco Travaglio sul suo blog: dove dice fra l'altro:
Ma credete davvero che un giurista, un uomo di legge del calibro dell’on. avv. Niccolò Ghedini inserirebbe mai nel pacchetto sicurezza un codicillo di 13 righe che favorisce il suo cliente più illustre, Silvio Berlusconi? (...) Qualcuno potrebbe persino malignare sul fatto che l’unica emergenza sicurezza che sta a cuore a Ghedini è quella del Cainano, imputato per corruzione giudiziaria del testimone Mills e per falso in bilancio, appropriazione indebita e frode fiscale nel processo Mediaset. Ma, conoscendo quel pezzo d’uomo dell’On. Avv., siamo pronti a giurare che il codicillo che allunga i processi di un paio di mesi (nel testo iniziale erano addirittura 2 anni) per dar modo all’imputato di decidere con comodo se patteggiare anche a fine dibattimento e rinviare la sentenza del processo Mills a dopo le ferie, quando il reato sarà caduto in prescrizione, è stato studiato soltanto al nobile scopo di abbreviarli, i processi.

Consiglio la lettura integrale del post, tutto sommato abbastanza breve.
Quale dovrebbe essere il ruolo di una opposizione credibile, di fronte ad eventi simili.
Marco Travaglio viene oggi visto con estremo fastidio, sia a destra che (e questo non lo capisco) a sinistra.
Lo si accusa di essere inopportuno e di fare di tutto per rompere il clima di nascente cooperazione.
Ed in effetti Travaglio fa proprio l'opposto di quel che sembra suggerire Fioroni. Invece di sorvolare sulle magagne di una e dell'altra casta, Travaglio mette il dito in entrambe le piaghe. Colpisce il Cainano ogni volta che questo gliene offre l'opportunità (cioè sempre, è come sparare sulla croce rossa) e colpisce anche dall'altro lato (vedi ad esempioquesto video ed anche questo video ed infine questo articolo),
quando alcuni uomini di sinistra si dilettano di banche e scalate.
Forse è per questo che Travaglio non piace a destra e neanche a sinistra.
Secondo me invece il modo giusto per uscire dalla sfiducia che hanno gli elettori nei confronti della politica (e quindi anche nei nostri confronti, di noi che della politica ci occupiamo a livello locale) è quello di colpire gli errori in entrambe le direzioni, a destra come a sinistra. Uscendo da quella follia che ha portato tanti a dire "questo non è il momento di farci del male", bloccando ogni critica dalla nostra parte con la scusa dell'emergenza elezioni, dell'emergenza Berlusconi, della eterna emergenza italiana.